Nell’arco di due giorni due base jumper – praticanti questo sport estremo di montagna e non solo – hanno perso la vita sulle Alpi.
Venerdì 3 giugno uomini del Soccorso Alpino del Friuli Venezia Giulia e della Guardia di Finanza hanno recuperato il corpo senza vita di un base jumper. L’uomo si era lanciato ieri 2 giugno dal Monte Cimone, in Friuli, e risultava disperso. I soccorritori lo hanno individuato e poi prelevato dal fondo di un canalone quasi inaccessibile. Un’area impervia a 2.050 metri di quota, circa 300 metri sotto la vetta del Cimone, dalla quale si presume che il base jumper si fosse lanciato.
Per recuperare la salma è stata necessaria una delicatissima manovra dell’elisoccorso del Friuli Venezia Giulia che ha usato il gancio baricentrico per una lunghezza di oltre 70 metri. Non sono stati trovati i documenti della vittima dell’incidente. Si sa che aveva 35 anni e dovrebbe essere di nazionalità australiana.
Un altro morto in Trentino
Poche ore prima, sempre nella giornata del 3 giugno, in mattinata, è stato trovato il cadavere di un altro base jumper. Questa volta in Trentino. Si tratta di un cittadino inglese, di 33 anni, che si era lanciato dal Monte Brento. L’identità dell’uomo resta da accertare con completezza. Dalle prime ricostruzioni della tragedia emerge che il jumper non sarebbe riuscito ad aprire il paracadute, forse a causa di un errore di traiettoria durante il volo.
L’uomo sarebbe precipitato per oltre 200 metri, schiantandosi sulle rocce alla base della parete, in località Coste. A dare l’allarme, pochi minuti dopo le 7 del mattino del 3 giugno, sono state le persone che si trovavano assieme al jumper. E che hanno assistito all’incidente. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, gli operatori del Soccorso Alpino, con l’elicottero, e i carabinieri. La zona è nota agli amanti di sport estremi. I soccorritori hanno recuperato la salma con l’elicottero. Rimarrà a disposizione della magistratura per gli accertamenti. La doppia tragedia dei due jumper è avvenuta una settimana dopo il dramma degli alpinisti sul Grand Combin, in Svizzera.
Cos’è lo sport dei jumper
Il base jumping (graficamente anche B.A.S.E. Jumping) è uno dei cosiddetti sport estremi. Consiste nel lanciarsi nel vuoto da varie superfici. Sia che si tratti di rilievi naturali, come le cime delle montagne, sia che il lancio avvenga dalle sommità di edifici o ponti. L’atterraggio avviene solitamente grazie a un paracadute. Ma ormai si sono diffuse le cosiddette tute alari. Dovrebbero, almeno teoricamente, garantire una maggiore sicurezza, limitando la pericolosità di questo sport.
A coniare nel 1978 il nome di questa pratica fu il fotografo americano di caduta libera Carl Boenish, in occasione di un lancio da El Capitan, formazione rocciosa della California. Egli stesso morì dopo un lancio in Norvegia, nel 1984 all’età di 43 anni. La sigla B.A.S.E sta per: Buildings (edifici), Antennas (torri abbandonate o simili), Span (ponti), Earth (scogliere o altri tipi di formazioni naturali). Secondo alcune statistiche, a livello mondiale sarebbero circa 400 i base jumper che hanno perso la vita praticando questo sport, fra il 1981 e il 2019. Potrebbe trattarsi, però di una stima al ribasso.