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Twitter, Elon Musk si ritira. Il social gli fa causa

Il titolo crolla in Borsa e acuisce la crisi della società di microblogging di San Francisco

Dopo settimane di tentennamenti, Elon Musk, l’imprenditore più ricco del mondo, ha rinunciato definitivamente all’acquisto di Twitter. In Borsa il titolo del social media sprofonda. Si apre adesso una lunga battaglia legale: il destino di Twitter è incerto.

È stato l’ente di vigilanza della Borsa americana, la Sec (Security exchange commission) ha riferire dell’abbandono di Musk, il quale ha rinunciato al mega investimento da 44 miliardi di dollari. Secondo una lettera inviata da un avvocato del magnate miliardario all’ufficio legale della società, di cui la Sec ha ricevuto una copia, “Twitter non ha rispettato i suoi obblighi contrattuali“. E non avrebbe fornito le “informazioni commerciali richieste“. “A volte Twitter ha ignorato le richieste di Musk a volte le ha respinte per motivi che ci sembrano ingiustificati. E in altre occasioni ha fornito informazioni incomplete o inutilizzabili“, si legge ancora nella lettera.

elon musk

Al centro del contendere la reiterata richiesta da parte di Musk di una sorta di ‘certificazione’ sugli account spam e fake. Ovvero sul fatto che essi siano presenti su Twitter in misura non superiore al 5%. Un dato che la società di San Francisco non ha mai fornito, pur rispondendo alla questione. E su questo si è innescata una polemica durata quasi tre mesi fra il magnate miliardario e gli amministratori del social di microblogging. Fino al divorzio di queste ore che Elon Musk sembra aver deciso una volta per tutte.

Musk e Twitter, conflitto insanabile

La risposta di Twitter, guidato dal Ceo Parag Agrawal, non si è fatta attendere. Il social di microblogging di San Francisco ha annunciato che avvierà una causa legale contro Elon Musk. Le azioni di Twitter Inc. sono crollate del 9% nel trading post-chiusura della Borsa dopo che Elon Musk ha annunciato di aver ritirato la sua offerta da 44 miliardi di dollari. La situazione di Twitter non è rosea. L’azienda ha licenziato il 30% del team dedicato al recruiting, a due mesi dal blocco delle assunzioni in tutta la società. Lo ha affermato un portavoce del social network a Techcrunch, rifiutando di condividere il numero esatto di dipendenti interessati. Secondo il Washington Post, la situazione della piattaforma non è delle migliori.

Da mesi, Twitter ha sospeso la maggior parte delle assunzioni e dei rientri, a parte i ruoli più critici. Si tratta solo dell’ennesima difficoltà che interessa i colossi del web. Non solo Musk e Agrawal, dunque. Si stima che negli ultimi due mesi siano stati licenziati oltre 30mila lavoratori nel settore del tech. Con i social network non immuni alla crisi del mercato. Concorrenti di Twitter ome Meta-Facebook e Snap hanno adottato misure precauzionali per far fronte alla situazione. Proprio la scorsa settimana, Mark Zuckerberg, Ceo di Meta, ha riferito ai dipendenti la necessità di prepararsi a mesi più difficili dal punto di vista delle risorse. Con più lavoro e meno personale a disposizione.

Parag Agrawal Twitter
Il Ceo di Twitter, Parag Agrawal (secondo da sinistra). Foto Twitter @serratevruz

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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