La BCE ci salva tutti: perché l’UE unita è la nostra più importante risorsa?
L'inflazione, la speculazione finanziaria, i vantaggi dell'Europa unita nell'azione della Banca Centrale Europea in tempo di crisi
La BCE ha annunciato in questi giorni, a seguito di una riunione straordinaria del consiglio direttivo, l’intenzione di continuare a sostenere l’acquisto sul mercato finanziario di obbligazioni di tutti i paesi membri. Dunque anche quelle di paesi pesantemente indebitati come il nostro. Che rischierebbero altrimenti di veder galoppare uno spread già alle stelle.
Se nel 2008 era la crisi finanziaria di Wall Street ad innescare la “tempesta perfetta” sui mercati, esponendo i paesi con ingenti debiti pubblici alle grinfie della speculazione finanziaria. Oggi è soprattutto l’inflazione a porre sotto pressione le economie di tutto il mondo.
Il caro energia dovuto alla guerra in Ucraina e il rallentamento dell’economia post–pandemia, hanno ricreato la tempesta perfetta. Una tempesta alla quale solo un’Europa unita può sperare di sopravvivere. Perché ancora una volta l’UE è l’unico ombrello di cui i popoli europei dispongono per non affogare in un mare di guai.
La BCE : l’inflazione e lo spread dei paesi membri
L’inflazione corre, e la BCE, un po’ alla “whatever it takes” di Mario Draghi, anche questa volta sembra non voler perdere terreno e non lasciare indietro nessuno. Perché nei momenti di grandi stravolgimenti macroeconomici, quando le questioni del mondo si fanno globali, l’UE è l’unica istituzione che abbia il potere di tutelare il popolo europeo. La questione è semplice. Quando l’economia mondiale subisce stravolgimenti globali, come crisi finanziarie, guerre, pandemie, nei mercati finanziari galoppa l’incertezza. E l’incertezza si traduce in un aumento del rischio per gli investimenti. Che tradotto in termini finanziari equivale a tasso di interesse. In questi momenti gli operatori finanziari sono istintivamente trascinati verso titoli o porti “sicuri”. Ed è evidente che le obbligazioni di quei paesi fortemente indebitati e con una crescita debole, risultino i meno appetibili.
Dunque cosa succede? Che un paese come il nostro si ritrova ad andare nei mercati a chiedere soldi che nessuno è disposto in quel momento a offrire se non a tassi di interesse molto alti. Questo è il famoso spread. La differenza del costo delle obbligazioni italiane rapportate con quelle di altri paesi più virtuosi come la Germania. Allora chi comprerà le obbligazioni dell’Italia? Come si fa a “calmare” i mercati e spingerli ad acquistare i titoli italiani? Serve una garanzia, una garanzia che quel paese abbia delle risorse stabili. Questo si chiama il prestatore di ultima istanza, e garantisce che quelle obbligazioni che nessuno desidera, lui le comprerà. Quello stato così, a prescindere dall’umore degli investitori privati, possiede un flusso di denaro stabile. Un compito che spetta alle banche centrali, in questo caso alla BCE.
Gli strumenti della BCE: da Mario Draghi ad oggi
Nel 2012 era Mario Draghi ad inventare il primo strumento in mano alla BCE per acquistare titoli di Stato a breve termine dei paesi più in difficoltà. Le famose OMT, Outright Monetary Transactions. Prima di quel momento la BCE non poteva comprare direttamente i titoli di stato dei suoi paesi membri. Un approccio che era valso all’UE allora la nomea di regina dell’austerity. Durante la pandemia però è stato istituito prontamente il cosiddetto PEPP. Il Programma di Acquisti per l’Emergenza Pandemica, che ha consentito agli stati europei di calmierare i tassi di interesse e affrontare l’emergenza sanitaria con le spalle coperte da un prestatore di ultima istanza come la BCE.
Oggi che all’emergenza sanitaria si è aggiunto il dramma della guerra e la crisi delle materie prime, la BCE ha battuto un nuovo importantissimo colpo. “In caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia. I reinvestimenti del PEPP potranno essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi in qualsiasi momento”. Queste le parole dell’ultimo comunicato stampa del consiglio direttivo. La BCE dichiara in poche parole che non cesserà di comprare i titoli di quei paesi che più di tutti subiranno il colpo dell’inflazione e quindi maggiormente esposti alla speculazione. Questa dichiarazione ha ridato subito fiducia ai mercati e alle borse europee, che finalmente dopo giorni di buio rivedono segni positivi come la nostra piazza affari.
Il potenziale di un UE federale: tra interessi nazionali e quelli del popolo europeo
Il potenziale di un’ipotetica UE federale sta tutto qui. Il potere economico e politico che l’Europa unita possiede non ha pari. Perché la verità è che nei mercati, ancor prima che il debito pubblico conta soprattutto la fiducia. E l’UE unita è la seconda potenza economica mondiale, con al suo interno 3 delle 7 economie del mondo. Sicché quando la BCE agisce proteggendo se stessa, investendo fino infondo su stessa, non lascia spazio alla speculazione. Gli interessi nazionali vengono etichettati spesso come il primo grande ostacolo per un Europa federale. Eppure non è forse un interesse nazionale evitare di vedere il proprio paese in pasto alla speculazione? Contrattare un prezzo del gas più equo per tutti i cittadini europei? La verità è piuttosto da sempre una sola. Il tallone d’Achille d’Europa non sono gli interessi nazionali, e neppure il debito pubblico di alcuni paesi, ma la lungimiranza politica.
Quei partiti che disprezzano e giudicano l’UE di oggi compromettono il futuro invece di credere e investire concretamente nel potenziale dell’Europa di domani. Il debito pubblico di alcuni paesi membri non è nulla a confronto del potenziale di crescita che l’intero continente potrebbe realizzare grazie ad un Europa federale. Si assisterebbe ad esempio ad un importante risparmio nelle spese militari NATO, a tassi di interesse dimezzati grazie all’emissioni di Eurobond, per non parlare del maggior peso politico al livello globale. È indubbio che esistano degli interessi nazionali e delle divergenze sostanziali fra paesi. Ma è altrettanto indubbio che esistono degli interessi geopolitici ed economici europei imprescindibili, che accomunano la stragrande maggioranza dei suoi paesi membri. Ed è questa la strada da percorrere e la parola chiave per sbloccare tutto il potenziale economico e politico in mano all’UE: il voto di maggioranza. L’Europa è la nostra più grande risorsa politica ed economica. Dovremmo smetterla di rendercene conto solo difronte alle disgrazie.