Le scuole italiane lottano contro l’usura del tempo. Negli ultimi 12 mesi gli episodi di crolli, distacchi di intonaco ma anche di finestre, muri di recinzione e alberi caduti in prossimità degli edifici sono stati 45.
Lo segnala l’organizzazione Cittadinanzattiva. Sedici di questi crolli si sono verificati nelle regioni del Sud e nelle Isole, ma ben 19 al Nord, e 10 al Centro. Sembra in fondo una ripartizione tristemente omogenea che evidenzia lo stato sempre più precario dell’edilizia delle scuole in Italia. Non basta. Gli episodi che Cittadinanattiva porta all’attenzione hanno provocato il ferimento di alcune persone. Spesso, per fortuna, si è trattato di crolli avvenuti di notte o in periodi di chiusura delle scuola.

Un patrimonio edilizio scolastico vecchio e malconcio, dunque, quello italiano. In particolare, vecchio. Più del 40% delle scuole italiane è stato costruito prima del 1976 e oltre la metà è privo delle certificazioni di agibilità statica e di prevenzione incendi. Gli istituti secondari di secondo grado mostrano più degli altri le crepe dovute all’età, ai ritardi e a una lunga interruzione nell’assegnazione dei fondi alle Province. Inoltre resta intatto, come un monolite inamovibile, l’irrisolto problema delle classi sovraffollate, le cosiddette classi-pollaio.
I crolli nelle scuole
Dal 20º Rapporto Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola di Cittadinanzaattiva emerge poi che oltre il 40% delle scuole è privo del collaudo statico. Quanto al documento di valutazione rischi, ne è in possesso il 77%. Come detto, è sempre emergenza crolli. Tra settembre 2021 e agosto 2022 Cittadinanzattiva ne ha contati (attraverso la rassegna stampa) 45 di cui 16 nelle regioni del Sud e nelle Isole (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna), 19 nel Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna), 10 nelle regioni del Centro (Toscana, Lazio).

Edifici antisismici? Solo il 7%
Sono 11 le regioni dove ci sono Comuni in zona 1, ossia ad elevato rischio sismico, ma tutte, ad eccezione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2 (rischio medio-elevato). Sono 4 milioni e 300mila i bambini ed i ragazzi che risiedono in queste due zone. Eppure gli edifici di scuola migliorati e adeguati sismicamente sono soltanto il 2%. Quelli progettati secondo la normativa antisismica sono 2.740, il 7% del totale. I risultati migliori si riferiscono a Friuli Venezia Giulia (28%), Umbria (23%), Marche (17%), Molise e Toscana (12%), Veneto (10%).

Tra le regioni meno virtuose: Campania (1%), Lazio (2%), Liguria e Lombardia (3%). Rispetto, poi, alle prove di evacuazione, obbligatorie almeno due volte l’anno, nel 2020-2021 se ne sono effettuate in poco più della metà delle scuole (56%). Non sono state effettuate nel 33% o solo alcune classi nell’11%. E quando si fanno riguardano quasi esclusivamente il rischio incendio (99%), e quello sismico (77%). Da questo punto di vista il nuovo anno scolastico non comincia sotto i migliori auspici.