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Siccità, il Nord Italia verso il razionamento dell’acqua

Possibile lo stato di emergenza. Stop al riempimento di piscine. Cresce il cuneo salino del Po: irrigazione in crisi

La siccità stritola l’Italia e soprattutto il Nord. ma anche il Lazio è in seria difficoltà. Nuove direttive dall’Osservatorio sul Po: si prosegue con l’irrigazione, nonostante la situazione sia da “semaforo rosso“. 

L’Osservatorio sul Po, che si è riunito il 20 giugno per affrontare il problema siccità, ha optato per un provvedimento transitorio. L’obiettivo è di equilibrare l’uso dell’acqua rimasta. Occorre diminuire i prelievi del 20% per continuare comunque l’irrigazione, ma garantendo anche l’afflusso di acqua al delta del fiume che va a sboccare in mare.

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Foto Ansa/Riccardo Dalle Luche

Sul tavolo della Commissione delle politiche agricole della Conferenza delle Regioni spunta l’ipotesi di ordinanze regionali per razionare l’acqua al Nord Italia. La siccità, però, c’è anche al Centro e al Sud, il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, dichiara: “Da noi la situazione è grave, entro mercoledì (22 giugno, ndr.) proclameremo lo stato di calamità“. Le Regioni intendono chiedere al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza proprio per la siccità. L’obiettivo è dare priorità all’uso umano e agricolo della risorsa idrica, in modo da mettere a disposizione risorse, anche del PNRR, per creare nuovi invasi.

Siccità, il cuneo salino del Po

A comunicarlo è stato l’assessore veneto all’Agricoltura, Federico Caner, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni. Questi punti sono all’ordine del giorno della Conferenza delle Regioni, prevista per mercoledì 22 giugno. “La situazione è delicata – avverte il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli presto ci aggiorneremo a livello politico.” Allarmante, sul fronte siccità, è invece il segnale del “cuneo salino“, che nel Po ha raggiunto i 21 chilometri. Il fatto è emerso proprio nei lavori dell’Osservatorio per il Po, convocato dall’Autorità di bacino a Parma per fare il punto. Quando la portata è troppo debole, infatti, l’acqua salata del mare “risale lungo il corso del fiume, rendendo l’acqua stessa inutilizzabile per l’irrigazione. A Pontelagoscuro, nei pressi di Ferrara, si è registrata una portata di 180 metri cubi al secondo: è il sintomo di uno stato di “estrema gravità idrica“.

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Foto Ansa/Claudio Peri

Siccità è anche dispersione

Come se tutto ciò non bastasse, in Italia ogni anno un miliardo di metri cubi d’acqua vanno dispersi. Li sprechiamo letteralmente. Si tratta di oltre un terzo di tutta l’acqua a disposizione nel nostro Paese. L’ultima fotografia l’ha scattata l’Istat nel Rapporto acqua 2022, un focus diffuso a marzo per la Giornata mondiale dell’acqua. Secondo il report non tutta l’acqua potabile distribuita nei 109 capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane, dove vive il 30% degli italiani, arriva realmente all’utente finale.

Anzi: nel 2020, ultimo dato disponibile, in rete sono giunti 2,4 miliardi di metri cubi d’acqua, vale a dire 370 litri per abitante al giorno. Le autorità ne hanno erogati agli utenti finali 1,5 miliardi di metri cubi: 236 litri al giorno per abitante. Sono quindi andati persi 900 milioni di metri cubi: il 36,2% di tutta l’acqua immessa in rete. Unico dato positivo è che la percentuale era del 37,3% nel 2018 e del 39% nel 2016.

Ordinanze regionali anti siccità

A fronte di una situazione di siccità comunque sempre più difficile ci sono in vista ordinanze regionali per razionare l’acqua. Di sicuro al Nord, ma non è escluso che questi provvedimenti arrivino presto anche nel resto d’Italia. Come, ad esempio, il divieto di riempimento delle piscine e l’obbligo di privilegiare l‘uso dell’acqua per i fabbisogni primari. È una delle ipotesi, a quanto si apprende da ambienti delle Regioni, sul tavolo della Commissione delle politiche agricole della Conferenza. L’intenzione dei governatori sarebbe di chiedere in maniera compatta al Governo lo stato di emergenza al Nord. In alcuni territori, inoltre, ci sarebbero già accordi con le aziende energetiche per l’aumento della percentuale di uso di acque lacustri a scopi umani o agricoli.

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Un’idrovora della bonifica di Burana non pesca più acqua dal fiume Po in secca, a Borgo Mantovano. Foto Ansa/Riccardo Dalle Luche

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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