Irene Pivetti, la Cassazione conferma il maxi sequestro da 3,5 milioni di euro
Nei guai l'ex presidente della Camera, accusata di evasione fiscale e autoriciclaggio
Niente da fare per Irene Pivetti. La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro di quasi 3,5 milioni di euro a carico dell’ex presidente della Camera dei deputati, già pupilla del fondatore della Lega, Umberto Bossi.
I magistrati accusano Pivetti di evasione fiscale e autoriciclaggio. Quest’ultimo rappresenta una particolare tipologia del reato che consiste nel trasferire in attività economiche legali denaro o beni di provenienza illecita. Irene Pivetti è finita nelle maglie di un’indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. A coordinare l’inchiesta era stato il pm milanese Giovanni Tarzia che aveva verificato la situazione a proposito di operazioni commerciali. In particolare la compravendita di tre Ferrari Gran Turismo, che sarebbero servite per riciclare proventi frutto di evasione fiscale.
La seconda sezione penale della Suprema Corte ha ora rigettato il ricorso dei legali di Pivetti. A febbraio il tribunale del Riesame di Milano, accogliendo il ricorso del pm dopo la bocciatura da parte del gip, aveva disposto nei riguardi di Irene Pivetti il sequestro di circa 3,5 milioni. Ma anche di quasi 500mila euro a un suo consulente, Pier Domenico Peirone, il quale ha già patteggiato una condanna a un anno e 10 mesi di carcere. Poi è arrivato il ricorso della difesa e infine la decisione della Cassazione, nell’udienza del 20 settembre.
Non solo Pivetti
Nel frattempo, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex esponente della Lega e altre 5 persone. L’udienza preliminare, davanti al gup Fabrizio Filice, è fissata per il 6 ottobre. Tra gli imputati il pilota di rally ed ex campione di Gran Turismo Leonardo ‘Leo’ Isolani. Con lui anche la moglie Manuela Mascoli, la figlia di lei, Giorgia Giovannelli, il notaio Francesco Maria Trapani e un altro imprenditore, Candido Giuseppe Mancaniello.
Ferrari vere, vendita falsa
Nell’inchiesta gli inquirenti ipotizzano un ruolo di intermediazione di Only Italia, una società riconducibile all’ex presidente della Camera, Irene Pivetti. E questo per quanto riguarda operazioni effettuate nel 2016 da parte del Team Racing di Isolani. Secondo le accuse, Isolani voleva nascondere al Fisco alcuni beni, tra cui le tre Ferrari Gran Tursimo, avendo debiti per complessivi 5 milioni. Attorno alle auto – sempre stando alle accuse – si organizzò una falsa vendita a una società cinese. Quelle auto di super lusso, tuttavia, non sono mai realmente giunte “nella disponibilità” dell’acquirente ‘sulla carta’. Un soggetto che sarebbe stato fittizio: il gruppo cinese Daohe. L’unico “bene effettivamente ceduto, ovvero passato” ai presunti partner cinesi dell’operazione fittizia sarebbe stato “il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari“.