Johnson nel gorgo del “party gate” a 10 giorni dal Giubileo di Elisabetta
La pubblicazione del rapporto Gray mette di nuovo il premier nei guai
Malgrado il piglio bellicoso che il premier britannico, Boris Johnson, sta tenendo sulla guerra in Ucraina, riaffiora contro di lui, più forte che mai, l’incubo del party gate. Il rapporto di Sue Gray, capo di gabinetto del Governo inglese, inchioda BoJo alle sue responsabilità.
La pubblicazione integrale del rapporto della temuta capo di Gabinetto, che ha condotto un’indagine su richiesta della stessa Downing Street, sembra non lasciare spiragli. E arriva a 10 giorni dalla celebrazione del Giubileo di Platino, i 70 anni di regno della Regina Elisabetta II. Ciò che è accaduto in relazione ai festini in pieno lockdown per Covid, nel 2020, quando il Governo di Sua Maestà aveva imposto a tutti i britannici di stare a casa, “non è all’altezza“ degli standard di una leadership recita il rapporto Gray. “Molti resteranno sgomenti per il fatto che un comportamento di questo tipo abbia avuto luogo nel cuore del Governo” è l’affondo. Nel dossier si chiama in causa Boris Johnson così come alcuni funzionari per aver violato le norme anti Covid durante il lockdown.
Riferendosi a un evento tenutosi il 18 giugno 2020 – una festa nell’Ufficio di gabinetto del premier Johnson per celebrare la partenza di un funzionario – Gray parla di una quantità eccessiva di alcol consumata. “L’evento è durato diverse ore” e “c’è stato un consumo eccessivo di alcol da parte di alcuni individui“, si afferma nel rapporto. Si parla inoltre di “un piccolo alterco” tra due dei presenti.
Johnson: “Chiedo scusa, colpa mia“
Ancora una volta, Boris Johnson ha dovuto chiedere scusa davanti alla Camera dei Comuni. “Mi assumo la piena responsabilità di tutto ciò che è accaduto sotto il mio sguardo” ha detto. Nel suo intervento Johnson ha persino ringraziato l’autrice del rapporto, Sue Gray, e Scotland Yard per le loro indagini. E ha ripetuto le sue “scuse” per le feste illegali. Il Primo Ministro ha sottolineato che questa è la sua prima opportunità per “definire il contesto” e che le proposte di “cambiamento e riforma” di Downing Street sono in fase di attuazione. “Queste persone lavoravano per tantissime ore“, ha proseguito il premier, pur riconoscendo che “questi incontri sono andati molto oltre il necessario e hanno chiaramente violato le regole“.
La difesa di Boris Johnson è apparsa debole. Soprattutto a fronte delle polemiche nate dopo le sue precedenti affermazioni in Parlamento. Quando a precisa domanda replicò che non c’erano state feste a Downing Street. E che tutte le regole erano state rispettate. Affermazioni che il rapporto Gray sul party gate smentisce clamorosamente. Johnson ha precisato di non aver fuorviato consapevolmente il Parlamento, dicendo che all’epoca era ciò che “credeva fosse vero“.
Il Primo Ministro si è infine detto “mortificato” per quanto accaduto. “Voglio concludere dicendo che, nonostante gli errori, continuo a credere che i dipendenti pubblici e i consiglieri in questione siano brave persone.” Funzionari “che lavorano sodo, motivate dalla più alta vocazione a fare il meglio per il nostro Paese“, ha concluso.