Putin celebra l’annessione dei territori occupati: “Alla Russia per sempre”
Dopo i referendum Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia passano sotto il diretto controllo dello Stato russo
Putin proclama solennemente l’annessione alla Russia dei territori occupati in Ucraina. Lo fa malgrado che le sue truppe siano accerchiate anche a Lyman, nel Donbass. E avverte l’Occidente: “Il mondo unipolare è finito“. Da Bruxelles la risposta della presidente della Commissione Ue, von der Leyen: “L’annessione è illegale e non cambierà nulla.“
“Tutti i territori occupati illegalmente dagli invasori russi – scrive in un tweet Ursula von der Leyen – sono terra ucraina e faranno sempre parte di questa nazione sovrana.” Dal punto di vista di Putin le cose invece cambiano. Almeno su piano formale. A seguito dei referendum plebiscitari che si sono svolti in questi giorni – una “farsa” secondo l’Unione europea e gli Stati Uniti – passano formalmente sotto Mosca le autoproclamate repubbliche filorusse dell’Ucraina. Si tratta di Donetsk e Lugansk, nel Donbass, dove la guerra infuria più che mai e i russi sono in forte difficoltà di fronte alle controffensive ucraine.
Ma passano allo Stato russo anche altre aree in cui gli invasori hanno svolto i cosiddetti referendum. Ossia le regioni meridionali dell’Ucraina che i russi occupano da mesi: Kherson e Zaporizhzhia. In quest’ultima si trova la più grande centrale nucleare d’Europa, nelle cui vicinanze sono in corso aspri combattimenti.
The illegal annexation proclaimed by Putin won’t change anything.
All territories illegally occupied by Russian invaders are Ukrainian land and will always be part of this sovereign nation.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 30, 2022
Nel suo discorso al Cremlino Putin ha chiesto un minuto di silenzio per quelli che ha definito gli “eroi” che combattono in Ucraina e per le “vittime delle azioni terroristiche di Kiev“. “Voglio che mi sentano a Kiev, che mi sentano in Occidente: le persone che vivono nel Lugansk, nel Donetsk, a Kherson e Zaporizhzhia diventano nostri cittadini per sempre“, ha affermato Putin, aprendo la cerimonia di firma dei trattati di annessione a Mosca delle 4 regioni ucraine.
Putin apre ai negoziati?
Nelle parole del presidente russo c’è stata anche un’apparente apertura negoziale. Sia pure a precise condizioni. L’Ucraina deve “cessare il fuoco cominciato nel 2014” ha affermato Putin. “Siamo pronti a tornare al tavolo dei negoziati. Ma la scelta” dell’annessione della popolazione delle quattro regioni ucraine non è più in discussione. “Difenderemo la nostra terra con tutti i mezzi a nostra disposizione“. “L’Unione Sovietica è passata e non tornerà. Ma i russi che vivono al di fuori dei confini della Russia possono tornare alla loro patria storica“. “L’amore per la Russia è un sentimento indistruttibile” ha aggiunto Putin. “Ecco perché anche i giovani nati dopo la tragedia della caduta dell’Unione Sovietica hanno votato” per l’annessione dei territori ucraini.
Cerimonia solenne
La firma degli accordi sulle annessioni è arrivata oggi 30 settembre al Cremlino con una cerimonia in pompa magna nella Sala di San Giorgio. Presenti i capi delle 4 entità. Sulla Piazza Rossa si è quindi svolta una festa popolare. Un programma che stride con le scene delle migliaia di russi in fuga dal paese, in questi giorni, per sottrarsi alla possibile chiamata alle armi. I paesi baltici e la Polonia hanno già chiuso da settimane le loro frontiere ai russi. E a loro si è unita ora la Finlandia. Pronta a sigillare i confini anche la Norvegia. L’esodo, tuttavia, continua. In modo particolare attraverso le frontiere meridionali, specie con la Georgia e il Kazakhstan, e, più a est, con la Mongolia.
Eppure niente sembra poter distogliere il Cremlino dai suoi piani, da realizzare anche attraverso la mobilitazione parziale dichiarata il 21 settembre. Le prime unità dei riservisti richiamati, ha fatto sapere il ministero della Difesa, si sono già costituite, e saranno impiegate per “controllare i territori liberati” in Ucraina. In primis, dunque, le aree di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, che si apprestano ad entrare a far parte della Federazione e che quindi Mosca difenderà come proprio territorio.