Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha condannato all’unanimità l’assassinio di Shireen Abu Akleh, la giornalista veterana dell’emittente qatariota Al Jazeera uccisa l’11 maggio a Jenin, in Cisgiordania.

Sotto accusa le forze armate di Israele, impegnate in un’ “operazione militare” – un “assalto” secondo i palestinesi – attorno al campo profughi di Jenin in Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Tel Aviv nel 1967. Palestinese, con cittadinanza americana, Shireen Abu Akleh, 51 anni, sarebbe stata colpita a sangue freddo, secondo i cronisti di Al Jazeera. Anche l’Autorità palestinese e il Governo del Qatar accusano l’esercito di Israele di aver assassinato la cronista.

Foto Twitter @AJEnglish

Condanna per l’omicidio della giornalista

Dall’ONU è arrivata la condanna del Consiglio di Sicurezza. Le Nazioni Unite condannano “fermamente l’uccisione della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh e il ferimento di un altro giornalista nella città di Jenin in Cisgiordania” si legge in una nota. È una delle rare volte che l’ONU ha preso una posizione unanime su un argomento riguardante Israele. Le Nazioni Unite chiedono adesso “un’indagine immediata, approfondita, trasparente e imparziale” su questo omicidio. La presa di posizione ufficiale del Consiglio di Sicurezza – formato da 5 Stati membri permanenti e 10 a rotazione – è arrivata il 13 maggio, nello stesso giorno in cui hanno fatto il giro del mondo le immagini della brutale carica della polizia di Israele sulle persone che partecipavano ai funerali della giornalista uccisa.

Fin quasi al punto di far crollare a terra la bara di Shireen Abu Akleh portata a spalle dall’interno di un ospedale verso la chiesa. Nelle immagini dell’emittente Al Arabiya che vi mostriamo (sopra) si vedono lanci di pietre verso le forze dell’ordine israeliane e urla di rabbia verso di loro, ma a un certo punto, da dietro, alcuni poliziotti partono all’assalto e aprono allo sfondamento dei militari che caricano senza alcuna pietà i partecipanti alle esequie.

Tutto è cominciato all’uscita del feretro dall’ospedale a Beit Hanina, quartiere arabo di Gerusalemme est. La polizia ha impedito che la bara della giornalista, coperta dalla bandiera palestinese, fosse issata in spalla da un gruppo di persone. A Gerusalemme è vietato sventolare la bandiera palestinese. Il feretro, sotto la carica degli agenti, è barcollato paurosamente ed è quasi caduto a terra.

Le reazioni in Italia e nella Ue

Reazioni sdegnate si sono levate in varie parti del mondo. La Francia, membro permanete del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha espresso riprovazione tramite la sua ambasciata. Lo stesso hanno fatto, da Washington, gli Stati Uniti. In Italia, fra i primi politici a reagire, c’è stato il segretario de PD, Enrico Letta. “Nessuna spiegazione può giustificare questo scempio” ha scritto su Twitter. “Indegno. Punto“, è stato il secco commento anche del leader di Azione Carlo Calenda. “L’Unione europea è sconvolta“, ha denunciato l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell. Il quale ha condannato “l’uso sproporzionato della forza e il comportamento irrispettoso della polizia israeliana nei confronti dei partecipanti al corteo funebre“.

Il giubbotto antiproiettile insanguinato della cronista uccisa