Lega in crisi, Maroni attacca Salvini: “È l’ora di un nuovo leader”
L'ex ministro ed ex governatore lombardo non le manda a dire, esprimendo un sempre più diffuso malcontento nei ranghi del partito
Bobo Maroni apre la resa dei conti in casa Lega, dopo le elezioni del 25 settembre. I risultati hanno certificato il tracollo del fu partito del Nord. Alle politiche di quattro anni fa raccolse il 17% e l’anno dopo, nel 2019, il 34% alle Europee. Due giorni fa si è attestato all’8,8%: la Lega è ora il quarto partito italiano con molti milioni di voti in meno.
Così parte all’attacco Roberto ‘Bobo’ Maroni, ex ministro dei governi Berlusconi ed ex segretario della Lega stessa. “Si parla di un congresso straordinario. Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma, per adesso, non faccio nomi” scrive appunto Maroni, che è stato anche presidente della Regione Lombardia, nella sua rubrica sul quotidiano Il Foglio. “La vittoria è netta. Svanisce quella che per il Centrodestra era l’unica paura e per il Centrosinistra l’ultima speranza: non ci saranno incertezze in Parlamento” commenta Maroni riferendosi ai risultati elettorali della destra. “Una doppia maggioranza in Parlamento abbatte ogni possibile ostacolo sulla strada della Meloni verso Palazzo Chigi. Il risultato sotto le aspettative della lista centrista di Renzi e Calenda non lascia dubbi: il Centrodestra non avrà bisogno di altri voti in Parlamento“.
L’unica stoccata, dunque, l’ex governatore lombardo la riserva proprio alla Lega di oggi e al suo leader Salvini in particolare. Di fatto Maroni chiede che il segretario si faccia da parte. Per ora, tuttavia, Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di dimettersi. Lo ha chiarito lui stesso, durante la conferenza stampa convocata nella sede della Lega di via Bellerio a Milano per commentare i risultati. Con buona pace di chi, all’interno del movimento, dopo il sorpasso di Fratelli d’Italia che ha doppiato il partito anche in Lombardia, culla del Carroccio, ha chiesto “dimissioni immediate“, come l’ormai ex parlamentare Paolo Grimoldi.
Non solo Maroni, ma Salvini risponde: “Vado avanti“
“Non ho mai avuto così tanta determinazione e voglia di lavorare“, ha detto a caldo Salvini dopo il voto, prima ancora che Maroni lo attaccasse. “Voglio riconoscere il lavoro dei militanti che non hanno mai avuto mezzo incarico retribuito – la sua frecciata – e che in questa campagna hanno fatto molto di più rispetto a chi è in Parlamento da anni“. Ad ogni modo “non vedo l’ora di indicare la strada della Lega per i prossimi 5 anni – ha concluso – ma sono stato abituato a servire il movimento, non a servirmi del movimento“.
Belle parole ma basteranno a placare gli animi? Difficile immaginarlo, considerato che la Lega è andata male nel cuore stesso delle sue roccaforti lombarde e venete. Fra i governatori e i sindaci serpeggia i malcontento. Luca Zaia storce il naso all’idea che non si cambi leadership nazionale. I conti sono aperti e Salvini ha annunciato il congresso. Sarà battaglia, c’è da scommetterci.