Si è svolta il 6 ottobre la Direzione del PD, il grande sconfitto delle elezioni del 25 settembre scorso. Il Segretario, Enrico Letta, ha chiarito: “Non rimarrò al vertice, passo il testimone a una nuova generazione“.
Come è noto i dem hanno raccolto il 19% dei suffragi, rispetto al 18,7% delle elezioni politiche di 4 anni fa. Ma in termini assoluti di voti nelle urne il PD ne ha ottenuti 5 milioni, 800mila in meno del 2018. In quell’anno, infatti, per la Camera il PD raccolse prese 6.161.896 (il 18,76%), il 25 settembre scorso ne ha portati a casa 5.355.086. Dal momento della sua nascita (2007) e delle prime elezioni nazionali (2008), in cui raccolse il 33% dei suffragi e 12 milioni di voti, il PD ha perso progressivamente consensi. Stando per altro sempre al Governo, tranne che nella parentesi del Conte I (2018-2019), la cui maggioranza s’inperniava su Movimento Cinque Stelle e Lega.
Adesso crescono nel partito le voci di chi chiede un azzeramento e una rifondazione, se non addirittura lo scioglimento, come ha sostenuto l’ex ministra della Sanità, Rosy Bindi. Discuteremo del PD, anche del “suo simbolo, che amo” ha detto Letta alla Direzione. “La mia personale scelta è perché il simbolo rimanga esattamente così com’è, perché racconta il servizio all’Italia” ha dichiarato nella sua relazione a dirigenti e amministratori locali. “Ringrazio quanti mi hanno chiesto un impegno di più lungo periodo, ma lo riterrei un errore per voi e per il partito. Ho cominciato la mia militanza politica da giovane, sono stato ministro nel 1998, ed è giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il Governo di Giorgia Meloni, una donna giovane“.
Il PD e le donne
Le poche donne del PD elette segnalano “il fallimento della nostra rappresentanza. È chiaro e evidente, e rappresenta il senso di un partito che non ha compiuto il salto in avanti necessario“, ha detto Letta. “Non è possibile tornare indietro rispetto alla necessità di avere dei capi dei gruppi parlamentari di rappresentanza femminile“. “Dall’altra parte ci sarà la prima donna premier del Paese e su questo punto dovremo essere credibili“.
Congresso e nuovo Segretario
“Far nascere il PD è stato un successo, è stato e sarà una storia positiva per il Paese“. “Gli elettori ci hanno dato il mandato di essere la seconda forza politica e di guidare l’opposizione, di costruire un’alternativa partendo dall’opposizione. Siamo gli unici ad avere costruito una alternativa politica alla destra. Gli altri hanno fatto elezioni sostanzialmente in alternativa a noi“. Si pone poi, in maniera ineludibile, il tema del congresso del PD che dovrà sostanzialmente delineare un nuovo corso, oltre che indicare il nuovo Segretario.
“Non è X Factor”
Il congresso del PD deve avere “tempi giusti, non deve essere un X Factor sul miglior Segretario da fare in 40 giorni. Ma nemmeno un congresso che rinvia alle calende greche” ha affermato Letta. “Vorrei che il nuovo gruppo dirigente fosse in campo con l’inizio della nuova primavera. Abbiamo bisogno di partire da marzo con una scelta significativa“. “Un’unica forza politica ha vinto le elezioni, Fratelli d’Italia. Tutte le altre non le hanno vinte o le hanno perse. Un campo ha vinto perché è stato unito e l’altro, nonostante il nostro sforzo, non è stato unito. Questa è la spiegazione delle elezioni.”
Il PD e il Governo Meloni
“Dobbiamo essere da subito pronti a costruire un’opposizione forte ed efficace sapendo anche che quando questo Governo cadrà io non ci sarò, ma dovremo chiedere le elezioni anticipate“ ha sottolineato il Segretario uscente del PD. Non si farà “nessun governo di salute pubblica, lo dico, lo dirò anche rispetto a qualsiasi dibattito congressuale“. Ora bisogna insistere sulla “nostra capacità di essere alternativa” con una opposizione “costruttiva, non consociativa“, ha affermato Letta. “Chi pensa che ci sia una infinta luna di miele con la destra di Meloni non ha colto fino in fondo il deterioramento del quadro economico e sociale.” C’è, secondo il Segretario del PD, la necessità di “tutt’altro che di un Governo con profonda debolezza politica. Fanno più notizia i no che riceve (il nascituro esecutivo Meloni, ndr.) piuttosto che la ressa per entrare al Governo. E già questo è chiaro e indicativo di una situazione in cui un Governo che riceve dei no così significativi dimostra di per sé la sua difficoltà“.