Il giorno dopo i risultati delle elezioni comunali partiti e leader politici fanno i primi bilanci. Il Centrodestra vince dove corre unito unito. Come a Genova, Palermo e L’Aquila. Dove si divide regala spazi al Centrosinistra, come a Verona, Parma e Catanzaro. Fratelli d’Italia supera la Lega: è il primo partito della coalizione.
Questa la fotografia che offrono i primi esiti del voto alle elezioni amministrative del 12 giugno in quasi mille comuni italiani per circa 9 milioni di elettori. Ma non basta, perché questa tornata elettorale segna anche nuovi equilibri all’interno delle coalizioni. Fratelli d’Italia supera la Lega nei voti di lista mentre nel “campo largo” di Centrosinistra sembra sbilanciarsi ancora di più il rapporto tra PD e Movimento Cinque Stelle.
Elezioni negative per M5S
I democratici tengono e, affermano, “siamo il primo partito da Nord a Sud“. I dem ottengono il primato nella Genova dell’ ‘alleato’ Beppe Grillo, con il 21%. A Parma guadagnano circa 10 punti, a Padova sfiorano il 22%. Nelle città, il PD è quasi ovunque in testa e alle elezioni comunali il Centrosinistra tiene Taranto e Padova. Ma conquista anche Lodi col giovane Andrea Furegato, 25 anni. È innegabile, però, che il Centrodestra esca complessivamente vincitore da queste elezioni. Al primo turno conquista anche Asti, La Spezia, Belluno, Oristano, Pistoia, Rieti, fra i comuni maggiori.
E l’alleanza giallorossa mostra evidenti limiti. Il Movimento Cinque Stelle, a 9 anni dalla prime elezioni politiche a cui partecipò su base nazionale, nel 2013, raggiungendo il 25%, subisce ora, sul territorio, una fortissima flessione. “I dati non ci soddisfano – afferma Giuseppe Conte – abbiamo difficoltà sul territorio. Serve una riorganizzazione“. Un flop che spinge più di qualcuno tra i dem e non solo a chiedere che si riapra il dossier alleanze. Naturalmente in vista delle elezioni politiche delle 2023. Occhi puntati, dunque, sui risultati dei partiti di centro: Italia Viva ma soprattutto Azione di Carlo Calenda.
Referendum, grave fallimento
In attesa dei risultati definitivi c’è però un dato inconfutabile. Il fallimento dei referendum sulla giustizia. L’affluenza per la consultazione sui cinque quesiti referendari, tenutasi lo stesso giorno delle amministrative, è la peggiore della storia dell’Italia repubblicana. Il mancato raggiungimento del quorum per i referendum era tuttavia un dato quasi scontato. L’esito delle amministrative segna invece un cambio di passo. Stanno mutando i rapporti di forza in vista delle politiche.
Lega in crisi, FdI è avanti
Sul voto nazionale del 2023 a pesare sarà inevitabilmente la legge elettorale. E la possibilità o meno di modificarla in senso proporzionale. Chi prova a ostentare sicurezza è Matteo Salvini. “La Lega è il collante della coalizione” di Centrodestra, dice l’ex ministro. “Vinciamo solo se uniti“. Prova ne sono i risultati a Palermo, Genova e L’Aquila. A differenza di Verona e Catanzaro dove la coalizione divisa dovrà andare al ballottaggio. Ma, se è vero che il Centrodestra tiene, la vittoria ha il sapore amaro in via Bellerio. Fratelli d’Italia sorpassa la Lega e diventa il primo partito della coalizione al Nord. A Genova FdI prende quasi il doppio dei suffragi rispetto al partito di Salvini.
A Parma il partito della Meloni vola oltre il 7%. Complessivamente ottiene più di Lega e Fi sommate insieme. A Piacenza la Lega perde quasi 6 punti, mentre FdI passa dal 7 al 12%. Sorpasso anche in Toscana. A Lucca, la squadra di Meloni supera il tandem Lega-FI ottenendo il 13%. Numeri che consentono a FdI non solo di dirsi “soddisfatta“, ma di mettere in chiaro come sia il suo partito il “traino” del Centrodestra. Per la leader di FdI le urne consegnano un risultato evidente. E cioè il ritorno ad un “sano bipolarismo“.
Elezioni, il ‘campo (non) largo’
ll cosiddetto campo largo del Centrosinistra, fortemente voluto dal segretario dem Enrico Letta, arranca. E appare in bilico in vista delle elezioni politiche del 2023. Funziona a Taranto, ad esempio, ma in molte altre realtà no. Trainato al ribasso dal flop del Movimento Cinque Stelle. I pentastellati registrano percentuali ben lontane da quelle precedenti. Per citare un paio di casi: a Genova, la città di Grillo, M5S subisce un tracollo: dal 18,4% a poco più del 4%. A Parma, capoluogo dell’exploit di dieci anni fa, non si è presentato. A Padova prende poco più dell’1%. Che il tema delle alleanze rappresenti la prossima sfida non è un mistero. Ed è il cosiddetto terzo polo Renzi-Calenda l’interlocutore con cui fare i conti. “Se fossi ancora un dirigente del PD mi porrei il tema di fare un’alleanza con il centro riformista e non con i grillini“, dice Matteo Renzi. Numeri alla mano invece Carlo Calenda quantifica la nuova area politica intorno al 20%.