Ucraina, cade il Lugansk: la Russia verso la conquista del Donbass
Le forze di Kiev si ritirano da Lysychansk, dove 10mila civili sono rimasti in trappola. L'auspicio del Papa: "Spero di andare a Mosca e a Kiev"
Dopo settimane di duri scontri, i soldati dell’Ucraina si sono ritirati da Lysychansk, l’ultimo bastione della resistenza nel Lugansk. La Russia si avvia alla presa totale del Donbass.
Le perdite dell’esercito ucraino a Lysychansk, l’ultima città del Lugansk che i russi hanno occupato, sarebbero di 5mila uomini. Di questi più di 2mila, secondo l’agenzia di stampa russa Tass, sarebbero stati uccisi nel corso dei combattimenti. Le forze degli invasori avanzano adesso sulla città di Seversk, nell’oblast di Donetsk, l’altra regione che con quella di Lugansk forma il Donbass.
I russi provengono “da due direzioni” ha annunciato il ministero dell’interno della autoproclamata repubblica filorussa del Lugansk. Intanto l’Ucraina ribadisce comunque le proprie condizioni per sedersi di nuovo a un tavolo di trattative, prima fra tutte il cessate il fuoco. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha cercato di rassicurare annunciando che le truppe ucraine torneranno a Lysychansk grazie alla tattica e alla fornitura di armi moderne. “Proteggiamo la vita dei soldati e del nostro popolo. Ricostruiremo le mura e riconquisteremo la terra e questo vale anche per Lysychansk“, ha detto.
Ucraina, i civili nelle mani dei russi
Circa 8mila civili si trovano invece ancora a Severodonetsk. E circa 10mila nella stessa Lysychansk. Lo afferma su Telegram il governatore ucraino del Lugansk, Sergei Gaidai. Nella notte fra ieri e oggi 4 luglio le truppe russe hanno bombardato due località della regione di Dnipropetrovsk. “È stata una notte agitata nel distretto di Kryvyi Rih. Il nemico ha sparato con l’artiglieria contro le comunità di Zelenodolsk e Shyroke, colpendo città e villaggi“, ha scritto su Telegram Valentyn Reznichenko. Si tratta del capo dell’amministrazione militare regionale di Dnipropetrovsk. Non ci sarebbero vittime, riporta Ukrinform.
Papa Francesco, nel frattempo, ipotizza un viaggio in Russia e Ucraina. “Vorrei andare in Ucraina, e prima volevo andare a Mosca. Ci siamo scambiati messaggi su questo perché ho pensato che se il presidente russo mi avesse dato una piccola finestra per servire la causa della pace…“, ha detto alla Reuters. “E ora è possibile, dopo essere tornato dal Canada, è possibile che riesca ad andare in Ucraina“, ha aggiunto. “La prima cosa è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma mi piacerebbe andare in entrambe le capitali“.
Kiev, le condizioni per trattare
“Cessate il fuoco. Ritiro delle Z-truppe. Ritorno dei cittadini deportati. Estradizione dei criminali di guerra. Meccanismo di risarcimenti. Riconoscimento dei diritti sovrani dell’Ucraina. La controparte russa conosce bene le nostre condizioni. Il capo di Peskov non deve preoccuparsi, verrà il tempo e le registreremo sulla carta“. Sono le condizioni per negoziare che Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente dell’Ucraina, ha scritto su Twitter. Lo ha fatto in risposta alle parole del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Il quale aveva detto che l’Ucraina “deve capire le condizioni della Russia, accettarle, sedersi a un tavolo negoziale e firmare un documento“.