John Lennon, lo spirito rivoluzionario che parlava di pace
Oggi l'artista, nato il 9 ottobre del 1940, avrebbe compiuto 82 anni
Ricordare John Lennon nel giorno del suo anniversario di nascita ricorre come una celebrazione quasi indispensabile, per ricordare e ripercorrere la storia di uomo, prima che un artista, che ha fatto la storia dei suoi tempi; ma che soprattutto ha lasciato un’eredità difficile e impossibile da cancellare.
Sono tante le generazioni che non lo hanno conosciuto e che oggi, nonostante tutto, cantano le sue canzoni e riconoscono il suo volto nei murales sparsi per il mondo, nelle magliette e, per i più fortunati, nei dischi conservati gelosamente da nonni o genitori.
Sì, perché quando si parla di un’artista come John Lennon bisogna farlo in punta di piedi, ma con la consapevolezza che si stia parlando di un mito, una leggenda per tanti che hanno avuto la fortuna di sentire la sua voce dal vivo e per molti altri che hanno conosciuto la sua fama e la sua storia attraverso ciò che di lui è stato raccontato.
John Lennon e i Beatles
John Lennon è stato, senza dubbio Beatles, ma sicuramente la sua storia racconta molto di più. Artista poliedrico in grado di suonare diversi strumenti e di scrivere testi diventati veri e propri inni. Cresciuto con la zia Mimi, dopo la separazione dei genitori, inizia ad avvicinarsi al mondo della musica da adolescente e da autodidatta. Suona prima l’armonica a bocca e poi la chitarra, rimasto affascinato dal rock’n’roll di Bill Haley ed Elvis Presley. Un evento traumatico ha un aspetto di risonanza nella sua vita e, in parte, farà sempre parte della sua carriera musicale: la morte della madre investita da un auto nel 1958. Ed è proprio in quegli anni che il suo talento si unisce a quello di Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr: così nacquero i Beatles.
Il primo brano di successo del gruppo britannico fu il singolo Please Please Me del 1963. Ma è nel 1964 che i ‘ragazzi di Liverpool’ raggiungono la vetta, trasformandosi nella band numero uno al mondo, prima di arrivare sul grande schermo con Help. Nel 1965 i Beatles si esibiscono di fronte ad un pubblico di 55.600 fans adoranti allo stadio Shea di New York. Un record che la storia della musica ricorda come il più grande mai raggiunto. Con Paul McCartney, John Lennon scrisse alcuni dei testi più leggendari presenti in album dal successo incredibile come Revolver a Sgt. Pepper’s, White Album e Abbey Road. Ma è proprio dopo la registrazione di quest’ultimo che l’unione all’interno della band inizia a vacillare.
Yoko Ono
Già negli Anni ’60 per John Lennon si era aperto un altro capitolo della sua vita personale e artistica. Dopo la separazione dalla prima moglie, aveva conosciuto in una galleria d’arte Yoko Ono della quale si era innamorato e con la quale aveva inciso già tre album di musica elettronica sperimentale. Per molti quegli anni furono visti come un tradimento da parte di John Lennon verso i Beatles. E per molti Yoko Ono era proprio la causa di quel ‘tradimento’. Ma al di là delle supposizioni si può dire che in questa fase si sviluppa la parte rivoluzionaria di Lennon. Emerge la sua anima da attivista tanto che nel 1969, prima dell’addio ai Beatles, John pubblicò con Yoko e una nuova band, la Plastic Ono Band, un album dal vivo, Live Peace in Toronto. All’interno del disco era presente Give Peace a Chance, inno contro le guerre nel mondo.
In quegli anni la coppia organizza anche i celebri bed-in di protesta. Ovvero manifestazioni in cui rimanevano a letto in pigiama davanti alla stampa, parlando di guerra e inneggiando alla pace. Quando nel 1970, dopo uno dei più grandi successi che la storia della musica ricorda, Let il be, i Beatles si separano John Lennon si dedica completamente alla sua attività con Yoko Ono. Di questo periodo il celeberrimo brano Working Class Hero. Testo carico di valenza simbolica in cui John Lennon si fa portavoce di tutti coloro che sono ‘senza voce’: della classe operaia. Di quei bambini diventati adulti a cui non si è mai data una vera opportunità di scelta. “As soon as you’re born, they make you feel small. By givin’ you no time instead of it all“.
Imagine
Il definitivo trionfo da solista arriva per John Lennon nel 1971 con quello che fu adottato come inno pacifista tra i più importanti di sempre: Imagine. Un testo in cui John Lennon disegna un mondo senza guerre in cui non ci sono confini, patrie, proprietà, diseguaglianze. In cui il mondo sia uno solo. “You may say I’m a dreamer” – potrete dirmi che sono un sognatore – “But I’m not the only one” – ma io non sono solo. Dopo la pubblicazione di altri album di livello, nel 1975 John Lennon decide di ritirarsi a vita privata. Torna in studio a registrare solo nel 1980 con Double Fantasy. Un disco che si trasformò nel suo testamento. A poche settimane dall’uscita dell’album, un ragazzo di 25 anni, Mark David Chapman, sparò cinque colpi verso di lui. “I was shot“- mi hanno sparato – queste le ultime parole prima di perdere i sensi. Lo colpì a morte, quattro volte, davanti al Dakota Building, il palazzo in cui abitava.
Il 9 ottobre del 2022 John Lennon avrebbe compiuto 82 anni. Forse sarebbe stato ancora un talento indiscusso della musica internazionale, forse si sarebbe ritirato a vita privata con il suo grande amore Yoko Ono. Ma l’8 dicembre del 1980 la sua fiamma smise di ardere, così all’improvviso. E da allora molte le domande, i dubbi e i sogni rimasti sospesi e senza risposta. Ma quello che resta è un’unica certezza: John Lennon era e sarà una delle personalità, prima che artista, più incredibili che il mondo abbia mai conosciuto. Lo dicono i suoi testi. Lo dice il suo nome che risuona come leggenda e che, a volte, si pronuncia a fatica per non rischiare di profanare quello spirito libero, puro e, forse, immortale.