La Germania spacca l’Europa più dei sovranisti
L'egoismo teutonico sul caro bollette rivela la disfunzione del sistema ibrido europeo
L’accelerazione solitaria della Germania sul gas, (ri)svela una verità che troppo spesso si fa finta di non vedere. Cioè che l’UE, purtroppo, non è la somma di più popoli solidali che difendono l’interesse europeo. Ma la somma di più nazioni che cercano di trarre benefici propri, dal sistema politico-economico dell’Unione. E che quei partiti cosiddetti sovranisti dunque non hanno inventato nulla di nuovo. Perché proprio un governo “europeista” come quello tedesco, è da sempre il primo promotore dei propri interessi nazionali in Europa. E a conferma di ciò oggi è pronto a stanziare 200 miliardi, per calmierare le bollette dei cittadini tedeschi.
Non è chiaro ora se questi soldi saranno davvero presi da dei fondi già stanziati europei o verranno immessi in deficit, ma poco importa. Poco importa quanto le finanze tedesche siano imparagonabili alle potenzialità del sistema economico italiano. Perché qui non sono i numeri il problema, ma il messaggio politico che quest’azione ha lanciato. Che tradotto in parole povere è “chi fa da sé fa per tre”.
Lasciando intendere inoltre che l’UE è una cosa, ma la Germania un’altra: e così prima ancora di approvare un possibile provvedimento europeo sul caro bollette, ha messo in salvo se stessa. Il progetto del price cap europeo e del decoupling, sono oggi in stallo e ritardati dal governo Scholz. Ma un tetto massimo entro la quale agire con soldi propri, la Germania lo ha presto fatto. E allora viene naturale chiedersi, che cos’è quest’Europa? Esiste ancora la solidarietà europea mostrata con il PNRR? Quali colpe hanno i cosiddetti “sovranisti“?
L’Europa dopo trent’anni: ancora un ibrido istituzionale tra confederazione e federazione
In tempi in cui si impongono i partiti sovranisti in Europa, è giusto chiedersi che Europa hanno costruito i partiti europeisti. Quello odierno della UE è un ibrido istituzionale, tra una federazione e una confederazione. Dopo trent’anni mancano ancora: una Costituzione Europea, una Difesa comune, una Politica estera, per non parlare oggi di quella energetica. E se dal punto di vista macro-economico vi è una moneta unica – euro – e una banca centrale l’incompiuta è la mancata integrazione fiscale fra i paesi membri, come l’impossibilità per la BCE di emettere titoli di debito comune. I famosi eurobond. Essenziali per accaparrarsi risorse economiche sul mercato a buon prezzo, nell’era della globalizzazione.
L’Europa a trazione tedesca: la Germania prima del progetto europeo
E quale Paese ha paventato i propri interessi nazionali rallentando le svolte più europeiste? Proprio la “europeissima” Germania. Che detta da sempre tempi e modus operandi dell’UE. Chi si oppose all’acquisto dei titoli di Stato da parte della BCE dei Paesi maggiormente indebitati della eurozona, a seguito della crisi finanziaria del 2008? In prima fila c’era proprio la Germania. Chi ha sostenuto l’austerity in barba alle difficoltà economiche dei Paesi più indebitati? Sempre la Germania.
Chi si oppone oggi con vigore al price cap europeo perché “poco conveniente”? Qui alla Germania si aggiunge l’Olanda per le stesse ragioni economiche e non per la guida sovranista. Da trent’anni i partiti o le Nazioni storicamente considerate europeiste difendono prima se stesse. Tardando nel costruire un’Europa più unita e solida. Qual è dunque la vera differenza in campo politico tra sovranisti ed europeisti? Quest’Europa così costruita oggettivamente non regge più di fronte alle nuove sfide, facendo scelte politiche nette e coraggiose.
Il potere politico-economico che avrebbe l’UE unita
La Germania sarà anche la locomotiva d’Europa, ma in un mercato globalizzato è l’unione a fare la forza. E il potere economico-politico dell’UE unita, va a favore della Germania come dell’Italia. Gli eurobond ad esempio, sarebbero potuti essere degli strumenti decisivi per lo sviluppo economico europeo. Stanziati nel mercato finanziario potrebbero ottenere un tasso di interesse persino inferiore dei Bond tedeschi. Visto che si riferirebbero ad un economia 4 o 5 volte più grande. Ma la volontà politica di rischiare ed investire tutti insieme fino infondo sul progetto europeo, in questi decenni evidentemente non c’è stata.
Ma perché ad oggi nei fatti nessuno Stato europeo, in primis la Germania, è davvero pronto a rinunciare ad un pezzetto dei propri interessi nazionali per un bene europeo più grande. Solo avvenimenti “drammatici” ha spinto i soliti “falchi” a varare nuovi provvedimenti. Spesso tardivi. Ma la vera svolta è saper progettare una visione politica comune in vista di possibili stravolgimenti esterni. Pensare da blocco e non più da isole.