M5S: guerra a Di Maio, ma l’espulsione è ‘congelata’
Tregua di tensione nel Consiglio nazionale del Movimento Cinque Stelle. In Senato il voto sulla risoluzione della discordia
Ferri corti, anzi cortissimi nel Movimento Cinque Stelle tra Conte e Di Maio. È durata oltre quattro ore la riunione del Consiglio nazionale dei pentastellati per discutere (anche) delle critiche del ministro degli Esteri sul no all’invio di nuove armi in Ucraina.
Il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, si è detto molto rammaricato nei confronti di Di Maio. Tuttavia, per il momento resta congelata un’eventuale espulsione del ministro degli Esteri. Nel vertice si ribadisce la linea sulla risoluzione che domani 21 giugno il Senato dovrà votare, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles. Attesa per questa mattina una nota ufficiale sull’incontro.
Luigi Di Maio è finito nel mirino del Consiglio nazionale del Movimento per aver criticato aspramente – e davanti ai giornalisti – il ‘no’ a nuove armi all’Ucraina. È questa infatti la nuova posizione che la maggioranza del gruppo dirigente pentastellato, strettosi a Conte, ha elaborato per pungolare il Governo alla vigilia del vertice del Consiglio europeo il 23 e 24 giugno. Ma per ora non si parla di una espulsione di Di Maio dal Movimento Cinque Stelle.
Gelo fra Di Maio e Conte
Giuseppe Conte, dal canto suo, durante la riunione che ha convocato d’urgenza per discutere dell’accaduto, si dice “molto rammaricato“. Il dispiacere – per usare un eufemismo – di Conte verso Di Maio nasce dalle parole che il titolare della Farnesina ha usato verso la forza politica di cui è stato capo politico. E, alla fine, è Conte deve mediare fra chi spinge per ricomporre la frattura e l’ala più dura del M5S. Secondo i duri e puri del Movimento, il ministro degli Esteri si sarebbe allontanato dalle origini e avrebbe ormai altri progetti politici.
Il giallo della risoluzione M5S
Nel corso delle quattro ore di riunione notturna, i 14 componenti del Consiglio nazionale del M5S hanno ribadito la linea sulla risoluzione da votare al Senato martedì 21 giugno, che non piace a Di Maio. In concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles. Il Movimento – è la posizione definitiva – continuerà nella mediazione con il resto della maggioranza sulla risoluzione unitaria tra le forze che sostengono il Governo. E ribadirà la centralità del Parlamento, ma senza creare problemi.
Dunque, nessun riferimento alle armi, ma ad una de-escalation militare e alla centralità del Parlamento. “La linea euroatlantica non è mai stata messa in discussione“. La famigerata bozza che alcuni senatori pentastellati avevano redatto e che chiedeva lo stop alle armi a Kiev, “non è mai stata condivisa“. Anche questo è ciò che emerge dal vertice notturno sul caso Di Maio.
L’ombra della scissione
Era stato proprio questo documento, una volta in circolazione, a scatenare lo scontro. “Ci disallinea dall’alleanza della NATO e dell’Ue” e “se ci disallineiamo dalla NATO mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia“, aveva commentato, durissimo, Di Maio. Attirandosi le ire di Conte e dei contiani, in particolare del vicepresidente del Movimento, Riccardo Ricciardi. Quest’ultimo aveva definito “un corpo estraneo” il ministro degli Esteri, auspicando provvedimenti. Di qui l’ipotesi di un’espulsione, o di una scissione, di Di Maio. Ma tutto è congelato. Per ora.