Marilyn Monroe: “tutta la bellezza immaginata era sul tuo volto”
L'infanzia difficile e i disturbi che non le hanno impedito di diventare e restare un'icona di bellezza irraggiungibile e disperata
Marilyn Monroe, come lei nessuna, prima, dopo. Anzi forse è giusto dire come lei nessuna mai. Non è stata semplicemente un’icona di bellezza. E’ piuttosto una declinazione stessa della bellezza; non a caso si dice: ‘una bellezza alla Marilyn‘. Una donna capace di essere tante cose – attrice, più volte moglie, cantante, amante – e su tutto eterna personificazione e amplificazione del concetto di bellezza. Sempre in una corsa disperata e disturbata verso quello che non ottenne mai: un padre, dei figli.
Facile direte, quando si muore in circostanze misteriose a 36 anni appena compiuti, quando il mondo non ha fatto altro che acclamarti. E non parliamo di un film o due, di una canzone o di un paio di Vip da rotocalco dell’epoca. Lei fu il meglio, lei ebbe il meglio. Non è da tutti infatti essere stata attrice nella vita e personaggio anche da morta. Opera d’arte infinitamente riprodotta in immagini e canzoni.
Il travaglio bordeline di Norma Jean dentro Marilyn Monroe
E’ probabilmente la parte più oscura, e anche quella più interessante, perché più capace di spiegarne la grandezza. Parliamo dell’infanzia travagliatissima, della madre Gladys Pearl Monroe, mentalmente instabile, che collezionò mariti e cognomi. Creduti a lungo gli unici affetti stabili, in realtà trasudavano un passato di violenza, abusi, menzogne e farmaci che ne accelerarono la fine. Menzogne come quella relativa all’identità di suo padre: ignota, mai chiarita secondo le biografie. E lei, allora ancora Norma Jean Baker, che per tutta la vita è passata da case-famiglia a tentativi di adozione cosa poteva fare? Solo convincere i genitori in cerca di un’adozione che lei era l’angelo giusto. “Ho sognato di diventare tanto bella da far voltare le persone che mi vedevano passare” raccontava lei stessa. Un allenamento costante alla seduzione, senza malizia alcuna da piccola, ma che con l’esplosione della sua estrema bellezza, è diventata la base dell’iconica bomba dal magnetismo irripetibile. E per tutta la vita questo fece Marilyn Monroe: sedusse. Come seduce ancora oggi in ogni singola foto!
Un essere umano capace di essere tante cose e quasi tutte pregne di disperazione, anche quando appare leggiadra e frivola. Una delle più grandi, se non la più grande interprete comica della storia del cinema, capace di mostrarlo anche nei terribili personaggi, tutte caricature e cliché scontati, che spesso lei e la bravura di chi recitò con lei, contribuì a far diventare dei capolavori senza tempo. E alla disperata ricerca di una figura paterna che non poteva tornare mai e che invece ‘spostò’ – proprio come avrebbe sancito la pellicola Gli Spostati nel 1961 – Norma dentro Marilyn, catapultandola nel mito. Ma il mito brucia: così di uomini ne ha bruciati tanti, così come tanti la marchiarono.
L’infelicità matrimoniale: sia con il campione, che con lo scrittore
“Non sono stata abituata alla felicità: è qualcosa che non ho mai dato per scontato, ma pensavo che sarebbe arrivata con il matrimonio“. La strategia di cercare quello che le è mancato come esempio: un’unione felice. Ci prova disperatamente e si sposta tre volte. Il primo con James Dougherty nel 1942 è semplicemente la fuga di Marilyn sedicenne dalla condizione di bimba adottiva. Nel 1954 dopo due anni di corteggiamento serrato cede, anticipatrice strategica di tendenze future, a Joe Di Maggio: l’eroe sportivo per eccellenza e insieme eroe di guerra. Lui l’amò alla follia, fino ad andare con un mazzo di rose rosse ogni settimana a visitarne la tomba e in punto di morte a ricordare solo lei: “Finalmente vedrò Marilyn“.
Il secondo è stato il sogno intellettuale legato ad Arthur Miller. Dura dal 1956 al e 1961: è lei a mantenere la coppia e pure l’ex moglie di lui, perseguitato dalla caccia alle streghe maccartista. Marilyn voleva disperatamente un figlio da lui che tra mille tentativi e aborti non arrivò mai, gettandola in una spirale depressiva senza eguali, e alimentata da una combinazione micidiale di dipendenze: mancanza d’affetto cronica, alcool e farmaci. Lui ne trasse invece diverse opere e la rese ancora di più personaggio, come in Maggie, bisbetica indomabile con il viso angelico di una bambina. Tremenda vendetta.
Un sogno d’amore (sesso) e … Presidenza
Le umili origini non le hanno mai impedito di essere ambiziosa e non si capisce quale altra emozione se non l’ambizione l’abbia mossa fino a lanciarsi da sola nel tritacarne dei Kennedy. Il primo incontro amoroso con JFK avviene quando è ancora sposata con Miller. Siamo nel 1959 e lei è su tutti i giornali per la presunta relazione con Yves Montand esplosa durante le riprese di Facciamo l’amore. Il rampollo di casa è impegnato nella corsa alla Casa Bianca e non può permettersi che da cattolicissimo esploda uno scandalo legato alla discussissima Marilyn Monroe. Ma la relazione dura fino alla fine del 1961: poi il presidente è assai realista e fiuta il pericolo della bionda più sexy del mondo che forse sogna troppo forte e passa la palla a Bob, il fratello, per occuparsi come sempre di tutto.
Sono otto mesi assai intensi fino a che Marilyn Monroe non viene trovata morta la notte del 5 agosto 1962. Viene dichiarato immediatamente il suicidio. D’altronde da “spostata” poteva aver abusato delle tante pillole di cui abusava e dell’alcool che da sempre scorreva a fiumi. Poco importa il suo racconto del matrimonio vicino con un uomo importante, che forse poteva finalmente coronare anche il sogno di essere madre. Marilyn sognava troppo forte, una volta di più. Bellissima nelle immagini di Something’s Got to Give, che dura solo 37 minuti a causa della sua prematura scomparsa. Pura seduzione, perché tutto torna, specie alla fine: la diva delle dive in piscina, e come canta Roberto Vecchioni: “tutta la bellezza immaginata era sul tuo volto“.