Sgominato un gruppo di criminali appartenente ai Pink Panthers. Ossia un’organizzazione di ex militari dell’Europa orientale, specializzata in rapine alle gioiellerie.
La polizia del capoluogo lombardo ha fermato 3 cittadini del Montenegro su mandato della Procura della Repubblica. Gli investigatori sospettano che i tre facciano parte di un’organizzazione criminale internazionale, i Pink Panthers appunto, composta anche da ex militari provenienti per lo più dall’Europa dell’Est. Si ritiene che i Pink Panthers siano responsabili di rapine avvenute negli ultimi anni in varie gioiellerie del centro di Milano.
Due membri della banda erano già finiti agli arresti precedentemente. Si tratta in primo luogo del serbo Danilo Vucinic, di 38 anni, che nel 2018 la Svizzera ha estradato in Italia. In secondo luogo di Vladimir Vujacic, di 46 anni, che le autorità del Montenegro catturarono nel settembre del 2020 a Podgorica, la capitale del Montenegro, su mandato della Procura milanese. Gli inquirenti che indagavano sui Pink Panthers ritenevano che fosse tra gli autori della rapina alla gioielleria Paradiso Luxury, in pieno centro di Milano, nel 2017.
Pink Panthers, chi sono
Quella volta, 5 anni fa, i presunti Pink Panthers avevano effettuato un’operazione dai tratti paramilitari, perfettamente studiata nei minimi particolari. In 50 secondi erano riusciti a portar via 200mila euro di bottino in gioielli e orologi. Un tipo di rapina che in gergo si chiama “smash and grab” (distruggi e afferra). La modalità è tipica di come i Pink Panthers agiscono in vari paesi d’Europa. Con questo nome si identifica un vasto gruppo di banditi, specializzati nel rapinare le gioiellerie del vecchio continente. L’organizzazione, nata nel 2003, conta centinaia di aderenti, molti dei quali marginali rispetto al nucleo principale della banda. Assursero alle cronache dopo aver messo a segno colpi audaci a Londra e Zurigo.
Come nacque la banda
I Pink Panthers, secondo l’Interpol e i media, sorsero per iniziativa di un gruppo di ex militari serbi, che poi coinvolsero centinaia di commilitoni ed ex commilitoni. E non soltanto serbi, bensì montenegrini, croati e di altre nazioni dell’ex Jugoslavia. Si trattava di reduci della guerra nella ex Jugoslavia degli anni Novanta. Personaggi senza scrupoli di fatto rimasti senza ‘lavoro’ dopo la fine di quello che era stato sino ad allora il più cruento conflitto esploso in Occidente dopo la seconda guerra mondiale. Oggi l’organizzazione, sostengono gli investigatori, annovera anche rapinatori per così dire ‘civili‘. Non più solo ed esclusivamente uomini con esperienze militari prolungate o direttamente di guerra.