Ucraina, Putin scatena la repressione contro i russi che non vogliono morire in guerra
Pene più severe contro manifestanti e disertori. All'ONU l'India batte un colpo: "Ora basta, Mosca e Kiev fermino il conflitto"
La guerra in Ucraina supera i 7 mesi di bombardamenti, morte, violenze e torture inenarrabili su bambini, donne e anziani. Nessun segnale di tregua. In Russia il pugno duro di Putin si abbatte su manifestanti e disertori, che stanno crescendo di numero. “Attacchi russi in tutto il paese nelle ultime ore” denuncia il Governo di Kiev.
Il presidente russo firma un pacchetto di emendamenti al codice penale relativo al servizio militare e introduce pene più severe per chi si arrende o diserta. In molte città e paesi della Russia, anche i più remoti nei distretti orientali della Federazione, c’è malcontento, paura e irritazione per la mobilitazione dei 300mila riservisti da mandare a combattere in Ucraina. Una cosa del genere non accadeva dalla Seconda Guerra Mondiale.
“Non vogliamo morire in guerra“
Sui social media sono numerosi i video girati coi cellulari e fatti circolare in cui si vedono uomini arrabbiati, in molti casi anche ubriachi. E famiglie in lacrime che salutano i propri cari in partenza per la guerra. Nelle maggiori città russe continuano le proteste, cortei, sit-in e manifestazioni pacifiche per dire no alla guerra in Ucraina. Duramente represse dalla polizia. Le autorità stanno mandando a combattere anche studenti e giovani non riservisti, senza alcuna esperienza militare alle spalle.
Durante le ultime 24 ore l’esercito russo ha lanciato 7 missili e 22 attacchi aerei sul territorio dell’Ucraina. Lo scrive lo Stato maggiore delle forze armata ucraine sulla sua pagina Facebook, riportato da Unian. “Nelle ultime 24 ore, gli invasori russi hanno lanciato 7 missili e 22 attacchi aerei, hanno sparato più di 67 proiettili contro siti militari e civili sul territorio dell’Ucraina. Sono 35 i civili feriti“, si legge nell’ultimo aggiornamento.
Ucraina, i referendum filorussi
“La situazione nella zona operativa meridionale rimane tesa, ma controllata. Le forze di occupazione continuano la campagna e le misure coercitive nell’ambito dell’organizzazione dello pseudo-referendum“, si legge nel rapporto. Il riferimento è ai referendum in corso nelle autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk, e nella regione meridionale occupata di Kherson, per l’annessione di quei territori ucraini alla Russia. “Nell’ultimo giorno, le forze russe hanno lanciato quattro attacchi aerei sulle posizioni ucraine lungo la linea di contatto. La posizione della Guardia nazionale russa a Kherson è stata colpita. Il quartier generale dell’unità è stato distrutto nell’area di Davydiv Brid“, ha affermato il comando operativo dell’Ucraina.
Interviene l’India
Il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, nel suo intervento all’ONU ha rivolto un appello al “dialogo e alla diplomazia” per trovare una soluzione alla guerra in Ucraina. “Mentre il conflitto in Ucraina infuria, ci viene spesso chiesto da che parte stiamo. E la nostra risposta, ogni volta, è diretta e onesta. L’India è dalla parte della pace e lì resta“, ha dichiarato il rappresentante di New Delhi all’Assemblea Generale. Da parte russa si registra invece un attacco diplomatico all’Unione europea. “A Washington c’è una dittatura e l’Europa è soggiogata” ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, parlando all’Assemblea Generale ONU. “La diplomazia è sostituita da sanzioni illegali. Gli Usa e gli alleati non danno libertà a nessuno, non è democrazia”, ha attaccato.
Zelensky, appello ai russi
Dall’Ucraina arriva invece un vero e proprio appello alla ribellione contro Putin ai cittadini russi. Lo ha fatto il presidente Volodymyr Zelensky. Putin manda consapevolmente “i suoi cittadini a morire” ha denunciato, invitando i russi a scappare dalla “mobilitazione criminale“. Parlando in russo nel suo consueto messaggio serale, il leader di Kiev ha affermato che “i comandanti russi non si preoccupano della vita” del loro popolo. “È meglio non accettare una convocazione che morire in una terra straniera come criminale di guerra. È meglio scappare dalla mobilitazione criminale piuttosto che rispondere davanti al tribunale per aver partecipato a una guerra aggressiva“, ha aggiunto.