Martino Midali: “La mia donna dinamica, ispirata dalla radical chic milanese”
Il celebre stilista italiano si racconta e racconta la sua donna in un'intervista esclusiva a VelvetMAG
Da sempre attento alle diverse necessità della clientela femminile, Martino Midali è un designer al servizio di tutte le donne, nel segno dell’inclusività.
Midali, giovanissimo, comincia la sua scalata nel mondo della moda a Milano, diventando uno degli stilisti di punta del panorama nazionale con l’omonimo fashion brand. “Volevo trovare un lavoro che fosse un modo di vivere, un’attività che mi consentisse di essere felice. Per questo ho cominciato a disegnare T-shirt. Non pensavo di certo di mettere in piedi un’azienda come questa”. Precursore nell’uso della maglia, del jersey in per realizzare giacche, gonne e pantaloni, da sempre sostenitore dell’elastico in vita, ha cambiato la percezione del vestire a un sempre più vasto pubblico femminile.
“Io non vendo solo un abito, ma una forma da indossare e da interpretare”. “Sono un romantico, una persona istintiva. Amo il mio lavoro e mi appassionano le donne che indossano i miei capi”. Oggi, dopo quarant’ anni di un’assoluta dedizione al lavoro e di una buona dose di concretezza, “Il Re della maglia” continua a creare con un preciso stile contemporaneo, molto riconoscibile, curando ogni dettaglio.
Intervista esclusiva di Martino Midali a VelvetMAG
La sua storia lavorativa nasce negli Anni Ottanta disegnando T-shirt dai colori forti ispirate alla Pop-Art. Come scaturì in lei la passione per la moda?
Ho avuto questa sensibilità sin da quando ero giovanissimo. Ero solo un ragazzino quando andavo dagli straccivendoli a Livorno, parlo degli Anni Settanta. Amavo aprire le balle di vestiti che arrivavano dall’America e con la mia fantasia, rielaboravo capi che avevano una storia a modo mio. Sceglievo tra queste, le camicie da notte con pizzi e merletti e li tingevo in casa e mi divertivo a vestire le mie amiche. Per me era un gioco. Poi un lungo percorso, una storia di carattere, coraggio, solidità, fantasia, estro, infinita voglia di andare oltre e sperimentare.
Ero un ragazzo sospeso tra la solidità delle origini lombarde e lo spirito da erede morale dei figli dei fiori. Ero innamorato della loro filosofia, della loro creatività, stimavo la loro voglia di cambiare la società. Ma di sovversivo in me era semplicemente la mia fantasia, di innovatore della moda. Mi dedico alla New Generation americana, a Jack Kerouac e a tutte le letture di questa generazione e mi innamoro di quello che l’America poteva offrimi. Sognavo con la Pop Art e Andy Warhol e mi sono ispirato a loro con la mia prima linea di t-shirt sulle quali c’è l’effige di celebrità, come Rod Stewart, arricchite da dettagli fluo.
L’innovazione che la caratterizza è la maglia, come avviene questa scelta?
All’inizio non è successo immediato e molti buyer restano perplessi. Le donne entrano però pian piano nella mia idea di femminilità e iniziano ad apprezzare i capi che si rivelano comodi perfino per viaggiare, perché non si stropicciano, occupano poco spazio ma, allo stesso tempo, risultano elegantemente essenziali. Scopro che la maglia può interpretare corpi diversi e tanti tipo di donna, dona comodità e praticità a chi la indossa, e riesce con la sua elasticità a soddisfare ogni esigenza. Ma non contento inizio a decostruire l’anatomia del corpo femminile e inserisco l’elastico in vita nei pantaloni e nelle gonne. Ai tempi mi prendevano per matto, era una vera e propria rivoluzione. Adoravo anche le coulisse, tutto quello che poteva donare adattabilità e libera interpretazione a un capo.
Quando crea immagina una donna dalla forte personalità, dinamica che ha bisogno di essere comoda in ogni momento della giornata. Perché ha scelto questo stile?
Questo mio stile è nato in un preciso momento storico. Ovvero a fine Anni Settanta, inizio Ottanta, agli esordi del prêt-à-porter milanese che aveva già dato una struttura del costume diversa rispetto all’Alta Moda di Roma, Milano da allora si trasforma e diventa negli anni una città internazionale.
Ho creato un’immagine di una donna dinamica, mi sono molto ispirato alla radical chic milanese, una donna che voleva imporsi nella sua società oltre che con un ruolo in famiglia, doveva esprimere sé stessa ad ogni costo anche professionalmente, voleva competere con una mentalità maschile.
Come ha sviluppato ciò?
Dagli Anni Ottanta, fino ai Novanta mi sono battuto perché le mie donne potessero mettere i nostri capi in lavatrice senza rovinarli. In quel periodo non c’era l’offerta di materiali che c’è oggi. Usando tantissimo jersey avevo bisogno di un tessuto che non prendesse le forme del corpo sulle ginocchia, sui gomiti, sul sedere. Ho fatto una grande lotta con i grossi fabbricanti di allora e ho ottenuto quello che volevo. Ecco perché amo il jersey. Non ho mai voluto dare un diktat nella moda, mi piace creare delle forme che la donna poi può interpretare secondo necessità, possibilità, impegni, lavoro.
Ha una musa in particolare o un’attrice/celebrity che predilige?
Amo vestire donne comuni e donne celebri. Suggerisco un gusto, una filosofia, senza imporre dei canoni: una moda per tutte le donne, per tutte le età, tutte le taglie. Una moda democratica.
Le collezioni Martino Midali sono caratterizzate da linee pulite e contemporanee, non c’è mai stato un momento in cui ha immaginato di trasgredire per abbracciare uno stile diverso?
Tante volte mi piacerebbe fare uno stile diverso, ma alla fine non credo di riuscirci perché il mio stile è l’espressione di quello che sono dentro, la mia personalità è questa … sarebbe impossibile per me… La mia moda nasce dentro me, non per nozioni acquisite, non per un percorso scolastico.
E’ molto legato alla Lombardia ed in particolare a Milano, come le sue origini influenzano anche la sua moda?
Ho una testa molto aperta, sono una persona che ha viaggiato molto, sto bene in tanti posti, ma devo dire che preferisco in assoluto la cultura mediterranea, mi piace tutta l’Italia. Nasco al Nord, ma comunque adoro il Sud, Roma, la Liguria, Bologna, Firenze. L’Italia è bella tutta, ricca di civiltà e di storia. Logicamente sono nato a Milano, la mia famiglia è una famiglia longobarda pura, sono molto legato al mio territorio, è una città che mi ha dato tanto. Ho vissuto e lavorato in una Milano che, da piccola e provinciale, si è trasformata in una grande metropoli internazionale; mi ha insegnato il rigore e la disciplina.
Come è nata l’idea di scrivere insieme a Cinzia Alibrandi il libro La stoffa della mia vita?
Cinzia l’ho conosciuta tramite un’intervista qualche anno fa, mi aveva fatto delle domande molto intelligenti, mi avevano colpito al cuore. Sono stato me stesso con lei pur non conoscendola approfonditamente. Poi parallelamente un giorno ero in un mio negozio, e mi sono presentato a una nostra cliente storica che era felice di scoprire chi ci fosse dietro il brand Martino Midali, contenta di scoprire una persona reale e vera, mi fece capire che le sarebbe piaciuto conoscere la mia storia.
«Piacere, mi chiamo Maria e vesto da vent’anni Martino Midali. Non sapevo che faccia avesse e sono felice di conoscerla oggi. Complimenti! Immagino che l’armonia irregolare dei suoi vestiti appartenga anche alla sua vita. Mi piacerebbe tanto leggere di lei in un libro: penso che dovrebbe scrivere la sua biografia.» Nasce in me il desiderio di imprimere in un libro la storia della mia vita tramite l’aiuto di Cinzia Alibrandi. Cinzia diventa quindi la persona ideale con la quale scrivere la mia biografia.
Tra i capi must 2022 Martino Midali troviamo il kimono, protagonista di una capsule collection dall’animo sostenibile per la stagione invernale. Come avviene questa scelta?
Un nuovo progetto speciale. Una capsule collection sartoriale, da personalizzare in base alla richiesta della cliente. Ho deciso di fare proprio il kimono, un capo culto della tradizione giapponese, un capo sofisticato ed eclettico, proponendone una rielaborazione che però rispetta la versione originale. Rimangono inalterate quindi la linea a T, le maniche ampie e la lunghezza fluida, ma il kimono del marchio si contraddistingue per la fattura artigianale che diventa un campo dove si gioca il contrasto tra tessuti e fantasie diverse.
Il velluto stretch viene abbinato a motivi floreali, animalier o geometrici, andando a definire un capospalla che richiama il mondo delle geishe stando lontano dagli eccessi. Ho aggiunto il valore della sostenibilità facendo ricerca tra i miei fornitori di tessuti belli, ma che non sarebbero potuti essere utilizzati perché limitati. Ogni serie è in edizione limitata perché una volta esaurita la variante non si può replicare!
Il kimono da lei proposto è in tessuto green. Quanto è importante oggigiorno guardare alla sostenibilità nel comparto moda e qual è l’impegno del Gruppo Martino Midali in questo senso?
Oggi la società in cui viviamo ce lo richiede e noi dobbiamo salvaguardare il nostro pianeta. Tutte le nuove capsule che presentiamo si basano sulla tecnica upcycled per creare nuovi capi con tessuti di scarto
Quante boutique e negozi Martino Midali ci sono?
52 store distribuiti in tutta Italia, amo il nostro Paese e ultimamente abbiamo dedicato particolare attenzione al Centro Sud.
Non ama particolarmente promuovere il suo brand attraverso le sfilate, perché?
Ho fatto per molti anni sfilate, ma poi le ho sospese tutte, perché mi sono ribellato a questo sistema, ogni collezione che si presentava doveva sempre più stupire e non mi identificavo più nelle collezioni solo di immagine. Io volevo fare le cose che piacevano alla mia clientela, magari capi banali da fare sfilare su una passerella, ma sicuramente che rispondevano alle esigenze femminili del mio pubblico.
Se dovesse definire Martino Midali con alcuni aggettivi cosa direbbe di lei?
Curioso, affidabile, senza tempo, vero, di personalità rumorosa senza fare rumore
Un progetto futuro a cui sta lavorando?
Mi piacerebbe ricostruire il mio primo showroom a Milano, sempre nel quartier generale di via Fratelli Bronzetti, in chiave moderna o meglio contemporanea e fare ogni stagione un progetto nuovo che possa soddisfare e incuriosire la mia clientela affezionata, contenitore del MARTINO MIDALI MAISON, iniziativa presentata nella scorsa Fashion Week.