Candidati alle elezioni, psicodramma nei partiti
Nel nuovo Parlamento ci sarano 400 deputati, invece di 630, e 200 senatori, invece di 315. I posti sono pochi, i pretendenti troppi
Le liste dei candidati alle elezioni si chiudono il 22 agosto e, a una settimana dal blocco, le acque dei partiti politici sono agitate. Specie in casa PD, dove a Ferragosto si riunisce la direzione proprio su questo tema.
Slitta alle 20 la direzione del PD, convocata inizialmente stamattina e poi aggiornata al pomeriggio, per discutere delle liste dei candidati per le elezioni del 25 settembre. Sui motivi del rinvio, fonti del partito assicurano: “Non c’è alcuna tensione, ma solo fisiologiche discussioni. Siamo un partito“. Intanto il segretario Enrico Letta, in una lettera al Corriere di Bologna, ha spiegato la possibile candidatura di Pier Ferdinando Casini nel collegio uninominale di Bologna per la coalizione di Centrosinistra. Per lui rappresenta una “voce” a difesa della Carta costituzionale che il Centrodestra potrebbe volere cambiare.
Elezioni, il nodo Casini
“La legge elettorale attuale – scrive Letta in un passaggio della missiva – è pessima. Io non l’ho votata e la considero un errore gravissimo. Ma è in vigore e va quindi usata, nel bene o nel male. Nei collegi proporzionali ogni lista presenta i suoi candidati. E a Bologna e in Emilia-Romagna – prosegue Letta – il PD locale esprimerà ovviamente i propri, emanazione delle diverse federazioni territoriali. Poi ci sono i collegi uninominali, in comune con le diverse liste della coalizione. È in molti di questi collegi che, come coalizione, presenteremo candidati non strettamente riconducibili ai diversi partiti“. Tra cui, presumibilmente, Casini. E questo, osserva il segretario dem in un altro passaggio della lettera “per una ragione principale. È possibile, non probabile ma possibile, che nella prossima legislatura si tenti un assalto alla Costituzione da parte della destra”. Si tratta, argomenta, di “un disegno nefasto. Da sventare“.
Come dividerà i posti il PD
Nel PD il dossier elezioni è in mano a Marco Meloni, fedelissimo del segretario Enrico Letta. Il segretario dovrebbe candidarsi a Vicenza nell’uninominale. Ma i posti per accontentare tutti gli uscenti non ci sono. E in più si devono fare i conti con i seggi da garantire agli alleati. Da Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana di cui si vocifera la candidatura nell’uninominale di Pisa – la città di Letta e dello stesso Fratoianni – a Luigi Di Maio. Le polemiche sugli esclusi montano. Tra quelli che hanno fatto più rumore: Stefano Ceccanti che a Pisa potrebbe dover cedere il collegio proprio a Fratoianni. Giuditta Pini e Monica Cirinnà. Emilia-Romagna e Toscana, roccaforti sicure, non gradiscono che si mettano disposizione di big paracadutati i loro seggi blindati a scapito di esponenti del territorio.
Il Centrodestra
Nel Centrodestra l’accordo tra alleati sui numeri delle candidature per le elezioni c’è da settimane. Si tratta di 98 seggi a Fratelli d’Italia; 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, gli altri ai ‘cespugli’ centristi. Le stime, spiega il Corriere della Sera, danno Forza Italia sotto i 70 parlamentari, oggi ne ha 123. An che ex ministri, come Stefania Prestigiacomo, sono in bilico. Opposta invece la missione di Lollobrigida e La Russa, che riportano a Giorgia Meloni il lavoro sulle candidature. Qui si tratta di trovare personalità, accanto a esponenti del territorio a cui dare fiducia, per costruire una pattuglia solida e affidabile. FdI oggi conta 58 parlamentari e le stime lo danno oltre quota 130 parlamentari, di fatto più che raddoppiato.