Considerato un’icona negli Anni ’90 Richard Gere non perde ancora oggi, ultra settantenne, il suo fascino. Per tanti, infatti, l’attore hollywoodiano è una sorta di commistione perfetta tra un American Gigolò ed un elegante Ufficiale e gentiluomo. E questo lo rende intramontabile ieri come oggi.
Nato a Philadelphia nel 1949 è un fascinoso trentenne quando nel 1980 buca lo schermo nei panni di Julian Kay, il seducente ‘accompagnatore di signore’ protagonista del cult American Gigolò che rese Richard Gere un sex symbol indiscusso.
Bello sicuramente, ma anche un prezioso interprete. Tanto che dal suo debutto al cinema si sono susseguiti ruoli che hanno spaziato dalla commedia al dramma. Restituendo sempre l’immagine di un professionista in grado di indossare ‘l’abito’ scelto per lui. Come quando durante le riprese di Time out of mind, nei panni di un clochard è talmente convincente che un turista gli offre del cibo.
L’Ufficiale e gentiluomo Richard Gere
Esordisce nel teatro, ma la fama internazionale che lo consacra a divo e sex symbol arriva, con il già citato American Gigolò di Paul Schrader nel quale Richard Gere interpreta un amante per professione. Un fascino inconfondibile che donerà all’attore un’aurea intramontabile. Nel 1999 infatti, per il 50esimo compleanno di Gere, People lo incorona Uomo più sexy del mondo, evidenziando che i segni dell’età non mutano lo charme dell’attore. Ma quello che ha portato Richard Gere tra le stelle di Hollywood è, senza dubbio, soprattutto la sua capacità interpretativa. Secondo di cinque figli, è uno studente brillante e possiede un vero talento per la musica.
L’intento, dopo il liceo, è quello di laurearsi in Filosofia, ma la passione per il teatro prende il sopravvento. Nonostante la consacrazione arrivi nel 1980, nel 1975 debutta al cinema con Rapporto al capo della polizia e due anni più tardi è il giovane violento di In cerca di Mr. Goodbar. A 30 anni compiuti, Richard Gere è un’icona. Il sex symbol in completo Armani che fa innamorare e sognare. Entra nel cuore di milioni di persone con la sua divisa da Ufficiale e gentiluomo nel 1982. Un concentrato di romanticismo, una velata lotta di classe e il desiderio di rivalsa. Così Taylor Hackford restituisce una storia d’amore di cui Richard Gere e Debra Winger sono i principali protagonisti. Del film indelebile resta la scena finale in cui, sulle note di Up where we belong di Joe Cocker, un po’ tutti (forse) abbiamo sognato.
La favola moderna di Pretty Woman
Dopo il successo di Ufficiale e gentiluomo continuano le interpretazioni che consolidano l’immagine e la carriera di Richard Gere. All’ultimo respiro (1983), Il console onorario (1984), Nessuna pietà (1986) con Kim Basinger. E sempre con Kim Basinger e Uma Thurman Analisi finale del 1992. Ma è inutile negarlo, indimenticabile è la favola moderna del 1990 che ha appassionato i giovani e i meno giovani e che ancora oggi continua a far battere i cuori di tanti romantici: Pretty Woman. Julia Roberts nei panni di una Cenerentola moderna conquista Richard Gere nei panni di un potente miliardario.
È la favola di Vivian e Edward, lei ‘signora della strada’ lui scapolo miliardario. “E cosa succede dopo che lui ha scalato la montagna e ha salvato lei? Che lei salva lui“. E usando le parole di Richard Gere durante il recente Magna Graecia Film Festival in Calabria, potremmo descrivere questo film come: “Qualcosa di magico, nessuno di noi pensava che sarebbe stato un film con il quale tutti avrebbero avuto una connessione e una forma di identificazione . È stato come innamorarsi, non puoi decidere di innamorarti, ti innamori e basta“.
Una carriera in ascesa
Dopo il successo di Pretty Woman potrebbe sembrare difficile fare di meglio. Difatti negli anni a seguire si susseguono film non sempre riusciti. Tuttavia, la stella di Richard Gere non si spegne e anche nella seconda metà degli Anni ’90 vanta interpretazioni eccellenti come: Schegge di paura (1996), The Jackal (1997) e Se scappi ti sposo (1999) dove ritrova Julia Roberts. Il nuovo millennio si apre con il drammatico Autunno a New York al fianco di una giovane Winona Ryder. Nel 2002, invece, torna al suo primo amore: la musica. Con il musical Chicago, nel quale interpreta l’avvocato avido e cinico che canta e balla divinamente il tip tap. Sarà proprio con il film di Rob Marshall che Richard Gere vincerà il suo primo e unico Golden Globe.
Al fianco di Jennifer Lopez con Shall we dance e di Diane Lane in Unfaithful – L’amore infedele, anche le ultime interpretazioni continuano a tenere accesa la fiamma del successo per Richard Gere. In Io non sono qui di Todd Haynes sulla vita di Bob Dylan è intensa la sua interpretazione del vecchio e malinconico Billy the Kid. Nello stesso anno, 2007, è sul grande schermo con un’altra pellicola di spessore in The Hunting Party; in quest’ultima interpreta il giornalista coinvolto in una caccia a un criminale di guerra nella Sarajevo appena uscita dal terribile conflitto. Commovente quando nel 2009 recita in Hachiko – Il tuo migliore amico di Lasse Hallstrom, basato sulla storia vera del celebre cane giapponese. Ruoli che hanno fatto riflettere, immedesimare, emozionare ed, è inutile dirlo, sognare. Perché in cima a quei gradini della scala di emergenza, forse ci siamo saliti un po’ tutti e qualcuno avrà sperato di essere salvato, ma qualcun altro di salvare, ognuno a modo a suo ognuno con la sua favola personale.