È un Max Biaggi commosso quello che lo scorso maggio, entrando ufficialmente nel club del MotoGP Legend, ripercorre la sua carriera fatta di successi sorprendenti. Sei volte campione del mondo tra 250 e Superbike; capace di lasciare il segno anche quando arriva in pista l’altra leggende delle due ruote, Valentino Rossi.

Qualcuno avrà pensato che Max Biaggi si sarebbe spento dietro i lustri del ‘Dottore‘; ma quando sei una leggenda vivente, anche le più grandi rivalità non potranno mai portati secondo a nessuno. Al di là dei podi, delle vittorie, dei titoli iridati, il ‘Corsaro‘ di Roma è un campione e la sua carriera di ieri e di oggi lo dimostra.

@Credits Ansa

Si commuove quando davanti a lui scorrono le immagini della sua carriera strepitosa; 4 Mondiali in 250 e 42 vittorie totali, alle quali si aggiungono altre 22 con 2 titoli iridati in Superbike. Un talento che lo porta di merito nel club delle MotoGP Legend.

Max Biaggi e una carriera iridiata

Come scrive la Gazzetta, Carmelo Ezpeleta, parlando di Max Biaggi non può che riconoscerne i meriti per aver contribuito alla crescita del Moto GP; “Quando noi abbiamo iniziato – racconta il numero 1 della Dorna – la situazione non era facile. Ma in questi anni la Moto GP è cresciuta tanto e Max è stato tra quelli che ci hanno aiutato con le sue gare e vittorie. Che sia una Leggenda è importante per lui ma anche per noi, ha lasciato un segno“. E il segno del ‘Corsaro‘ di origini romane si trova nella sua carriera iniziata a 18 anni. Il primo trionfo arriva l’anno dopo, quando diventa campione italiano tra le Sport Production. Un talento che non può passare inosservato e che l’Aprilia coglie nel 1991, quando lo fa debuttare nella classe 250; neanche a dirlo, Max Biaggi vince subito il campionato europeo.

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Arrivato presto al Motomondiale ottiene il primo successo nel 1992 nel Gran Premio del Sudafrica; finisce il mondiale in quinta posizione nella classifica generale. Dopo un breve passaggio ad Honda, torna al ‘primo amore’: l’Aprilia, mostrando a tutti quelle doti che lo consacrano a campione indiscusso. Dal 1994 al 1997 la classe 250 è, praticamente, di sua proprietà; si scontra con grandi rider come il giapponese Okada e il tedesco Ralf Waldmann, ma Max sta in testa a tutti e colleziona vittorie su vittorie, titolo su titoli. Nel 1997 ritorna alla Honda e dopo cinque vittorie, ottiene il suo quarto titolo consecutivo non senza combattere. In quello stesso anno esordisce in classe 500 sempre alla guida di una Honda. Da quel momento si alternano vittorie e qualche delusione, fino ad arrivare al 2000 quando si accende la sfida delle sfide, la grande rivalità: arriva Valentino Rossi.

Pronto a ripartire, sempre

Il numero 46 del Moto GP è forte, è giovane, è un talento; ma Max Biaggi non cede il passo facilmente. Lotta per il titolo con la grinta e la determinazione che si addicono solo ad un vero campione. Max Biaggi e Valentino Rossi scrivono, insieme, la storia moderna del Moto GP, tra scontri fino all’ultima curva. Nel 2001 il ‘Corsaro‘ arriva secondo al Mondiale, dietro proprio a quel ‘giovanotto di Urbino’. Gli anni successivi sono caratterizzati da poche vittorie, i più critici diranno, all’ombra di Valentino. Ma le sfide infuocate tra i due ci dimostrano che, in fondo, nessuna ombra ha mai veramente oscurato Max. Tuttavia, dopo essere tornato alla Honda, nel 2005 Biaggi si rende conto, forse, che nel Moto GP non c’è più tanto spazio per la sua grinta; e come ogni eroe che si ritira da una battaglia solo quando sa di avere dato il massimo, decide di ripartire da zero.

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Perché se c’è una cosa che Max Biaggi ci ha insegnato è che la passione, quella vera, forte e pura, alla fine ti da sempre la forza di ripartire. Nel 2007 debutta in Superbike a bordo di una Suzuki e subito vince la prima gara in Qatar, concludendo la stagione con altri due successi in Repubblica Ceca e Italia, aggiudicandosi il terzo posto finale. Non si può dire che la carriera del campione romano sia stata tracciata solo da glorie e fortune; sono diverse le criticità che deve superare, come quando nel 2008, con la Ducati, si frattura un braccio ed è costretto a fermarsi per un mese. Ma come in ogni strada fatta di cadute e risalite arriva il 2010, anno in cui, sempre sull’Aprilia, vince il titolo iridato; guadagnando anche il record di primo pilota italiano nella classe riservata alle moto derivate di serie. Il secondo titolo arriva nel 2012, anno nel quale deciderà di ritirarsi dall’attività agonistica per concedersi solo a quella di collaudatore.

Una leggenda

Come Valentino Rossi e forse prima di lui, Max Biaggi è uno di quei piloti che merita di essere insignito del titolo di leggenda vivente; in grado di avvicinare ad uno sport di nicchia un pubblico vasto, fatto di appassionati, sportivi e anche solo di curiosi. Ed è per tutto questo che è entrato di diritto nella Hall of Fame della MotoGP. E con quella stessa umiltà che ha dimostrato nel sapere ripartire da zero e farlo alla grande, si emoziona quando al Mugello, lo scorso 27 maggio, la sala stracolma di persone lo acclama come la Leggenda.

Adesso i miei figli potranno dire che papà è una leggenda – ammette il rider del tricolore, dopo aver ringraziato Aprilia, Honda e Yamaha – Non cambierei nulla. Magari a essere stato un po’ più pignolo qualche risultato avrebbe potuto essere diverso, ma sono felice di quello che ho fatto, di dove sono arrivato e, adesso, di avere questa medaglia“. Una medaglia che è molto di più di una medaglia; è un pezzo di storia, un pezzo di storia dello sport mondiale, un pezzo di storia dello sport italiano. Perché sono sportivi come Max Biaggi che possono restituire quel segno di appartenenza, misto ad orgoglio, che fa di ‘semplice’ uomo un simbolo per chiunque creda in lui e nella sua passione.