Tra poco più di due settimane gli italiani si recheranno alle urne e la campagna elettorale sta entrando nel vivo. Le varie coalizioni di centro-destra, sinistra e centro si preparano a due settimane di fuoco per strappare agli elettori la propria preferenza su chi dovrà guidare il Paese in uno dei momenti economico-politici più critici degli ultimi trent’anni.

La sfida principale si profila tra il PD di Enrico Letta e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Dai sondaggi descritti prima appaiati ed ora con il partito di destra in vantaggio. E’ una sfida nella sfida per essere il leader primo nei consensi in assoluto, come nelle coalizione. La possibilità di dettare la linea agli alleati in questa campagna elettorale.

LETTA-FOTO ANSA/ELISABETTA BARACCHI

L’attuale polarizzazione del dibattito politico tra Destra-Sinistra, va detto, appare assumere in questa campagna elettorale dei connotati quasi Novecenteschi. Il duello politico viene oggi portato avanti da alcuni protagonisti in gioco, come uno scontro epocale tra democrazia e dittatura, tra fascismo e libertà. Come accadde nella campagna elettorale della discesa in campo di Berlusconi. Il tentativo di Letta appare chiaro: richiamare alle urne l’elettorato di sinistra più ideologizzato o fuggito verso i 5 stelle e ora scontento delle ultime scelte fatte. Ma il rischio di una dicotomizzazione del genere è nuocere alla reputazione del nostro sistema-Paese nel suo insieme. Ai minimi dopo la caduta di Draghi.  

La carta della destra fascista: il ritratto di una democrazia di serie b 

La rappresentazione politica e nei media dello schieramento a guida Meloni descritto come la fine di ogni libertà civile e la rovina del sistema economico liberale potrebbe apparire a molti elettori moderati come un’azione denigratoria della terza potenza economica europea, ridotta ad una democrazia di serie b. Cancellando i quasi cinquant’anni di scarto dalla fine del fascismo, mettendo pesantemente in dubbio la tenuta e la maturità democratica del nostro Paese. 

Meloni-FOTO ANSA/ ORIETTA SCARDINO

Un attacco pesante quello di Enrico Letta che in un’intervista ad Avvenire rievoca la responsabilità politica del Centro Destra a guida Berlusconi – con Meloni ministro – nella crisi del debito pubblico italiano del 2011. “Si arresterebbe ogni possibilità di progresso. Tutti ricordano il baratro del 2011, con il governo Berlusconi (con Tremonti alla guida di Via Venti Settembre richiamato proprio dalla leader di Fratelli d’Italia in questa tornata, n.d.r.) – costretto a dimettersi perché il Paese era sull’orlo della bancarotta. Dieci anni dopo l’Italia si è rialzata ed è risanata. Ma ecco che loro si ripresentano nella stessa formazione pronti per una nuova bancarotta.” 

Berlusconi-FOTO ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

La crisi del debito sovrano italiano del 2011, secondo ormai letteratura ben nota, venne innescata dagli ambienti dell’alta finanza anglo-americana nei confronti dei paesi dell’eurozona più indebitati, e quindi più facile preda della speculazione finanziaria. La causa scatenante era perciò esogena, ma il governo di centro ne è stato travolto ugualmente per la distanza dalla politica europea, che negli anni successivi, prima Berlusconi, poi la stessa Meloni hanno cercato di colmare. Allora la BCE, – con il famoso “whatever it takes” di Mario Draghi – dopo un primo momento di salvaguardia dei titoli di stato dei paesi membri sotto attacco speculativo, decise l’acquisto di titoli di Stato da parte della Banca centrale per la salvaguardia della stabilità dell’eurozona. 

La semplificazione della politica in campagna elettorale: riduttiva di certo… pericolosa?

La mera demonizzazione dell’avversario riduce spesso il dibattito politico alla mediocrità tra falsi miti e spesso falsi demoni. Nel mondo globalizzato le dichiarazioni possono innescare reazioni nei mercati finanziari assai sensibili e bruciare miliardi di euro di possibili investimenti esteri. Durante la campagna elettorale i riflettori di tutto il mondo sono accesi su di noi: c’è in ballo la credibilità di una comunità nel suo insieme e il senso di responsabilità deve guidare le affermazioni dei politici, come la correttezza e l’equidistanza del sistema dei media. L’attacco all’avversario dovrebbe avvenire solo sulla base dei programmi e della visione politica del Paese. Il rischio per la sinistra è creare il “martire”. E se c’è una cosa che i trent’anni di berlusconismo insegnano è che dopo il 2011 la destra rivinse.