Uno dei più grandi poeti dell’Ottocento italiano ed una delle figure più importanti del romanticismo e della letteratura mondiale in generale. Poeta, scrittore e filosofo, le opere di Giacomo Leopardi sono profonde riflessioni sul senso dell’esistenza umana.
Scritti che trovano sfogo nei suoi concetti chiave come quello del pessimismo cosmico, della natura matrigna e nella ricerca del piacere.
Giacomo Leopardi, una vita dedicata allo studio
Giacomo Leopardi nasce il 29 giugno del 1798 a Recanati in provincia di Macerata. E’ figlio dal conte Monaldo e da Adelaide dei Marchesi Antici. Il padre, grande studioso e appassionato delle arti, riesce in poco tempo a collezionare un’importante biblioteca. Questa diviene il rifugio e il luogo prediletto del giovane Giacomo che è un divoratore di libri senza sosta. “La biblioteca contiene anche i libri proibiti, volumi il cui possesso è consentito solo attraverso una speciale concessione da parte del Pontefice”, racconta in esclusiva a VelvetMAG la Contessa Olimpia Leopardi, ultima discendente dell’importante famiglia marchigiana. La nobildonna è l’attuale Custode morale e la Proprietaria dell’immenso patrimonio di Casa Leopardi.
Lo studio “matto e disperatissimo”
Nella biblioteca di casa Giacomo Leopardi trascorre i “sette anni di studio matto e disperatissimo” nella volontà di impossessarsi del più ampio universo possibile. Questo periodo però compromette irrimediabilmente la salute e l’aspetto esteriore di Giacomo. Entrare oggi in Casa Leopardi a Recanati significa poter vedere anche il tavolo piccolissimo dove studiava Giacomo Leopardi. Qui lo studioso divorava senza sosta volumi di lettere, filosofia, storia. Si stima che in sette anni di studio folle, dai 14 ai 21 anni, Giacomo abbia letto oltre 8.500 volumi. Una media di tre libri e mezzo al giorno di almeno 1000 pagine ciascuno.
“Le rimembranze”
Nel 1816 la vocazione alla poesia in Giacomo si fa sentire in maniera decisiva. Lo studioso compone infatti una lirica, Le rimembranze, una cantica e un inno. La vita di Giacomo Leopardi è povera di vicende esteriori: è la “storia di un’anima“. Proprio con questo titolo Leopardi aveva immaginato di scrivere un romanzo autobiografico. E’ un dramma vissuto e sofferto nell’intimità dello spirito. Il poeta aspira ad un’infinita felicità che è totalmente impossibile; la vita è inutile dolore, l’intelligenza non apre la via ad alcun mondo superiore poiché questo non esiste se non nell’illusione umana.
L’amicizia di Giacomo Leopardi con Pietro Giordani
Nel 1817 Giacomo stringe rapporti epistolari con Pietro Giordani che conoscerà di persona solo l’anno dopo e che presterà sempre umana comprensione agli sfoghi dell’amico. In questo periodo il grande poeta comincia fra l’altro ad annotare i primi pensieri per lo Zibaldone e scrive alcuni sonetti. Nel frattempo Leopardi è colpito da una grave malattia agli occhi che gli impedisce non solo di leggere, ma anche di pensare, tanto che più volte medita il suicidio. Matura in questo clima la cosiddetta “conversione filosofica”, ossia il passaggio dalla poesia alla filosofia.
L’amore di Giacomo Leopardi con sua cugina
In questo periodo si innamora pure segretamente della cugina Geltrude Cassi Lazzari, che rappresenta uno dei suoi tanti amori non corrisposti. Nel 1823 Giacomo si reca a Roma, ma rimane profondamente deluso dalla città. Nel 1830 va a Firenze dove stringe amicizia con l’esule napoletano Antonio Ranieri, il cui sodalizio durerà sino alla morte del poeta. “Ranieri, anche lui scrittore, capisce subito la luce che emana Giacomo e quest’ultimo vede in Ranieri ciò che non potrà mai essere: un tombeurs de femmes, un Don Giovanni, un viveur.”- racconta in esclusiva a VelvetMAG Olimpia Leopardi– ” Giacomo vive l’amicizia come una sorta di amore, o meglio come il sentimento che lui può permettersi maggiormente, a cui dà un tono enfatico, passionale. Noi Leopardi siamo fatti di fuoco.”
Afferma Donna Olimpia che continua: “Anche Pietro Giordani è una figura cardine per Giacomo Leopardi, da cui trae un grande coraggio. Monaldo si ingelosisce di questa nuova amicizia, incolpando Giordani dei cambiamenti di vita del figlio. Raniero incoraggia Giacomo a dedicarsi alla prosa, anziché alla poesia. Leopardi prende coraggio e scrive così L’Infinito. Il 14 giugno del 1837 Giacomo Leopardi muore improvvisamente, a soli 39 anni, per l’aggravarsi dei mali che lo affliggevano da tempo.
La commemorazione del Poeta
Ogni anni in occasione del compleanno di Giacomo Leopardi la banda cittadina recanatese, intitolata al tenore Beniamino Gigli, rende omaggio alla famiglia Leopardi a Recanati. Sotto la direzione del capo banda Marcello Lorenzetti gli strumentisti domenica 26 giugno hanno fatto sosta davanti all’ingresso di Palazzo Leopardi suonando allegre marcette. Ad attenderli sul portone di ingresso del nobile palazzo, c’erano la contessa Olimpia con i suoi figli. Dopo l’esecuzione di alcuni brani si è tenuto un brindisi augurale e un fuori programma con una canzone dedicata proprio ad Olimpia Leopardi.