Blonde, perché le polemiche sulla Marilyn di Ana de Armas sono inutili
Il primo trailer ufficiale è stato accompagnato da alcune critiche riguardo la scelta dell'interprete protagonista
Il recente trailer di Blonde, (discusso) “biopic” su Marilyn Monroe con Ana de Armas, ha fatto storcere il naso ad alcuni utenti. In particolare, proprio la scelta dell’interprete principale non sembra aver incontrato i favori del pubblico, ingiustamente: ecco il motivo.
Basato sull’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, Blonde di Andrew Dominik è sicuramente uno dei titoli più attesi dell’anno. La pellicola, inoltre, sarà presentata in concorso alla 79a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La curiosità è tanta, così come lo sono state le polemiche sin dall’uscita del primo trailer ufficiale, che ci ha dato un assaggio preliminare di Ana de Armas nei panni dell’iconica, indimenticata e indimenticabile Marilyn Monroe. Proprio l’interprete cubana naturalizzata spagnola è finita nell’occhio del ciclone.
Nonostante il suo debutto in lingua inglese risalga ormai al 2015 con il thriller Knock Knock – al fianco di Keanu Reeves – in molti non hanno potuto fare a meno di notare il suo accento. Nel trailer, diffuso di recente da Netflix, la de Armas ricalca in maniera adeguata i tratti della personalità che hanno reso Marilyn Monroe un’icona, riportando quella difficile commistione di sensualità-fragilità. Eppure, sebbene l’interprete si sia sottoposta a “nove mesi di lezioni dialettali” – come riporta il Times – la sua cadenza ispanica è stata evidente. A discapito di quanto si possa pensare, però, non si tratta di un dettaglio così rilevante, per diverse ragioni.
Blonde NON è un vero biopic su Marilyn Monroe: cosa aspettarsi dal film
Già lo scorso anno abbiamo assistito a un caso analogo con Spencer di Pablo Larraín. Sin da subito, la decisione di affidare il ruolo di Lady Diana a Kristen Stewart ha suscitato polemiche per via del percorso altalenante dell’interprete statunitense (che negli ultimi anni è riuscita a “redimersi”). E infatti, la scelta si è rivelata vincente per una semplice ragione: il regista cileno non ha optato per la strada tradizionale del biopic. Anzi, ha deciso di raccontare “una favola tratta da una tragedia vera“. In tal senso, la compianta Principessa di Galles è divenuta un’eroina in grado di sconfiggere i propri demoni interiori e di riappropriarsi, seppur brevemente, della sua vita, ottenendo una sorta di lieto fine.
Sulla medesima via dell’astrazione sembra porsi anche Blonde, con Ana de Armas. La pellicola, come si è detto, si basa sull’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates che offre una versione per l’appunto romanzata della vita di Marilyn Monroe. La storia è infatti raccontata in prima persona, dall’ottica della bionda più famosa del grande schermo, a cui però si aggiunge anche il punto di vista del pubblico. La pellicola sembra dunque sdoppiarsi, mostrando Marilyn Monroe, la diva che tutti conoscevano, sensuale ed esplosiva da una parte, e Norma Jean Baker, la donna fragile una volta spente le luci dei riflettori, dall’altra.
In quanto tale, Blonde si pone come una rivisitazione immaginaria dell’iconica figura del grande schermo, tragicamente scomparsa a 36 anni. Quella “favola tratta da una tragedia vera“, avulsa da qualsiasi pretesa di realismo, di cui ha parlato Larraín a proposito di Spencer. E chissà se anche la bionda più famosa del cinema, almeno nella finzione del grande schermo, riuscirà ad ottenere il suo lieto fine. Sarà possibile scoprirlo a partire dal 23 settembre, data di uscita della pellicola su Netflix.