“Il caso Pausini”: le accuse della rete per non aver cantato “Bella Ciao”
La cantante di Solarolo rifiuta di cantare l'inno della Resistenza in una trasmissione spagnola
In queste settimane di campagna elettorale, non sono mancate dal mondo artistico e degli influencer, pensieri e commenti riguardo i candidati politici. Da Giorgia ad Elodie, da Chiara Ferragni a Levante. Stavolta però è stata la “non scelta” di cantare, in una nota trasmissione spagnola (Paese in cui la canzone è stata riportata in auge dal successo de La Casa di Carta), l’inno della Resistenza Bella Ciao, ad aver trascinato Laura Pausini nell’occhio del ciclone mediatico.
Sul web c’è chi giudica l’atto della cantante come una mancata presa di posizione pubblica rispetto ad un possibile futuro governo di centro-destra. E chi invece ne critica il mancato rispetto nei confronti del valore di quella che non è una semplice canzone di parte, ma simbolo della Resistenza e dell’Antifascismo. E che come tale ricorda una lotta che appartiene a tutti noi e non dovrebbe avere bandiera politica.
Per rispondere alla critiche la Pausini ha dichiarato: “Non canto canzoni politiche, né di destra né di sinistra. Canto quello che penso della vita da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta sembra ovvio a tutti. Non voglio che nessuno mi usi per propaganda politica. Non inventassero ciò che non sono“.
Bella ciao: dagli anni Settanta all’anti Berlusconismo
“Bella Ciao” è una canzone di sinistra? Storicamente è una canzone antifascista risalente agli anni della Resistenza. Anche se l’origine deriverebbe dalla realtà delle mondine sfruttate e bastonate dai padroni. Milva negli Anni Cinquanta con la sua voce soave ne fece un autentico cavallo di battaglia. Cantando le parole originali che prevedevano allora nel ritornello “il capo in piedi col suo bastone, o bella ciao, bella ciao, bella ciao”. Ma mano è stata utilizzata anche in altre situazioni divenute celebri: Michele Santoro la cantò in TV in polemica contro Silvio Berlusconi.
Nelle piazze le dimissioni del Cavaliere nel 2012 furono festeggiate proprio con quella canzone. Dagli Anni Settanta in poi, la figura del partigiano, complice il fatto che spesso solo i partiti di area social-comunista hanno ricordato pubblicamente i valori della Resistenza, è stata direttamente associata a loro. Quando lo ricordiamo nel Comitato di Liberazione Nazionale vi erano democristiani, comunisti, socialisti, liberali, anarchici, e perfino monarchici.
Il gesto della Pausini: un passo indietro rispetto alle colleghe?
La Pausini ha semplicemente voluto fare un passo indietro rispetto alle sue colleghe, che al contrario in questa campagna elettorale si sono esposte maggiormente? La ritrosia della Pausini in giorni concitati della campagna elettorale è diventata sulla rete in automatico favoreggiamento per la parte politica “mediaticamente opposta” a Bella Ciao. Come se cantare Il cielo è sempre più blu in televisione – inno della campagna elettorale della Meloni (n.d.r.) – in questi giorni equivale ad essere di destra. Esporsi politicamente è un gesto molto coraggioso per qualunque artista.
Solo qualche settimana fa Giorgia, dichiarava pubblicamente “anche io sono Giorgia ma non rompo i co**** a nessuno”. Un’opposizione e netta nei confronti della leader di Fratelli D’Italia. La rete si sa è partigiana e non in senso buono: capace di accusare senza battere ciglio chi come la Pausini decide di tacere – senza rispettare la sua sensibilità – ma tollera chi magari si spinge anche oltre.