Elezioni, alleanza PD-Azione: dilemma a sinistra. Di Maio e il diritto di tribuna
Sinistra Italiana e i Verdi protestano per l'intesa dei dem coi centristi di Calenda. Letta vedrà Fratoianni e Bonelli
Il giorno dopo l’intesa per le elezioni fra PD e Azione con + Europa è la volta della sinistra e dei Verdi. Il segretario dem, Enrico Letta, cerca di tenere tutti insieme ma deve fare i conti anche con Di Maio.
Dopo giorni di tira e molla, veti e ultimatum, Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova hanno firmato il patto, al termine di una riunione alla Camera durata due ore il 2 agosto. Un’intesa “elettorale per essere vincenti nei confronti della destra“, ha detto Letta. “Oggi si riapre la partita“, ha ribadito Calenda. Sondaggi alla mano, il Centrosinistra sa che il Centrodestra parte di gran lunga favorito in vista delle elezioni. Per questo Letta ha sempre cercato di costruire un’alleanza la più larga possibile. Dopo l’addio al M5S, reo di non aver votato la fiducia a Draghi in Senato, il compagno di viaggio più corteggiato è stato Calenda che, però stava coltivando la tentazione di correre da solo, al centro, in una lista con Più Europa.
La rabbia di Conte
Il senso dell’alleanza è stato riassunto da Letta. “Non è immaginabile che, dopo Draghi, il Paese passi al governo delle destre e sia guidato da Giorgia Meloni“. E Calenda: “L’accordo elettorale riapre la partita. Tutti i punti che avevamo chiesto a Letta sono stati recepiti. I voti di Azione non andranno a chi ha sfiduciato Draghi“. Caustico Giuseppe Conte, scaricato dal patto per le elezioni: “Finalmente è finita la telenovela. In bocca al lupo alla nuova ammucchiata“.
Elezioni, dilemma a sinistra
La firma dell’alleanza ha subito prodotto uno smottamento in vista delle elezioni. Da tempo il PD ha un dialogo anche con Sinistra Italiana e Verdi, che adesso chiedono “di verificare se ancora ci siano le condizioni di un’intesa elettorale“. Per Nicola Fratoianni (SI), “l’accordo tra Pd e Azione/+Europa è legittimo ma non vincolante sul tema programmatico“. Non piace il richiamo al Governo Draghi, che vedeva SI e Verdi all’opposizione. Diversi passaggi, come quello sul via libera ai rigassificatori, sono indigeribili. Un chiarimento è in programma a breve: Letta incontrerà Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Verdi) al Nazareno nelle prossime ore.
Il diritto di tribuna
Siccome, però, l’intesa per le elezioni prevede che nessun segretario di partito e nessun fuoriuscito da Forza Italia e Movimento Cinque Stelle si candidi nei collegi uninominali, il PD ha offerto un posto nei listini proporzionali della sua lista Democratici e progressisti “ai leader di partiti e movimenti che entreranno a far parte dell’alleanza“. È il cosiddetto diritto di tribuna. L’opportunità può tentare chi guida forze che rischiano di non toccare il 3%. E quindi di non avere eletti. In Transatlantico, sono venuti subito in mente Bruno Tabacci e Luigi Di Maio, fondatori di Impegno civico. Il ministro degli Esteri ha incontrato Letta, seminando scompiglio nei parlamentari che lo hanno seguito nell’uscita dal M5S. “Se accetta il diritto di tribuna ci abbandona e Impegno civico salta“, commentava un deputato.
Elezioni, Renzi va da solo
Non pare che il PD abbia fatto l’offerta di un diritto di tribuna alle elezioni a Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Anche solo in quanto ex premier ed ex segretario del PD, Renzi difficilmente accetterebbe di derubricarsi a candidato in un listino protetto nel proporzionale dell’amico-nemico Letta. Malgrado sia Letta che Calenda dichiarino che non ci sono veti, il leader di Italia Viva è in realtà intenzionato a correre da solo, al centro. “Quello che gli altri definiscono solitudine, noi lo chiamiamo coraggio. Noi siamo il vero voto utile” è l’idea renziana, sebbene i sondaggi non siano buoni per il suo partito.