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“La NATO non fornirà all’Ucraina tank e aerei”. L’Italia manda cannoni

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La NATO teme la Russia e molla l’Ucraina? I paesi membri dell’Alleanza avrebbero raggiunto un accordo informale per non fornire a Kiev blindati e aerei da combattimento. Su Twitter le foto degli obici italiani che le forze armate di Kiev stanno usando in Donbass.

Lo riporta l’agenzia di stampa tedesca Dpa che cita fonti interne alla NATO. Gli Alleati temono che la Russia veda l’eventuale fornitura di tank, velivoli e armi sempre più pesanti come un’entrata in guerra. E a quel punto prenda contromisure. A formulare questa ipotesi è il quotidiano Die Zeit. L’invasione russa dell’Ucraina, arrivata al 92° giorno, continua senza soste nella regione di Lugansk, in Donbass. Il 95% del territorio sarebbe in mano alle truppe di Mosca.

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Cannone italiano in Donbass. Foto Twitter @IAPonomarenko

Lo denuncia il governatore Serhiy Gaidai, spiegando che “la polizia ha dovuto costituire una squadra funebre per dare una sepoltura ai morti che al momento è possibile solo nelle fosse comuni“. Il presidente Zelensky parla di “un’offensiva estremamente brutale” e rinnova l’appello agli alleati occidentali per la fornitura di armi. Gli Usa, dal canto loro, attaccano Mosca. “I passaporti russi agli ucraini (nei territori occupati, ndr.) sono solo un modo per assoggettarli“.

“Mosca non si fermerà all’Ucraina”

Ma cosa farà d’ora in poi la Russia? Il tempo gioca a suo favore? Sembra di sì. Mosca, tutt’altro che sconfitta, ha dovuto ridimensionare i suoi piani iniziali ma ora avanza nel Donbass. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, è intervenuto al forum economico mondiale di Davos, in Svizzera, in corso in questi giorni. “Noi siamo un puzzle importante” per le mire colonialistiche di Mosca, ha detto. “Mosca non accetta che vogliamo far parte dell’Europa, vuole occupare l’Ucraina. E credo che il suo obiettivo non si fermerà al confine“. “Non stiamo difendendo solo l’Ucraina, ma tutti voi perché abbiamo gli stessi valori“, ha ribadito Klitschko. “Questa è la più grande guerra in Europa dal secondo conflitto mondiale e dobbiamo fermarla“, ha aggiunto.

Una trincea in mezzo a un bosco in Ucraina. Foto Twitter @IAPonomarenko

Sarebbero intanto circa 8mila i prigionieri di guerra ucraini che i miliziani delle autoproclamate repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk hanno incarcerato. Lo ha dichiarato l’ambasciatore del Lugansk in Russia, Rodion Miroshnik, al programma tv Soloviev Live, citato dalla Tass. Le unità di riserva delle milizie della repubblica popolare di Donetsk sarebbero entrate nelle regioni ucraine di Kherson, Zaporizhzhia e Kharkiv per “proteggere il Donbass“. Lo ha affermato il leader filorusso Denis Pushilin, in un’intervista pubblicata dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti. Secondo lui, se le milizie delle repubbliche popolari del Donbass si fossero fermate ai confini amministrativi delle loro regioni, “l’aggressione dell’Ucraina” sarebbe proseguita per un periodo di tempo illimitato, con il “sostegno dell’Occidente“.

“Colpite in Donbass 40 città”

Con messaggio su Facebook lo Stato Maggiore delle forze armate dell’Ucraina, citato dalla Bbc, aggiorna sulla situazione militare. La Russia, dice Kiev, ha attaccato 40 città nelle regioni contese di Donetsk e Lugansk. Sarebbero morti 5 civili e altri 12 sarebbero i feriti. “I nemici hanno sparato contro più di 40 città nelle regioni di Donetsk e Lugansk, distruggendo o danneggiando 47 siti civili, tra cui 38 case e una scuola” sostengono le forza armate ucraine. Nella regione di Lugansk anche l’ultimo distributore di gas è chiuso; la zona è completamente priva di acqua e luce.

Una mappa della Bbc sull’avanzata russa in Donbass al 24 maggio, dopo 3 mesi di guerra

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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