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Elezioni e referendum, dove e come si vota il 12 giugno

Alle urne in un solo giorno, dalle 7 alle 23, per le amministrative in mille comuni e per 5 quesiti abrogativi. Mascherina non obbligatoria ma "raccomandata"

Domenica 12 giugno in Italia le elezioni amministrative per circa mille comuni. Si rinnovano i sindaci e i consigli comunali. E in quello che si definisce come election day tutti gli italiani avranno la possibilità di votare anche per i 5 referendum abrogativi sulla giustizia.  

Urne aperte dalle 7 alle 23. Si vota solo domenica e non anche lunedì 13 giugno, come successo nelle ultime tornate elettorali. L’eventuale turno di ballottaggio delle elezioni amministrative è in programma il prossimo 26 giugno. Il ballottaggio riguarderà l’elezione dei sindaci ed è previsto per i comuni sopra i 15mila abitanti nei quali nessun candidato abbia superato il 50%+1 dei voti al primo turno. In Valle d’Aosta si è votato per le elezioni comunali il 15 maggio (ballottaggio il 29), mentre in Trentino-Alto Adige il 29 maggio (il ballottaggio è il 12 giugno). Si vota in 978 comuni, 4 dei quali sono capoluoghi di regione: Genova, Palermo, Catanzaro e L’Aquila. Vi sono poi 22 capoluoghi di provincia: Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia. Ma anche Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova. E poi Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo.

Elezioni voto
Foto Ansa/Donato

I documenti al seggio

Per essere ammessi a votare, bisogna andare al seggio muniti di carta d’identità o un altro documento di identificazione valido. Come, ad esempio, la tessera di riconoscimento rilasciata dall’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia. Purché corredata di fotografia e convalidata da un Comando militare. Oppure la tessera di riconoscimento rilasciata dal proprio ordine professionale. Anche in quest’ultimo caso è necessario che ci sia la foto. Oltre al documento di riconoscimento è necessario avere con sé la tessera elettorale, che prova la regolare iscrizione nelle liste elettorali del comune di residenza.

Elezioni, come si vota

Le modalità di voto alle elezioni cambiano a seconda della popolazione del proprio comune. Nei paesi e città fino a 15mila abitanti, occorre tracciare un segno sul nome del candidato sindaco o sul logo della lista a lui collegata. Oppure sia sul candidato sindaco sia sulla lista. In entrambi casi il voto viene attribuito sia all’aspirante primo cittadino che alla lista di candidati consiglieri che lo sostiene. Diventa sindaco chi ottiene più voti. In caso di parità tra due candidati, si torna alle urne il 26 giugno per il ballottaggio.

Il voto disgiunto

Nei comuni sopra i 15mila abitanti è possibile votare quattro modi. Innanzitutto, si può tracciare solo il segno sul nome del candidato sindaco, attribuendo il voto solo a quest’ultimo. Inoltre, si può fare un segno su una delle liste presenti sulla scheda elettorale. Oppure sia sul nome del candidato sindaco che su una delle liste a lui collegate. In entrambi i casi si assegna il voto sia al candidato sindaco che alla lista collegata. Infine, è possibile esprimere il cosiddetto voto disgiunto. Come? Marcando il nome di uno dei candidati a sindaco e una lista che ne sostiene un altro.

Elezioni referendum schede
Foto Ansa/Donato Fasano

Elezioni, le preferenze

Alle amministrative, tuttavia, non si sceglie solo il nuovo sindaco. Si devono rinnovare anche i Consigli comunali. Nei comuni con meno di 5mila abitanti si può esprimere una sola preferenza per uno dei candidati consiglieri. Sopra i 5mila abitanti, le preferenze diventano due. Occorre scrivere il cognome dei prescelti (o del prescelto) nelle apposite righe tratteggiate poste al di sotto del contrassegno della lista. Se le preferenze sono due, deve trattarsi di persone di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza. Ovviamente i nomi indicati devono far parte della lista votata.

Referendum, come si vota

Domenica 12 giugno non ci saranno, come detto, soltanto le elezioni amministrative, bensì anche i referendum sulla giustizia. Votare è semplice: bisogna apporre una crocetta nella casella del, se si vuole abrogare la norma in vigore; in quella del no, se si preferisce conservarla. Questo perché i referendum in Italia, salvo che in alcuni casi, sono di tipo abrogativo. Si esprime, cioè, la volontà o meno di abrogare una norma vigente.

Quali sono i quesiti

I quesiti per i quali gli italiani sono chiamati a pronunciarsi sono cinque. Il primo chiede di abrogare la parte della Legge Severino che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi. Il secondo propone lo stop delle ‘porte girevoli’ per non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato.

Il terzo ha lo scopo di cancellare l’obbligo, per i magistrati, di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Csm. Il quarto è finalizzato a eliminare la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari nella fase delle indagini. Il quinto chiede chiede che anche gli avvocati e i docenti universitari, membri dei Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità. Per quanto riguarda l’uso della mascherina per recarsi a votare (sia per le amministrative che per i referendum) ricordiamo che non è obbligatoria, sebbene sia ufficialmente raccomandata.

elezioni referendum
Foto Ansa/Silvia Bertaggia

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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