Elezioni, i leader in campo a due settimane dalle urne
Da Meloni a Letta, e da Salvini a Calenda e Conte: tutti in tour per l'Italia a caccia di voti
Fra due settimane le elezioni in Italia: sono i giorni decisivi in cui cominciano a formarsi le opinioni sul voto e il leader dei partiti s’impegnano in prima persona nei tour elettorali.
Il segretario del PD, Enrico Letta, scommette sull’ecotour: di città in città a bordo del un minibus ecologico. Tanti appuntamenti per convincere gli indecisi, innanzitutto in Lombardia, Veneto ed Emilia. Per il PD infatti la strada verso le elezioni è tutta in salita. Letta stesso è candidato in Veneto e Lombardia. Da qui, “cominciano le ultime due settimane. Quelle decisive” annuncia Letta. “I sondaggi dicono che ci sono il 42% degli elettori che non hanno ancora deciso e che decideranno nelle prossime ore, nei prossimi giorni. Noi puntiamo su quelli“. A Palermo (foto sotto) Benedetto Della Vedova (+ Europa) ha intanto incontrato gli elettori per le elezioni regionali siciliane: una doppia sfida per i partiti.
A un convegno di Confcommercio va invece in scena la sfida nel Centrodestra sullo scostamento di bilancio (indebitamento) per finanziare interventi a favore dell’economia. “Servono 30 miliardi ed è una stima al ribasso“, sostiene il segretario della Lega, Matteo Salvini. “Senza fermare le speculazioni non bastano 30 miliardi, ne servirebbero 300“, replica polemicamente la leader di FdI, Giorgia Meloni. Divisi sullo scostamento di bilancio, ma uniti nel criticare l’Unione europea e i tentennamenti di queste ore nell’affrontare l’emergenza energetica. I leader del Centrodestra parlano già delle cose da fare una volta al Governo, convinti che a due settimane dalle elezioni, ormai abbiano la vittoria a portata di mano. A tener banco nelle loro analisi è ancora il caro bollette e le ricette, al livello europeo e nazionale, per tamponare la crisi che potrebbe colpire duramente le imprese italiane.
Elezioni, sorpresa Terzo Polo?
Prova a motivare il suo elettorato di centro Carlo Calenda. Secondo lui un Terzo Polo al 12% consentirebbe un nuovo esecutivo di unità nazionale magari con Mario Draghi sempre alla guida. Un obiettivo a cui da sempre mirano sia il leader di Azione che Matteo Renzi. “Se il Terzo Polo avrà, come io penso, più del 10-12%, quello che succede è che semplicemente non si forma il governo di destra“, mette in chiaro Calenda ai microfoni del Tg1. “Il nostro piano a quel punto è di portare avanti il Governo Draghi. Sarà lui a deciderlo, ma se la situazione è bloccata sarebbe quasi naturale andare avanti con lui“.
Da canto suo il leader M5S, Giuseppe Conte, attacca. “Non sentite già aria di nuove larghe intese? Che c’è una campagna molto strana con la candidata avvantaggiata nei sondaggi che dosa le uscite…Mi ha colpito molto lo spin doctor della Meloni, Crosetto, che su Avvenire accenna al fatto che si potrà fare un altro Governo dei migliori. Sono già pronti a tirar fuori un altro esponente della comunità finanziaria, c’è sempre il migliore dei migliori. Lo diciamo chiaramente: no ad accozzaglie e larghe intese“. A due settimane dalle elezioni, insieme a Verdi e SI, Conte apre un fronte che si preannuncia bollente. “La prossima settimana – preannuncia – il Governo nel silenzio generale porterà in commissione decreti per 10 miliardi di maggiori investimenti militari. Troveranno il M5S a bloccare questa strada“.