Alfred Hitchcock, il lato oscuro dietro il genio “tiranno”: il retroscena di Dakota Johnson
Dalle tendenze dominatrici sul set agli scherzi crudeli verso gli attori: la verità sul "maestro del brivido"
Sospesa tra mito e finzione, la vita di Alfred Hitchcock continua ad essere un enigma anche a distanza di 42 anni dalla scomparsa del maestro. Genio indiscusso della settima arte, il regista britannico vanta una fama ben poco lusinghiera sul set, soprattutto dopo un retroscena rivelato da Dakota Johnson.
Nel corso di mezzo secolo di carriera, Alfred Hitchcock ha diretto cinquantatré lungometraggi: i primi ventitré – dal 1925 al 1939 – appartenenti al cosiddetto periodo britannico; i successivi, a seguito del suo trasferimento negli States, appartenenti al periodo statunitense. Ciascuno di essi rappresenta un tassello importante nella costruzione della sua poetica, la quale gli ha permesso di introdurre concetti peculiari come l’artificio del MacGuffin o la suspense.
Innovatore dal punto di vista tecnico – come dimostra il particolare sistema usato in Vertigo – La donna che visse due volte, nata da una combinazione di una carrellata indietro con lo zoom – il maestro del brivido continua ancora oggi a fare scuola. Eppure, la sua fama sul set era tutt’altro che lusinghiera. Dalle tendenze dominatrici nei confronti delle sue bionde muse, da Grace Kelly a Kim Novak fino a Tippi Hedren, agli scherzi crudeli verso gli altri attori: ecco i lati oscuri di Alfred Hitchcock.
Il “lato oscuro” del genio del grande schermo
Da sempre geloso della sua vita privata, così come lo è stata anche la sua famiglia, di Alfred Hitchcock sono disponibili solo le informazioni che lui stesso ha deciso di divulgare. Un ritratto, tuttavia, parziale del genio della settima arte, la cui unica biografia autorizzata è stata quella di Russel Taylor, nel 1978. Ma è stato grazie all’opera di Daniel Spoto, Il lato oscuro di Hollywood, che abbiamo avuto un’immagine complessiva del maestro del brivido. Grazie alla raccolta di una serie di interviste provenienti da sceneggiatori e collaboratori venuti in contatto con il regista britannico, il pubblico ha conosciuto l’altro volto di Hitchcock.
Oltre alla sottile ironia, infatti, il regista di cult intramontabili quali Psyco, Notorious, La finestra sul cortile e Vertigo – La donna che visse due volte è stato autore di diverse bizzarrie sul set, talvolta anche colorite di una certa “crudeltà”. Si dice, ad esempio, che fece una scommessa con un attore, il quale confessò che avrebbe passato tranquillamente la notte sul set. A sua insaputa, Alfred Hitchcock somministrò nel suo caffè un lassativo, causandone una gratuita umiliazione il giorno successivo.
Dakota Johnson e l’aneddoto su Alfred Hitchcock: “Era un tiranno“
Questa sua tendenza dominatrice ebbe massima espressione soprattutto nei confronti delle sue “piacenti bionde”. Donne dotate di una bellezza a tratti algida, sicuramente sofisticata, che ben rappresentavano si adattavano al gusto estetico di Alfred Hitchcock, a differenza di Marilyn Monroe e Brigitte Bardot perché, a detta del regista: “La povera Marilyn Monroe aveva il ses*o stampato su ogni angolo del viso, come Brigitte Bardot. Con loro non si possono fare bei film perché non può esserci sorpresa, manca la sorpresa del ses*o.” Insomma angeli dotati di grazia, come Grace Kelly, Kim Novak, Vera Miles, Ingrid Bergman e Tippi Hedren, spesso remissive e mai “sfacciate”.
In particolar modo, l’ultima delle dive citate, protagonista de Gli Uccelli e Marnie, pare sia stata colei che più di tutte ha sofferto la “tirannia” del maestro del brivido. A svelarlo è stata la nipote di Tippi Hedren, figlia di Melanie Griffith, che ha seguito le orme della nonna e della madre: Dakota Johnson. In un’intervista concessa a Vanity Fair ha difatti ammesso: “Quello che è successo a mia nonna è stato orribile perché Hitchcock era un tiranno. Era talentuoso e prolifico – e importante in termini artistici – ma il potere può avvelenare le persone.” In particolare, l’interprete salita alla ribalta per la saga di Cinquanta Sfumature ha parlato del macabro regalo che il maestro del brivido avrebbe fatto a Melanie Griffith quando era bambina: una replica di Tippi Hedren in miniatura dentro una bara.
Insomma, dietro quell’offuscata immagine mitica di un uomo, rimasta a lungo avvolta nel mistero, si cela una figura più complessa e stratificata, che va oltre il semplice intrattenitore hollywoodiano. Ne emerge il ritratto di un artista sfaccettato, combattuto forse dai propri demoni interiori, ma sicuramente essenziale per il progredire della settima arte.