Borsellino, l’Italia vuole verità e giustizia sulla strage di via D’Amelio
Eventi a 30 anni da quel 19 luglio 1992. Ma la famiglia del giudice chiede silenzio: "Basta retorica, i mandanti esterni alla mafia si nascondo ancora"
Molti gli eventi a Palermo, oggi 19 luglio, in memoria del giudice Paolo Borsellino. Ma non ci saranno discorsi dal palco. La famiglia chiede silenzio e polemizza contro la mancanza di verità e giustizia sulla strage di via D’Amelio a trent’anni dai fatti.
Chi sono i mandanti esterni annidati negli apparati dello Stato? Perché non si indaga a fondo su chi rubò l’agenda rossa del giudice pochi minuti dopo la strage? Perché i depistaggi operati da uomini delle forze dell’ordine sono a tutt’oggi senza colpevoli? Perché si sta correndo il rischio di smantellare il complesso di leggi, anche dure, come il cosiddetto 41 bis, che il pool antimafia di Caponnetto, Falcone e Borsellino ha lasciato in eredità all’Italia?
Queste alcune delle domande che la famiglia del giudice, in particolare Salvatore Borsellino, il fratello, e con lui i figli del magistrato, Manfredi, Lucia e Fiammetta, continuano a tenere vive. Per sottolineare come ancora si sia lontani dalla completa verità sulla strage di via D’Amelio. La ‘manovalanza mafiosa’ è stata colpita, salvo il fatto che è ancora in corso un processo contro il boss latitante Matteo Messina Denaro.
Le ‘menti raffinatissime’
Ma la ‘menti raffinatissime’ extra mafiose di cui parlò Giovanni Falcone in occasione del mancato attentato contro di lui all’Addaura nel 1989, chi sono e dove si nascondono? Per la famiglia Borsellino esse hanno agito anche in via D’Amelio, nell’ambito di una strategia stragista di Stato contro chi stava mettendo in crisi non solo la mafia.
Strategia stragista
I giudici antimafia stavano mettendo in crisi anche il ‘brodo di coltura’, la ‘zona grigia’, gli intrecci inconfessabili in cui la mafia da sempre si muove: funzionari e politici compiacenti, professionisti conniventi, ‘colletti bianchi’ collusi, esponenti corrotti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti, militanti di gruppi eversivi di estrema destra. Una strategia stragista, quella delle connivenze mafiose, la cui lunga scia di sangue innocente era cominciata molti anni prima e in diversi, ma collegati, contesti criminali. Come ad esempio, secondo alcune interpretazioni, la strage di Bologna. E che avrebbe colpito anche Paolo Borsellino e la sua scorta.
La famiglia di Paolo Borsellino, e con essa la stragrande maggioranza degli italiani, chiede dunque, con forza, verità e giustizia. E di non scadere definitivamente, dopo trent’anni, nella retorica, facendo del giudice e della sua scorta dei ‘santini’, buoni soltanto a lavare la coscienza collettiva nazionale.
Borsellino, il depistaggio
A Palermo, così come in altre parti della Sicilia e in altre regioni dell’Italia, sono previsti manifestazioni, dibattiti, mostre, spettacoli teatrali e fiaccolate. C’è il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, con studenti e scout da tutta Italia. Si fa memoria del giudice Paolo Borsellino e dei 5 agenti di scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Sulle celebrazioni pesa, in particolare, la recente sentenza del processo a Caltanissetta sul più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana.
Un procedimento conclusosi con la prescrizione per due poliziotti e l’assoluzione per un terzo agente. In sostanza: i depistaggi sono accertati ma non c’è alcun colpevole. “Avremmo voluto celebrare il trentesimo anniversario con una vittoria sulla mafia. E quindi con la scoperta della verità. Purtroppo sarà anche quest’anno solo un appuntamento rimandato“, ha dichiarato Salvatore Borsellino, fratello del magistrato.
Le stragi del ’92-’93
“Sono stati celebrati numerosi processi ma ancora attendiamo di conoscere tutti i nomi di coloro che hanno voluto le stragi del ’92-’93. Abbiamo chiaro che mani diverse hanno concorso con quelle di Cosa Nostra per commettere questi crimini. Ma chi conosce queste relazioni occulte resta vincolato al ricatto del silenzio“, ha sottolineato Salvatore Borsellino, riporta l’Ansa.
Silenzio di protesta
“Ora chiediamo noi il silenzio” ha avvisato. “Silenzio alle passerelle. Silenzio alla politica. Perché invece di fare tesoro di ciò che in questi trent’anni è successo, ci accorgiamo che la lotta alla mafia non fa più parte di nessun programma politico“. Per Borsellino “quest’anno la nostra giornata di memoria si intitolerà ‘Il Suono del Silenzio’. Poiché niente deve poter rompere questo silenzio, se non la musica. Ci sarà in Via D’Amelio soltanto una pedana sopra la quale ci sarà un grande violoncellista, Luca Franzetti“.