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“A better future” per l’Australia: chi è Albanese, primo premier ‘italiano’

Sull'onda dello slogan del Partito Laburista, il nuovo capo del Governo vanta un record personale che nasconde una storia umana complessa

In Australia il Partito Laburista ha vinto le elezioni e il suo leader, Anthony Albanese, è il nuovo premier. Il suo insediamento nei palazzi governativi di Canberra costituisce una novità anche perché Albanese, 59 anni, è il primo politico australiano di origini italiane a diventare Primo Ministro.

Il padre, Carlo Albanese, era pugliese di Barletta. Anthony tuttavia lo ha conosciuto soltanto pochi anni fa: in Italia nel 2014, poco prima che Carlo morisse. Il padre di Albanese e la madre, Maryanne Ellery, si erano lasciati poco dopo la nascita del bambino, nel 1963. Per evitare lo scandalo, nell’Australia degli Anni Sessanta, e all’interno di una famiglia molto cattolica, fu messa in giro la notizia che Carlo era morto in un incidente d’auto poco dopo il matrimonio in Europa.

Anthony Albanese
Anthony Albanese. Foto Facebook / AlboMP

Solo all’età di 14 anni Anthony, che gli amici chiamano Albo, seppe la verità dalla madre. Carlo faceva lo steward su una nave da crociera quando conobbe Maryanne nel 1962, una donna single, giovane e affascinante. Tornata a Sidney, Maryanne si scoprì incinta di 4 mesi come racconta la biografia di Anthony del 2016, Albanese: Telling it Straight. Il nuovo premier di Canberra nacque il 3 marzo 1963 a Darlinghurst, sobborgo orientale di Sydney.

Albanese, il suo programma

Con la vittoria, anche personale di Anthony Albanese, il Partito Laburista torna dunque al potere in Australia dopo 9 anni, surclassando i conservatori. È l’esito delle elezioni generali che si sono svolte sabato 21 maggio. Il Primo Ministro uscente, Scott Morrison – celebre per aver vietato al numero uno del tennis mondiale, Novak Djokovic, di partecipare agli Australian Open in quanto presunto non vaccinato contro il Covid – ha riconosciuto la sconfitta. Morrison si è anche dimesso da capo dei Liberali.

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Foto Facebook / AlboMP

Quello che i progressisti hanno portato a casa è stato un vero e proprio ribaltone politico. Secondo gli ultimi dati il Labor (in australiano) ha 72 seggi. Ossia 4 in meno dei 76 che gli darebbero la maggioranza assoluta in Parlamento. La coalizione liberale-nazionale guidata da Morrison si è fermata a 50 seggi. Tuttavia non si può parlare di trionfo per il Labor. Il partito di Albanese si è fermato al 32,8% dei suffragi: mezzo punto in meno delle precedenti elezioni.

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Un comizio di Albanese in Australia. Foto Facebook / AlboMP

Spicca invece il notevole risultato dei Verdi, in crescita di quasi due punti con il 12,1%. Albanese, veterano della politica australiana, è noto per le sue posizioni a favore di una sanità pubblica e per la tutela dei diritti degli omosessuali. Fra i suoi cavalli di battaglia anche la lotta ai cambiamenti climatici. Aspetto, questo, degno di nota in un paese come l’Australia le cui esportazioni dipendono molto dai combustibili fossili. Un orizzonte problematico per il Primo Ministro di origini italiane sarà il rapporto con la Cina. Pechino è il principale partner commerciale dell’Australia. I rapporti tra le due nazioni si sono deteriorati negli ultimi anni. Così il primo a congratularsi con Albanese è stato il premier inglese Boris Johnson. L’Australia è infatti il più importante paese del Commonwealth britannico.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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