L’Italia è il Paese con meno matrimoni d’Europa
Il Belpaese registra il più basso tasso di matrimoni nel continente: 1,6 matrimoni ogni 1000 persone
Il nostro Paese ha un triste primato nell’ambito del grande giorno. In Italia infatti vengono celebrati meno matrimoni rispetto al resto d’Europa. La credenza potrebbe portare a pensare che il matrimonio convenga in termini di benefici fiscali. Da noi però non sono previste specifiche detrazioni per le spese di matrimonio nella dichiarazione dei redditi.
Questo farebbe pensare che la scelta di formalizzare l’unione della coppia sia guidata dal sentimento più che da valutazioni strettamente economiche. Ciò spiegherebbe anche il “risvolto romantico” sull’incidenza di matrimoni e unioni civili. Quando si parla di matrimonio, vi sono tuttavia dei benefici pratici ed economici che è utile conoscere.
Matrimoni in Italia, perchè non ci sono detrazioni fiscali?
“Finchè morte non ci separi”, ci si giura sempre di meno amore eterno nel nostro Paese. Lo Stato non agevola le unioni dei futuri sposi, mentre nel resto d’Europa c’è più attenzione al riguardo. “A differenza di alcuni paesi del Nord Europa – spiega Alessandra Birolo, Commercialista e Tax Lead per Taxfix Italia – come per esempio la Germania o il Lussemburgo, dove sposarsi o unirsi civilmente ha un’effettiva convenienza anche dal punto di vista fiscale, in Italia questo avviene in misura più contenuta e si basa su principi differenti. Il nostro regime fiscale prevede maggiori detrazioni per le famiglie in cui uno dei due coniugi risulta a carico dell’altro. Al contrario, in paesi come quelli citati, la convenienza deriva dall’applicazione di ‘classi di imposta’ specifiche per i coniugi, che nella maggior parte dei casi abbatte notevolmente l’imposta complessiva per la coppia”.
La normativa italiana
Ogni paese europeo ha una specifica normativa in materia di presentazione della dichiarazione per redditi nel momento in cui si contrae matrimonio o vi è un’unione civile. In alcuni paesi vige l’obbligo di dichiarazione congiunta, in altri, come l’Italia, è una facoltà, ma solo se si presenta il modello 730. Non è infatti possibile con il modello redditi persone fisiche per i matrimoni in Italia.
Ecco allora quali sono i vantaggi e le opportunità che possono scaturire se attuate dalla coppia al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi. Dati utili da conoscere soprattutto durante i mesi che vedono il picco nelle celebrazioni dei matrimoni, complice la bella stagione.
Matrimoni in Italia: tutte le regole da sapere
C’è la coppia in cui uno dei due coniugi risulta a carico dell’altro, perché o non produce reddito o comunque percepisce importi inferiori a circa 2.800,00€. In questo caso il coniuge primario nella dichiarazione potrà beneficiare delle detrazioni per il familiare a carico e potrà inoltre beneficiare delle detrazioni di alcune spese (come quelle mediche, ecc.), sostenute dal coniuge a carico ma che potrà detrarre su di sé.
La coppia in cui uno dei due coniugi (o partner in unione civile) non ha un sostituto d’imposta perché al momento della dichiarazione dei redditi non lavora e nel breve periodo prevede che non ricomincerà a lavorare. Ma avendo prodotto un reddito nell’anno precedente deve presentare il modello 730 e potrebbe ricevere un rimborso. In questo caso optare per la dichiarazione congiunta non cambia economicamente l’esito della dichiarazione in termini di rimborso.
Gli sgravi fiscali
Ciò offre al coniuge attualmente disoccupato l’opportunità di poter ottenere il rimborso atteso più rapidamente, ovvero nel giro di uno o due mesi dall’invio della dichiarazione dei redditi. Grazie quindi alla compilazione congiunta del 730, cioè l’erogazione del credito verso la persona o il pagamento dell’imposta, verrà emesso attraverso la busta paga del coniuge professionalmente attivo. La strada tracciata dalle innovazioni tecnologiche punta all’indipendenza dell’individuo che trae un reale beneficio nella propria vita. Poi c’è l’unione di coppia, quella però la lasciamola tracciare ai sentimenti.