Venezia79, ad Alessandro Borghi con “The Hanging Sun” la chiusura del Festival
Tratto dal libro di Jo Nesbo, il noir diretto da regista Francesco Carrozzini
La 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si è chiusa ieri con Alessandro Borghi ed il cast del thriller The Hanging Sun. Un noir drammatico italo-britannico che ha visto debuttare alla regia il fotografo e autore di diversi clip musicali Francesco Carrozzini.
Il film di chiusura The Hanging Sun spegne le luci della 79esima edizione Festival. La pellicola, tratta dal romanzo Midnight Sun di Jo Nesbø e sceneggiato da Stefano Bises, ha come protagonista John interpretato da Alessandro Borghi che continua la sua affermazione oltre confine. John in fuga dopo aver tradito suo padre che ha il volto di Peter Mullan, un boss criminale, e braccato da suo fratello Michael (Frederick Schmidt) si rifugia in un villaggio norvegese, dove incontra Lea (Jessica Brown Findlay) ed il piccolo Caleb (Raphael Vicas).
La donna e il bambino sono vittime continue dei maltrattamenti di Aaron (Sam Spruell), marito e genitore violento e psicotico, scomparso di recente. John racconta di essere un cacciatore di passaggio e viene ospitato da Lea e Caleb in un piccolo capanno nonostante l’iniziale diffidenza della donna. L’uomo entra pian piano in sintonia con il ragazzo ma mantenendo gli occhi ben aperti e vigili perché consapevole di essere ricercato dalla famiglia.
The Hanging Sun – Il sole a mezzanotte chiude la Mostra 2022
Con il film di Carrozzini conosciamo la trama di un rapporto disfunzionale tra parenti. Se John è stato cresciuto da una famiglia poco civile, Lea ha accanto un padre sacerdote ossessivo. Quest’ultimo professa il nome del Signore trascinando il suo popolo nella convinzione che, anche il più piccolo vizio, è dettato dalla presenza tentatrice del diavolo. Un marito violento e un cognato possessivo. Il regista porta in scena Lea e John. Due personaggi rotti dentro ma che trovano il modo di ‘aggiustarsi’ raccontando un innamoramento lento cullato dai tanti silenzi che nel film appaiono ripetuti con costanza. A far da sfondo – oltre alla natura selvaggia e nordica della Norvegia – è la musica. Quest’ultima rappresenta il verbo non detto dagli attori aumentando dunque la giusta suspense che serve a tener alta l’attenzione in un thriller noir che ha un po’ di Polanski e Antonioni.
Dal punto di vista estetico, abbiamo la fotografia Nicolai Brüel che rispecchia fedelmente le atmosfere cupe della narrazione. Tutto questo favorito anche da aspri paesaggi ed incontaminati, dalla nebbia e dalle nuvole. Se la musica sostituisce spesso il dialogo tra i personaggi, la colonna sonora di Andrea Farri sottolinea il vuoto dentro i protagonisti. Francesco Carrozzini riesce dunque a portare sul grande schermo una storia di relazioni tossiche ed un cast ben assortito presente nell’ultimo Red Carpet della 79esima Mostra.