In Europa non si ferma la guerra del gas e del petrolio e la Germania passa al contrattacco. Mentre Putin è reduce dall’incontro con il presidente cinese Xi Jinping a Samarcanda, lo Stato tedesco annuncia che prenderà il controllo delle raffinerie dell’azienda statale russa Rosneft sul suo territorio.
Rosneft è uno dei maggiori colossi energetici dello Stato russo che gestisce una serie di raffinerie in Germania. Berlino è fortemente dipendente da Mosca per gli approvvigionamenti di petrolio ma anche di gas naturale. E ora la mossa di ‘confisca’ delle raffinerie da parte della Germania serve ad assicurare al paese forniture energetiche a pieno ritmo. Le filiali Rosneft nel territorio tedesco rappresentano il 12% della capacità di raffinazione del petrolio che serve alla Germania. L’agenzia nazionale tedesca che gestisce le reti energetiche le ha poste sotto amministrazione fiduciaria.
In questo modo il ministero dell’Energia tedesco ha messo al sicuro le attività di PCK, una raffineria di proprietà di Rosneft nella città di Schwedt, nella Germania nord-orientale. Una fabbrica che rischiava di doversi fermare per l’embargo europeo sulle importazioni di petrolio russo. Dall’inizio del prossimo anno, infatti, scatterà il blocco europeo alle importazioni di petrolio dalla Russia.
Germania, misure anti russe
L’azienda PCK, ricorda ilPost.it, è uno dei principali fornitori di benzina per Berlino e la regione circostante, il Brandeburgo. Si tratta di un asset fondamentale per le infrastrutture energetiche di tutta la Germania orientale. Ma la mossa su Rosneft è solo l’ultima di una serie di misure del Governo del cancelliere Olaf Scholz per far fronte alla crisi energetica causata dalla guerra russa in Ucraina. A seguito della diminuzione delle forniture di gas dalla Russia che dal mese di settembre ha di fatto stoppato i flussi di idrocarburi dal gasdotto Nord Stream, il Governo si era già mosso per salvare Uniper. Ovvero il maggior importatore di gas russo del paese, vicino al fallimento.
Ucraina, fosse comuni a Izyum
Se la Germania prende le sue contromisure sul petrolio e gli idrocarburi russi, alle porte dell’autunno la guerra in Ucraina appare ancora lunga. Malgrado la controffensiva a Nord-Est e quella a Sud, gli ucraini sono lontani dal riconquistare tutto il territorio che i russi hanno strappato a Kiev dal 24 febbraio scorso. E dove, secondo e accuse, hanno compiuto atrocità di ogni tipo.
A mass burial was found in Izyum, Kharkiv region. Necessary procedures have already begun. All bodies will be exhumed and sent for forensic examination. Expect more information tomorrow.
Russia is a murderer country. A state sponsor of terrorism. pic.twitter.com/7pKTrYvlUF
— Andriy Yermak (@AndriyYermak) September 15, 2022
Negli ultimi giorni è stata liberata Izyum, città strategia nella regione di Kharkiv. Secondo un politico locale citato dalla Bbc, “gran parte della città giace in rovina: fino all’80% delle infrastrutture della città è distrutto. I corpi vengono ancora scoperti tra le macerie.” Il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, ha twittato una foto di una fossa comune con centinaia di corpi trovata a Izyum: 440 finora.
Armi dagli Usa
Gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo invio di armi all’Ucraina per 600 milioni di dollari. Lo riferisce la Casa Bianca. Nel comunicato si parla genericamente di “equipaggiamenti” e “training“. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia gli Stati Uniti hanno stanziato oltre 13 miliardi di dollari in assistenza militare. A fine agosto il presidente americano Joe Biden aveva annunciato un nuovo invio di armi per 2,98 miliardi di dollari.