Jean-Luc Godard è morto, addio al simbolo della Nouvelle Vague: aveva 91 anni
Lo riporta il quotidiano francese Libération: il regista ha contribuito a scrivere una delle pagine più importanti della settima arte
Lutto nel mondo del cinema: si è spento all’età di 91 anni Jean-Luc Godard, maestro indiscusso della Nouvelle Vague. A svelarlo, il quotidiano francese Libération, che lo ha definito “un regista totale con mille vite e un’opera tanto prolifica“.
Se il cinema francese avesse un volto somiglierebbe senz’altro a quello di Jean-Luc Godard. Genio indiscusso della settima arte, è stato tra gli ideatori del primo grande movimento di rottura con la tradizione classica, ovvero la Nouvelle Vague. Mosso dalla consapevolezza che la realtà non fosse più interpretabile attraverso semplici meccanismi di causa-effetto, il regista ha saputo portare sul grande schermo la complessità del Novecento. Un’epoca che risentiva ancora degli strascichi delle due Guerre Mondiali, ma anche dell’incertezza della Guerra Fredda; un’epoca di contraddizioni, sospesa tra benessere economico e minaccia dell’atomica, caratterizzata da una costante perdita di senso.
Il tutto, a partire dalla sua opera prima, divenuta vero e proprio manifesto della Nouvelle Vague, Fino all’ultimo respiro (A bout de souffle). Rivoluzionario, provocatore, precursore e anticapitalista ha costantemente cercato di ricostruire quel senso ha costantemente cercato di ricostruire quel senso, ormai perduto, grazie alla settima arte (e, successivamente, all’audiovisivo). Con lui se ne va una delle figure cardine del cinema.
Jean-Luc Godard, il rivoluzionario del cinema si è spento a 91 anni
Riassumere in poche righe la ventata di novità che Jean-Luc Godard ha portato al cinema è a dir poco impossibile. Nato a Parigi il 3 dicembre 1930, si è formato dapprima come critico divenendo una delle penne più incisive dei Cahiers du Cinéma. Quel suo piglio rivoluzionario e la sua visione totalizzante delle arti lo portano ben presto ad abbandonare l’attività critica, in favore del lavoro dietro la macchina da presa. Dopo una serie di cortometraggi, nel 1960 approda la sua prima pellicola, che diviene fin da subito il manifesto di un nuovo cinema: Fino all’ultimo respiro segna infatti l’atto di nascita della Nouvelle Vague, grazie anche alla recitazione magnetica del compianto Jean-Paul Belmondo.
Autore tra i più prolifici e peculiari della settima arte, a lui si devono capolavori intramontabili quali Il disprezzo (Le Mépris), con un’iconica Brigitte Bardot o Bande à part, con un’altra sua grande “diva”: l’indimenticata Anna Karina. In quanto simbolo di rottura con una tradizione a lui precedente, il suo cinema è sempre stato caratterizzato da istanze fortemente ideologiche e, soprattutto a partire dalla fine degli Anni Sessanta, dichiaratamente marxiste. I film diventano dei mezzi per veicolare un’aspra critica alla società e alla civiltà dei costumi e della mercificazione.
Addio Godard
Il suo stile, in continuo divenire, attraversa diverse fasi configurandosi come un dialogo con le tradizioni a lui precedenti, ma anche come una riflessione: sul linguaggio, sulle immagini e, soprattutto, sulla ricerca del senso in sé. Una ricerca che non ha lesinato sulle nuove tecnologie, introdotte già a partire dagli Anni Settanta, che lo hanno portato a mutare la propria estetica. Vincitore del Premio Oscar alla carriera nel 2011, del Premio della Giuria a Cannes nel 2014 per Adieu au langage – addio al linguaggio e del Leone d’Oro per Prénom Carmen, Jean-Luc Godard ha lasciato il segno. Fino al (suo) ultimo respiro.