La moda sostenibile che pensa al Pianeta
Alcuni brand si reinventano e guardano alla sostenibilità
“La moda non riguarda necessariamente le etichette. Non si tratta di marchi. Riguarda qualcos’altro che viene dentro di te”. La frase dello stilista americano Ralph Lauren, seppur pronunciata tempo fa, appare di grande attualità, in questi tempi in cui è diventato fondamentale l’impatto etico e ambientale delle proprie scelte. Che appunto vengono dall’interno. La moda sostenibile si preoccupa delle sorti del Pianeta, che passano anche dallo shopping.
L’industria tessile, infatti, è responsabile del 20% dello spreco globale d’acqua e del 10% di anidride carbonica.
Moda sostenibile: la strategia della “R”
Per questa ragione i marchi moda cercano di diventare protagonisti del cambiamento sostenibile adottando la strategia della “R”: riduzione, riuso e riciclo. La moda sostenibile è alla ricerca di materiali alternativi nella creazione di tessuti alternativi. Proprio su questi presupposti si muove la designer Damiana Spoto con il brand Le4uadre-Urban Poetry. A Matera, nella città dei Sassi patrimonio Unesco, la stilista crea accessori che nascono dalla fibra di latte o di ortica, dalla pelle di cactus e mela. La Spoto utilizza la fibra del latte, inventata da un ingegnere nel 1937. Per ogni stola prodotta ci sono ben due litri di latte invenduto o scaduto per realizzarla.
L’impegno di Stella McCartney
Vegetariana da sempre e figlia d’arte del noto musicista dei Beatles, Stella McCartney ha lanciato nel 2011 la sua etichetta di lusso. La linea comprensiva di capi e di accessori prodotti senza derivati animali, ma sempre super chic. Un esempio del suo impegno sono la creazione di un tessuto simile al camoscio e l’utilizzo di poliestere riciclato, di cashmere rigenerato e di altre fibre naturali o sintetiche.
A livello internazionale Stella McCartney è il brand inglese che per primo si è impegnato a perseguire la moda sostenibile. La stilista ha creato un tessuto simile al camoscio ovvero lo shaggy deer; impiega il poliestere riciclato; cashmere rigenerato e materiali sintetici e naturali. In collaborazione con le Nazioni Unite ha stilato una serie di regole che sono alla base di una produzione ecologica, con l’intento di sostenere associazioni che sensibilizzano sul tema dell’ambiente, per tutelare il benessere degli animali e responsabilizzando i consumatori e le aziende. Non a caso nel 2018 la designer inglese ha ricevuto il Global Voices Award, un prestigioso premio per la proposta di una moda sostenibile.
Moda sostenibile: Timberland
Fin dalla sua nascita, il marchio Timberland ha dimostrato un costante impegno nel creare prodotti responsabili verso l’ambiente, con l’utilizzo di materiali organici, riciclati e rinnovabili. Antesignano nel sostenere tali principi etici, il brand propone un’idea di moda sostenibile che si sposa con l’artigianalità e con la cura di ogni minimo dettaglio. E questo non solo per quanto riguarda le iconiche calzature che hanno reso l’azienda famosa in tutto il mondo, ma anche per ciò che concerne le linee di abbigliamento, comprensive di giacche, di shorts, di magliette, di felpe e di pantaloni.
Per valutare l’impegno del marchio, basti pensare che in tutti gli store monomarca Timberland d’Europa i clienti possono portare in negozio le loro scarpe usate di qualsiasi marchio, che poi verranno o regalate o riciclate. Oppure alla collaborazione con l’azienda Omni Unite, produttrice di pneumatici, per creare una linea di copertoni speciali che possono essere riciclati e trasformati in suole di scarpe, o, ancora, al lancio da parte del brand delle prime scarpe “smontabili” e interamente riciclabili. Un approccio questo assolutamente green che va di pari passo con lo stile unico e la qualità proposti dal marchio statunitense, capaci di rendere ancora più speciale ogni tuo look e in tutte le occasioni.