Gennaro Lillio, quando Vera Gemma mi disse: “Tu lo puoi fare”
Dalla periferia si porta dietro l'intraprendenza e l'entusiasmo di un giovane che vuole esplodere
In esclusiva su VelvetMAG Gennaro Lillio
Partiamo dalla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, dal tuo primo tappeto rosso del Festival cornice del tuo debutto sul grande schermo con il film in concorso Vera.
Questo progetto cinematografico mi ha riportato a quando, durante l’esperienza di Pechino Express, io e Vera eravamo una coppia nel gioco, e in un momento ‘off camera’ mi disse: “Guarda, tu c’hai una faccia come mio padre. Tu devi fare l’attore… studia, studia”. Quando poi siamo arrivati, io, da Milano mi sono trasferito a Roma, e lì, ho iniziato a studiare recitazione.
Nel frattempo che il film Vera stava prendendo forma, Vera mi propone alla regista e, una volta viste le mie foto e i miei video mi dice: “Ah! Che bella faccia ha questo ragazzo. Io ho un ruolo per lui”. Ho fatto il provino e da lì a sei mesi ho iniziato a girare continuando gli studi. E’ stata un’esperienza bellissima! Il Festival di Venezia è stato bellissimo. Il mio primo Red Carpet e non solo. Il film è stato premiato per la Migliore regia, e Vera è stata premiata come Migliore attrice con tanto di Leone. E’ stato un vero successo!
Ed è proprio la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che per te Gennaro, diventa un punto di inizio, anche perché c’è già un nuovo lavoro in cantiere che ti vedrà coprotagonista.
Sì, oltre allo studio a gennaio ho fatto un provino per un progetto cinematografico con Emiliano Locatelli che è il regista. Un film dove ci sarà come protagonista Enzo Salvi e tanti altri grandissimi attori. Il mio personaggio è infatti il secondo protagonista della pellicola, si chiama Daniele, un giovane che lavora in una fabbrica ma è anche un giocatore di scacchi. La caratteristica affascinate del mio personaggio è che, nel film, avrà un’evoluzione interessante. C’è una trasformazione. Non per questo ho fatto un lavoro su questo profilo, enorme, proprio perché va a toccare tante cose. Dalla felicità all’amore. Dalla rabbia alla delusione.
Oltre ad essere un’esperienza pazzesca – e una grande opportunità – è stata una scuola per me stare su questo set con così tanti attori e poter apprendere di tutto. Il meglio. Inoltre è stata una sfida calzare questo personaggio perché, come ho anticipato, Daniele tocca tante corde della proprio essere. Non è mai monotono ma anzi, la dinamicità caratteriale che scolpisce la personalità di questo personaggio è incredibile. Ed io, proprio su questo ‘complesso’ inteso di dettagli non mi sono tirato indietro, ma ho accettato e alla fine è andato alla grande. Le riprese le abbiamo terminate e ora non vediamo che nel nuovo anno esca il film il cui titolo è Il diavolo è DRAGAN CYGAN.
Dobbiamo ammettere che Vera c’aveva visto lungo…
A Vera l’ho sentita di recente per farle i complimenti per aver ricevuto il Leone d’Oro e ho avuto la necessità di ringraziarla ancora dicendole: “Ma ti ricordi a Pechino, in Cina, seduti su quel gradone disperati… mi hai dato conforto e mi dicesti che dovevo fare l’attore… che avevo la faccia di tuo padre“. Lei mi ha convinto, soprattutto quando ha aggiunto anche quest’altra cosa tenendo comunque presente la mia professione nella moda: “Adesso fermati – mi ha consigliato quel giorno – Dedicati a qualche altra cosa. Tu lo puoi fare“. Ed io c’ho creduto subito.
Guardandoti indietro Gennaro, hai mai preteso qualcosa di particolare da te stesso?
Io vengo da un quartiere di periferia di Napoli, un quartiere molto difficile simile un po’ a quello di Scampia. E non è facile uscire da contesti del genere. Poi sai, sono cresciuto con due donne in casa. Mia nonna faceva la bidella nelle scuole, mentre mia mamma mi ha avuto da giovanissima, ed è successo a 18 anni che ho sentito la necessità di andare via. Mi sentivo come un pesce fuor d’acqua in quel contesto. La mia predisposizione – allora – si dirigeva verso la moda. Ho iniziato difatti a viaggiare facendo il modello, lavoro che mi ha permesso di pagarmi l’università, laureandomi poi alla facoltà di Scienze motorie. So di essere molto, ma molto rigido con me stesso. Non mi reputo come un ragazzo che ha avuto la botta di fortuna, no! Li ho fatti tutti gli scalini e ne ho assaporato l’essenza ad ogni passo fatto.
Questo tuo esser severo con te stesso, oggi, dove ti sta portando?
Mi sta portando dei risultati e non sono nel campo cinematografico. Con il mio agente sono stato contattato dall’America perché ha notato una delle migliori agenzie di New York. E questa è stata una una grande soddisfazione. Un altro importante risultato della mia perseveranza è il confronto con un pubblico giovanile. Mi è capitato che mi chiamassero delle scuole per parlare con i giovani e spronare loro ad una vita migliore, ad ambire per loro stessi e a far capire ai giovani che non è tutto raccomandazione ma partendo proprio da una periferia possono farcela. Far passare la mia voce a 30 anni e trovare il modo per comunicare quanto sia importante essere intraprendenti, mi ripaga. Portare la mia storia come esempio motivazionale mi riempie molto.
Gennaro, il Grande Fratello rientra anche nelle tue esperienze televisive. E’ stato un inizio di un qualcosa, ed oggi continua ad addizionare edizioni con la versione VIP.
E’ un’esperienza che non rinnego mai e ti dirò, è stato un percorso molto introspettivo (sono stato in Casa per tre mesi arrivando in finale) e di tempi vuoti ce ne sono stati tanti a tal punto che hai il modo di vederti dentro, per riflettere e pensare. A me il Grande Fratello ha dato tanto. Uscito dal loft di Cinecittà, ho lavorato molto. Devo però ammettere che oggi i reality show sono un’arma a doppio taglio, perché puoi entrare e uscire alla grande, ma puoi entrare e uscire anche male e dovesse verificarsi la seconda opzione, è problematico riprendersi. Ovviamente l’edizione classica messa a confronto con quella dei VIP, c’è molto di diverso. La versione che introduce nella casa volti già noti, sanno cosa è un sistema autoriale, di regia. O come si fa spettacolo. Ma ripeto resta comunque un’arma a doppio taglio.
Cosa diresti ora al Gennaro degli esordi? E al Gennaro del futuro?
Al Gennaro del passato gli dico “sono fiero di te”. Quando ho avuto dei momenti di sconforto, sono andato avanti e ho fatto bene. Oggi al Gennaro del futuro invece gli dico “sogna ancora di più”. Sono tornato a sognare e a credere nelle mie ambizioni.