Il letto del Po in secca a Pieve Porto Morone, (Pavia). Foto Ansa/ Pier Paolo Ferreri
La siccità ha già messo in ginocchio l’agricoltura italiana. Tutto è pronto perché lunedì 4 luglio si applichi lo stato di emergenza nazionale. Si comincerà in 5 regioni del Nord.
La dichiarazione dello stato di emergenza coinvolgerà quei territori che ne hanno fatto richiesta esplicita, riporta il Corriere della Sera. Vale a dire: Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Umbria. Lombardia e Lazio si preparano. L’ufficialità arriverà il 4 luglio in Consiglio dei ministri. In concreto si tratta di cominciare a mitigare le conseguenze della siccità.
Non piove in maniera efficace per l’irrigazione e l’agricoltura dall’inverno. È cominciata, inoltre, la siccità estiva. La portata dei laghi e dei fiumi, a cominciare dal Po, è sotto il livello di guardia. L’acqua salata del mare Adriatico ha risalito il fiume più grande d’Italia per decine di chilometri compromettendo l’uso del bacino idrico per irrigare la terra.
Occorrono interventi immediati. Le ipotesi in campo? Rilascio d’acqua dalle dighe. Collegamento da acquedotti vicini per alimentare autobotti. Razionamento dell’acqua potabile nelle case, di notte. Cosa, quest’ultima, che già avviene, dopo ordinanze dei sindaci, in diversi comuni del Piemonte, della Bergamasca e dell’Emilia-Romagna. Stop al rifornimento di acqua per riempire piscine e fontane, e irrigare giardini.
Contro la “crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni“, come l’ha definita il premier Mario Draghi, e un’estate che si annuncia molto preoccupante, scenderà in campo direttamente il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Stando al Corriere, lunedì 4 luglio il Governo dovrebbe emanare un decreto ad hoc, con la nomina di un Commissario straordinario per la siccità. In carica fino al 31 dicembre 2024 e con uno staff di 30 persone, il Commissario avrà il compito di avviare almeno 20 “interventi prioritari salva-acqua” da realizzare “entro e non oltre” il 2024.
Il problema è chi l’Italia appare impreparata ad affrontare la grande siccità che ci attanaglia, e i cambiamenti climatici che ogni anno che passa si fanno sempre più incombenti. Come lo stesso Draghi ha ricordato in conferenza stampa il 30 giugno, “la crisi idrica ha due fattori. Un deficit di pioggia degli ultimi anni e il cambiamento climatico. Ma poi ci sono cause strutturali come la cattiva manutenzione dei bacini e della rete affidata ai concessionari. C’è una dispersione di acqua che è pari al 30% mentre in altri paesi Ue è il 5%, 6%.” Nel decreto si prevederanno stanziamenti per i settori più colpiti. In Lombardia si stimano in 4-500 milioni di euro i danni per i raccolti andati persi quest’anno.
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