Viviamo in un momento storico difficile e molto preoccupante. Fattori politici, economici, sociali si stanno intrecciando per creare uno scenario d’instabilità molto pericoloso. Da Nord a Sud del mondo non c’è regione che non stia attraversando difficoltà legate all’inflazione, materie prime introvabili, energia sempre più costosa, povertà dilagante, e debiti sovrani crescenti.
Una recessione globale sembrerebbe ormai inevitabile e i provvedimenti delle banche centrali si dimostrano in ritardo o inefficaci. Gli equilibri post Guerra Fredda ormai si sono infranti, ed ora viviamo sull’orlo di un precipizio. E non solo perché dopo decenni ci ritroviamo a vivere nel quotidiano le minacce di un possibile conflitto nucleare. Ma perché le congiunture globali ci stanno trascinando verso un punto piuttosto critico della storia.
Il mondo sempre più diviso sull’asse Occidente e Oriente
Lo scoppio della guerra in Ucraina segna una cesura: assistiamo ad un riassestamento e progressivo riallineamento geopolitico. Le superpotenze lottano per farsi spazio nell’egemonia globale americana lunga trent’anni. La Cina ha smesso di comprare titoli di debito americano e la Russia si sta allontanando dai mercati Occidentali. Incentivando e accelerando così una dicotomia nel mondo tra Occidente e Oriente che non si vedeva dall’inizio della Guerra Fredda. E che apre la strada a nuove opportunità strategiche per le medie-potenze. Sembrano vacillare prospere alleanze con Whashington, come ad esempio quella con l’India, che sta assumendo una posizione ambivalente: compra il petrolio russo scontato; non condanna il Cremlino in sede ONU.
Con l’isolamento della Russia poi, il Medio Oriente è diventato, nel breve termine, l’ago della bilancia dell’approvvigionamento energetico delle economie occidentali. Un’area fortemente instabile e colma di guerre intestine, che non può che rendere le fondamenta dell’apparato economico dell’UE sempre più di cristallo. I paesi dell’OPEC, non hanno nessuna intenzione di perdere i propri profitti ed abbassare i prezzi. E difatti in vista di una recessione alle porte, che tende a spingere naturalmente il prezzo del greggio a ribasso. L’OPEC sta diminuendo progressivamente la produzione di greggio, così da mantenere i prezzi alti il più a lungo possibile.
Il rallentamento dell’economia globale: debiti sovrani, inflazione, tassi d’interesse
Ma oggi non è solo il greggio, anche il costo di altre materie prime come il grano, i fertilizzanti, in tutto il globo, per via del conflitto, stanno causando uno shock dell’offerta globale. E le banche centrali di tutto il mondo, per correre ai ripari si stanno allineando con interventi sui tassi di interesse massicci, nella speranza di frenare l’inflazione. Si stima che nel 2022 i 23 istituti principali del mondo hanno alzato il costo del finanziamento più di 90 volte. Questo significa che accendere un mutuo è costato sempre di più, e che prestare denaro sul mercato finanziario costerà presumibilmente sempre di più. Tra questi Fed, Bce, Banca Centrale di Norvegia, Bank of England, ma anche Indonesia, Taiwan, Filippine e il Sudafrica. I rialzi dei tassi però in modo così massiccio e in un clima di tale incertezza, non hanno fatto altro che accentuare le previsioni negative sull’economia.
Vi è il rischio difatti di indebolire il commercio globale ancor prima di scalfire l’inflazione. Un indebolimento e un rallentamento economico che in parte ha già preso piede. E che nei fatti nel mondo sta già esponendo violentemente non solo i paesi in via di sviluppo a una cascata di crisi del debito sovrano, della salute e del clima. L’Europa, nell’epicentro del ciclone, che deve far fronte all’aumento del costo di gas e greggio, in debito. Quando ci sono ancora i costi e gli effetti della pandemia, i governi dovranno intervenire per aiutare famiglie e imprese a non soccombere a causa di bollette insostenibili. E tardano ad arrivare questa volta soluzioni comuni europee di sostegno.
L’instabilità globale: il guadagno di pochi sulla pelle di molti
Il quadro generale si presenta come preoccupante e pieno di incognite. E l’instabilità globale fa sì che i mercati finanziari siano oggi governati dall’incertezza, la malattia per eccellenza del sistema finanziario. Che grazie alla speculazione, in situazioni di crisi è in grado di generare fonti di guadagno esorbitanti per gli scommettitori. Solo per dare un parametro: il PIL mondiale nel 2020 è stato stimato pari a circa 85 mila miliardi di dollari. Mentre il valore di materie prime, beni e titoli finanziari che costituiscono oggi il sottostante delle operazioni di finanza derivata, ha superato il milione di miliardi. Creando una differenza fra economia reale e finanziaria di circa 1 a 12. L’economia finanziaria arricchisce sempre di più le tasche di pochi, mentre sempre meno l’economia reale è in grado di garantire la dignità economica di tutti. E quando nel mondo il divario sociale sia all’interno degli stati che tra le nazioni si allarga, l’economia rallenta, i debiti sovrani aumentano, e l’intera stabilità politica globale è minacciata. I rischi di un conflitto armato purtroppo si fanno più concreti. Camminiamo dunque tutti pericolosamente “sul filo del rasoio”.