Arte, Giorgio Calcara su “l’equazione personale” di Evola in mostra al Mart
Intervista esclusiva di VelvetMAG sulla personale dedicata al pittore e filosofo romano
Evola. Lo spirituale nell’arte è il titolo della mostra che avuto il via ieri 15 maggio al museo Mart di Rovereto. Si tratta della più completa retrospettiva sul pittore e filosofo romano che partecipò attivamente all’Avanguardia italiana.
Per raccontare ai lettori la straordinarietà di una figura poliedrica come quella di Julius Evola, il direttore di VelvetMAG ha incontrato uno dei due curatori della mostra Giorgio Calcara – insieme a Beatrice Avanzi. La mostra nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, sarà visitabile nella città trentina fino a domenica 18 settembre 2022. Comprende la più completa raccolta di opere pittoriche, scritti e testimonianze provenienti da collezioni pubbliche e private capaci di rendere per la prima volta la complessità e la ricchezza di Evola.
Intervista esclusiva a Giorgio Calcara su Julius Evola
Partiamo dallo spiegare il titolo della mostra: perché per raccontare Julius Evola dobbiamo parlare di “spirituale nell’arte”?
Evola cominciò prima muovendosi nell’ambito del Futurismo per poi spostarsi su posizioni più Dada, ma entrambi questi movimenti artistici avevano una buona dose di connotazione “politica”: più sciovinista e sentimentale il primo, ancor più antipassatista e molto di rottura il secondo. Julius Evola attraversò queste avanguardie artistiche mantenendo una sua autonomia e una sua specificità. Fedele a quella che lui stesso definì “equazione personale” sviluppò una visione “interiore” dell’arte, espressa per via pittorica e poetica, in cui la tensione spirituale è profonda e palpabile. Questo lo rende in verità meno simile ai pittori futuristi e alle pratiche dadaiste, e molto più affine a Vassilij Kandiskij – autore proprio dello studio intitolato Lo spirituale nell’arte, in cui si afferma lo stretto necessario legame tra opera d’arte e dimensione trascendente.
Che impatto ebbe come pittore sull’Avanguardia italiana?
L’avanguardia futurista ebbe specificità tutte italiane ed Evola – a partire dal 1915, inizialmente allievo di Balla – ne fu partecipe e protagonista: importantissima fu la sua presenza alla Grande Esposizione Nazionale Futurista organizzata da Filippo Tommaso Marinetti nel 1919 a Milano. Evola espose in quell’occasione, coi più importanti artisti futuristi, cinque dipinti. In ambito Dada, invece, basta pensare che Julius Evola è considerato l’unico vero grande artista a rappresentare l’Italia nell’ambito del movimento internazionale dadaista. Ebbe contatti diretti e frequenti con Tristan Tzara (importante un fitto epistolario col fondatore del movimento), espose coi dadaisti in Francia, e pubblicò scritti e poemi sotto la prestigiosa insegna Collection Dada – Zurich.
Ma personalmente credo, e ribadisco, che Julius Evola introdusse nel mondo dell’arte del suo tempo una straordinaria energia spirituale, che, al di là delle etichette futurismo/dadaismo, lo colloca per diritto nel grande universo dell’astrazione. Non a caso, il suo primo libro – del 1920 – si intitola Arte Astratta (composto da dieci poesie, quattro composizioni visive, e un saggio teorico, n.d.r.), e fu il primo ad introdurre in Italia il concetto di astratto nell’arte, in questi termini.
La stagione pittorica di Evola va dal 1915 al 22. Cosa ha dipinto in quegli anni?
Probabilmente un centinaio di quadri. Non di più, e anche questo rende assai rara e ricercata la sua arte. Prevalentemente olio su cartone, di piccole e medie dimensioni. Poche le tele dipinte. Poi alcuni acquerelli, una xilografia e disegni, che spesso usava per illustrare i suoi libri o saggi pubblicati su importanti riviste d’arte dell’epoca. Tra gli oggetti decorati, ci sono pervenuti un tavolino e un vasetto in terracotta, entrambi dipinti con tema alchemico. Evola stesso suddivise in linee molto generali una sua prima produzione (1915-18) definendola Tendenze d’idealismo sensoriale e una successiva Tendenze d’astrattismo mistico (1918-20). Salvo dire, circa mezzo secolo dopo, che queste due designazioni fossero “artificiose”, ma senz’altro utili ad una necessaria prima catalogazione.
Cosa possiamo ammirare di questa produzione nella mostra al museo Mart di Rovereto?
Questa al Mart è la più grande retrospettiva mai fatta sull’arte di Julius Evola, ed è l’occasione migliore per celebrare un importante centesimo anniversario.
In mostra si ammirano 55 opere, provenienti da collezioni private e musei pubblici – tra cui una dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e due dai Civici Musei di Brescia. Molte di queste, storiche e pluripubblicate, furono esposte tra il 1919 e il ’21 alla succitata grande esposizione futurista milanese; in altre alle importanti mostre che Evola tenne alla romana Casa d’Arte Bragaglia e più volte alla blasonata galleria Der Sturm di Berlino, occasioni in cui espose, tra gli altri, a fianco di Kandiskij, Franz Marc, Klee e Chagall. Il meglio di quel milieu! Inoltre, molti dipinti rari e mai esposti prima. E alcuni inediti. Oltre alle opere d’inizio Novecento, abbiamo pensato di esporre anche tutti i quadri che Evola dipinse negli Anni Sessanta: alcune repliche delle composizioni che più amava, e sei nuove composizioni pittoriche. Completa l’esposizione museale una ricca sezione di documenti originali dell’epoca – disegni, cartoline, edizioni rare, ecc.
Non sono molti i dadaisti italiani: ci spieghi perché spiccano le sue opere del periodo?
Considerando che tutto si svolse in un breve periodo di tempo, più di un secolo fa e con l’incombere del primo conflitto mondiale, immagino che non fosse facile la diffusione di certe idee e di certi movimenti internazionali. Tanto più che la scena nazionale dell’arte d’avanguardia era dominata da un movimento specificatamente italiano come il Futurismo. Tuttavia Evola riuscì nell’impresa, grazie a una personalità non solo artistica, ma intellettuale e di “carattere” straordinario: aveva una dialettica da gigante e fu tra i massimi agitatori culturali del suo tempo. Era, inoltre, ben introdotto nel miglior ambiente culturale, politico e aristocratico.
Perché abbandona presto la pittura per esplorare materie e discipline assai diverse?
Disse lui stesso, nella sua autobiografia spirituale: “andai oltre“. Un vero movimento artistico, soprattutto se è avanguardia, ha un termine: finisce e si cristallizza nella storia. Soprattutto Dada, che si auto declamava “antiarte”, ambiva alla dissoluzione. La tensione mistica di Evola artista lo condusse in un territorio liminale dello spirito e dell’intelletto; come in un percorso catartico, di trasformazione alchemica, giunse a una realizzazione – che fu solo il passaggio – che permise il transito dall’arte alla filosofia: lo studio dell’Individuo Assoluto in ogni sua forma fenomenica.
Evola, come intellettuale è fonte di ispirazione per molti, quasi a voler ripercorrere l’eredità del nome pesante ed evocativo – quello di Giulio Cesare – che porta. Quanto della sua attività filosofica e della damnatio politica ha penalizzato le sue opere?
Moltissimo, purtroppo. Mi limito a dire che Julius Evola è stato un potentissimo astro che ha sorvolato e illuminato i cieli dell’Arte, ai massimi livelli, nel breve periodo in cui si manifestò. Questo sfarzo di cromatismi e luce terminò nel 1922 circa, prima dell’avvento del Fascismo. Quello che accadde poi, rientra nella dialettica storica dei vincitori e dei vinti, e delle ovvie speculazioni culturali e filosofiche. Ma è certo che Evola, nell’arte come nel pensiero, si è sempre largamente differenziato, posizionandosi saldamente su intransigenti posizioni di rivolta contro il cosiddetto mondo moderno.
Essendo l’artista romano possiamo sperare che dopo Rovereto la mostra torni a rendere omaggio al pittore nella sua città?
Il Mart di Rovereto è certamente uno dei musei più importanti d’Europa, e il posto migliore dove celebrare l’arte di Julius Evola. Sono orgoglioso di questa esposizione, storica e scientifica: una grande opportunità resa possibile grazie all’intuito del Presidente Vittorio Sgarbi, a Beatrice Avanzi che insieme a me ha curato con rigore assoluto la mostra, e al prezioso contributo di Guido Andrea Pautasso del Comitato Scientifico per Evola Artista.
Ma sto già pensando al 2024, anno del cinquantesimo anniversario della morte di Evola: con la Fondazione Julius Evola renderemo omaggio al Barone, celebrando questa carismatica figura nei suoi multiformi aspetti. A cominciare da quello artistico.