Marta Russo uccisa all’Università, 25 anni fa l’omicidio più controverso a Roma
Il dolore della famiglia: "Ancora oggi si vogliono assolvere Scattone e Ferraro, sono loro i colpevoli"
L’Italia ha ricordato, lunedì 9 maggio, il 25° anniversario della morte di Marta Russo. Studentessa di giurisprudenza di 22 anni, campionessa di scherma, fu uccisa da un colpo di pistola alla testa sparato da una sala dell’Università la Sapienza di Roma.
Un quarto di secolo dopo i fatti il caso Marta Russo resta ancora fra i più controversi della storia nazionale, malgrado una sentenza definitiva di condanna, quasi 20 anni fa, nei confronti dei responsabili del delitto. Oggi 9 maggio l’Ateneo La Sapienza di Roma ha ricordato la studentessa che perse la vita mentre camminava in un vialetto della cittadella universitaria, assieme all’amica Jolanda Ricci.
🌄 #Buongiorno Sapienza con il ricordo di Marta Russo, di Peppino Impastato e di Aldo Moro nel triste anniversario della loro scomparsa e nella memoria viva di #studentiSapienza e #docentiSapienza#9maggio #MartaRusso #PeppinoImpastato #AldoMoro
(foto da https://t.co/LwUbu2HwWZ) pic.twitter.com/H6mTW3a5uM— Sapienza Università di Roma (@SapienzaRoma) May 9, 2022
Gli allora giovani assistenti universitari, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, sono stati condannati in via definitiva nel 2003. Sulla base di una testimonianza controversa, sarebbero loro i responsabili della morte della studentessa. Eppure, ancora oggi, si nutrono dubbi sulla loro colpevolezza.
Scattone e Ferraro
Secondo quanto riporta online l’enciclopedia libera Wikipedia, Giovanni Scattone, assistente di Filosofia del diritto, ricevette una condanna a 5 anni e quattro mesi per omicidio colposo aggravato. Il suo collega Salvatore Ferraro, a 4 anni e due mesi per favoreggiamento. Entrambi si sono sempre professati innocenti. Scattone avrebbe esploso un colpo per errore, maneggiando una pistola per motivi mai chiariti. Ferraro lo avrebbe coperto, tacendo e portando via l’arma. La Corte di Cassazione assolse il terzo indagato, l’usciere dell’istituto, Francesco Liparota, dall’accusa di favoreggiamento. Tutti i numerosi altri indagati, principalmente per i reati di favoreggiamento, diffamazione o falsa testimonianza, furono assolti con formula piena in primo grado.
Marta Russo, caso (anche) mediatico
La morte di Marta Russo, assassinata all’Università, per motivi inspiegabili – si parlò anche di un fantomatico ‘gioco’ a voler inscenare il delitto perfetto – fu uno shock per gli italiani. Il caso ebbe una risonanza enorme, anche sul piano mediatico. Sul piano istituzionale si mossero le più alte cariche. Ai funerali della giovane partecipò l’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi. Papa Giovanni Paolo II inviò un messaggio. Il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, presenziò alla cerimonia di conferimento della laurea alla memoria.
I genitori di Marta Russo, Donato Russo e Aureliana Iacoboni, e la sorella Tiziana, decisero di donare gli organi della studentessa. In questo seguendo un desiderio che Marta aveva espresso anni prima, dopo aver visto un servizio televisivo sul delitto di Nicholas Green, il bambino statunitense di 7 anni ucciso in Calabria nel 1994 mentre era a bordo dell’auto dei suoi genitori, che i killer scambiarono per quella di un gioielliere.
La madre: “I colpevoli sono loro“
All’agenzia di stampa Agi, la madre di Marta Russo, Aureliana Iacoboni, mostra dispiacere e risentimento per il fatto che ci sia in Italia, 25 anni dopo, chi ancora mette in dubbio la responsabilità dei colpevoli dell’omicidio della figlia. “Già durante il processo tutti coloro che volevano mettersi in mostra proponevano tesi alternative e fantasiose e il palcoscenico era tutto per loro” afferma. “I colpevoli sono stati affidati alla giustizia. Sono loro i responsabili“. E per “fare chiarezza su queste menzogne“, Tiziana Russo, sorella della vittima, ha deciso di scrivere un libro dal titolo Marta Russo. Vent’anni senza te che sarà pubblicato nei prossimi mesi.