Sciopero dei taxi, caos nelle città
Servizio bloccato da Nord a Sud contro la liberalizzazione contenuta nel PNRR, vista come una svendita a una concorrenza selvaggia
Continua lo sciopero dei taxi in Italia. I tassisti si sono fermati martedì 5 luglio e continuano a farlo oggi 6 luglio paralizzando il servizio.
La protesta riguarda l’articolo 10 del ddl Concorrenza, uno dei progetti più importanti del PNRR che l’Italia deve attuare pena la mancata erogazione dei fondi europei da Bruxelles. Secondo i tassisti, l’articolo incriminato rischia di “delegittimare il settore a favore delle multinazionali“. ”Draghi, non te lo chiede l’Europa, te lo chiede Uber” recitava uno striscione alla manifestazione romana dei tassisti. Il riferimento è al noto servizio di trasporto privato, sul modello americano, che i tassisti vedono come forma di concorrenza sleale.
Ma il Governo Draghi non sembra avere alcuna intenzione di cedere. Per bocca della viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, ribadisce che “non c’è l’intenzione di stralciare l’articolo 10 del Ddl Concorrenza“. Resta comunque la disponibilità “a portare avanti il confronto per chiarire meglio e puntualizzare“.
Taxi introvabili in città
La protesta dei taxi ha visto migliaia di conducenti di auto bianche sfilare per le strade del centro di Roma il 5 luglio, paralizzando il traffico. Si sono svolti gli interventi finali dei sindacalisti dal palco, ma poi tutto è degenerato. Quando parte dei tassisti si è diretta sotto Palazzo Chigi ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine e lancio di bottigliette di plastica. Notevoli i disagi per chi oggi 6 luglio era alla ricerca di un taxi. Il servizio appare bloccato in tutte le maggiori città italiane. Da Palermo a Milano, da Genova a Torino e a Napoli. In molti hanno ripiegato sui mezzi pubblici o su Uber.
La posizione dei tassisti
Il ddl Concorrenza è in commissione alla Camera, ricorda l’Ansa. Gli emendamenti attendono i pareri del Governo ma i nodi, tra cui quello dei taxi, l’esecutivo li affronterà solo la prossima settimana. “I tassisti si sono fermati perché vogliono che il Parlamento si assuma la responsabilità di discutere con i sindacati, i Comuni e le Regioni su come migliorare il servizio . Così il leader di Unica Cgil taxi, Nicola Di Giacobbe. “I taxi sono un servizio pubblico con una tariffa amministrata dai Comuni. Il tentativo è dare in mano questo servizio alle multinazionali, fonte dello sfruttamento del lavoro altrui. Il Governo ci pone la richiesta di una delega che rimandiamo al mittente. I tassisti difenderanno il loro lavoro. Non permetteremo un regalo alle multinazionali. Siamo pronti a venire a un tavolo di concertazione per migliorare il servizio ma diciamo no alla legge delega“.