Attesa, oggi 27 luglio, per il primo vertice del Centrodestra in vista delle elezioni. Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini s’incontreranno per chiarirsi. L’alleanza è più complessa di quel che sembra.
Il Centrodestra è favorito nei sondaggi: sommati assieme Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia possono raggiungere il 45-50% dei consensi fra gli italiani. Almeno 7 punti sopra il Centrosinistra. E paradossalmente è per questo che il cartello elettorale è tutt’altro che semplice. Gli appetiti e le ambizioni crescono di giorno in giorno. Così il vertice di oggi, sostengono gli osservatori, sarà anche quello del chiarimento, al limite tra lo sfogatoio e la resa dei conti. I principali nodi – da chi farà il premier in caso di vittoria alla ripartizione dei collegi uninominali – sono sul tavolo e pesano come un macigno.
Elezioni, i centristi
Alle 17 i leader di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega si vedranno con i centristi. Dovrebbero presentarsi Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia, e Luigi Brugnaro, fondatore di Coraggio Italia. Ma non ci sarà Giovanni Toti, fondatore di Italia al centro: una forza politica che non si esclude possa passare al Centrosinistra .
Il vertice tra Meloni, Salvini e Berlusconi servirà per fare un punto sulle elezioni del 25 settembre. E per definire una volta per tutte se vale ancora la regola che assegna al primo partito la facoltà di indicare il candidato premier della coalizione. L’appuntamento stavolta è in una sede istituzionale, come voluto da Giorgia Meloni, stanca di fare incontri conviviali con i suoi alleati a ‘casa Berlusconi’, ovvero Villa Grande sull’Appia antica.
Summit a Montecitorio
Il summit si svolgerà a Montecitorio, al gruppo della Lega Nord. Più precisamente, salvo cambiamenti di programma dell’ultima ora, nella capiente (quanto basta) Sala Salvadori, dove di solito si vede lo stato maggiore del Carroccio. Una location dove spicca, alle spalle del lungo tavolo delle riunioni, un imponente quadro raffigurante la Battaglia di Lepanto, dal forte valore simbolico, almeno nell’iconografia leghista. Quella delle origini, costruita sul pratone di Pontida con lo spadone di Alberto da Giussano.
La tela, che occupa quasi tutta la parete, raccontano, fu fortemente voluto da Umberto Bossi, fondatore della Lega, dura e pura, che già dai suoi esordi spiccava per i vari rimandi figurativi provenienti dalla mitologia celtica e pre-romana. A cominciare dal culto di Eridano con tanto di pellegrinaggio alle sue sorgenti e ampolla versate alla sua foce. Un movimento fatto soprattutto di militanti, che amavano le messe in latino e non mancavano di rievocare le eroiche gesta della battaglia di Lepanto del 1571, la madre di tutte le vittorie anti-islamiche.
La ‘quadra’ da trovare
Accontentata FdI sulla location, ora bisognerà capire se Salvini, Meloni, Berlusconi e Antonio Tajani riusciranno a trovare la quadra. Per usare un’altra espressione cara al ‘Senatur’, fondatore del partito di via Bellerio ora guidato dal ‘Capitano’. Ma è difficile immaginare che basterà un incontro per appianare le tensioni. Dal punto di vista psicologico il Centrodestra appare sfavorito, perché, dati i numeri dei sondaggi, da mesi, le prossime elezioni sembrano già vinte. Ma, come dice il proverbio, non bisogna vendere la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato.