Sono riprese sulla Marmolada le ricerche dei dispersi, colti in pieno dal crollo di un enorme seracco di ghiaccio, collassato lungo la montagna domenica 3 luglio. All’appello mancano 13 escursionisti.
I soccorritori sono al lavoro anche con 4 droni ma la speranza di trovare qualcuno ancora in vita è molto bassa. Due droni si muoveranno nella parte alta del ghiacciaio; altri due nella parte medio-bassa del seracco precipitato. La base delle squadre e dei comandi dei droni è al Rifugio Capanna Ghiacciaio, la struttura che la valanga ha sfiorato. Oltre al Soccorso alpino Cnsas opera una squadra del Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf).
L’enorme massa di ghiaccio e roccia ha restituito finora 7 morti e 8 feriti, due dei quali in maniera grave. Mancano all’appello della strage della Marmolada 13 persone, di cui tre straniere. Poche le speranze di ritrovarli in vita. Quando, attorno alle 14 del 3 luglio, si è verificato il distacco del blocco di ghiaccio, per un fronte di centinaia di metri, c’erano due cordate di alpinisti sulla montagna. Fra i soccorritori c’è però anche un po’ di sollievo perché ieri 4 luglio, nella seconda giornata di ricerche, 5 escursionisti di cui non si avevano notizie si sono fatti vivi.
Caldo record anche in vetta
Un bilancio ancora parziale, quello della tragedia sulla Marmolada, che però è purtroppo già scritto nella storia. Si tratta infatti della più grave tragedia della montagna italiana. Gli stessi soccorritori hanno dovuto interrompere per alcune ore le ricerche a causa del maltempo. Il rischio di altri crolli era troppo elevato. Tutti agiscono con estrema cautela su una superficie insidiosa. Le temperature dell’estate più calda che si ricordi, peggiore che nel 2003, avevano toccato un record proprio sulla Marmolada il 2 luglio. Nel giorno precedente alla tragedia in cima al ghiacciaio c’erano 10 gradi: troppi.
Val Ferret, il ghiacciaio si muove
E intanto l’allerta per il rischio di crolli da altri ghiacciai è scattata all’altro capo delle Alpi. In Val Ferret, che assieme alla Val Veny è la vallata sotto il massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta. Il rischio riguarda il ghiacciaio di Planpincieux, già osservato speciale da tempo per i crolli. Il ghiacciaio si trova sul versante italiano del Bianco. Questa sera, 5 luglio, è previsto un temporale e si temono conseguenze. L’allerta riguarda una porzione di ghiacciaio da circa 400mila metri cubi. Un ‘muro’ di ghiaccio e roccia che si muove fino a un metro al giorno.
Draghi ai piedi della Marmolada
Ieri ai piedi della Marmolada, a sostenere la comunità dei soccorritori, e a esprimere vicinanza ai territori colpiti, è giunto anche il premier Mario Draghi. Il capo del Governo ha tenuto un vertice con amministratori e tecnici e ha incontrato alcuni familiari delle vittime e dei dispersi. “Oggi l’Italia piange queste vittime – ha detto – e tutti gli italiani si stringono con affetto“. “Questo è un dramma – ha dichiarato – che certamente ha delle imprevedibilità, ma certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica. Il Governo deve riflettere su quanto accaduto e prendere provvedimenti perché quanto accaduto abbia una bassissima probabilità di succedere e anzi non si ripeta“.