Questa settimana, precisamente venerdì 14 ottobre, uscirà la nuova serie tv targata Netflix Tutto chiede salvezza composta da sette episodi. Si tratta dalla reinterpretazione dell’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020. Come protagonista del sequel troveremo il magnifico Federico Cesari, già noto al pubblico per aver vestito i panni del personaggio di Martino in Skam Italia, il quale per la prima volta si cimenta nel ruolo di attore principale.
Il comedy drama è una produzione di Picomedia e vede alla regia Francesco Bruni che ha anche collaborato alla stesura della serie insieme a Daniele Mencarelli, Daniela Gambaro e Francesco Cenni. La composizione del cast oltre a Federico Cesari comprende Andrea Pennacchi, Vincenzo Crea, Lorenzo Renzi, Vincenzo Nemolato, Fotinì Peluso, Ricky Memphis, Filippo Nigro, Raffaella Lebboroni, Lorenza Indovina, Michele La Ginestra, Arianna Mattioli, Flaure BB Kabore, Carolina Crescentini, Bianca Nappi e Alessandro Pacioni. Inoltre, la scelta di suddividere la narrazione della storia in sette episodi non è stata casuale.
A ciascuno di essi, infatti, corrisponde il racconto dei sette giorni di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) a cui Daniele (Federico Cesari) viene sottoposto a seguito di un grave crollo psicotico. Subito dopo il ricovero forzato il protagonista accosterà il suo problema psichico alla fine di tutto, anche di quel briciolo di speranza che gli era rimasto. Con il tempo, però, inizierà a capire che questo spiacevole episodio si trasformerà per lui in un’occasione di salvezza e rinascita.
Cosa succede in Tutto chiede salvezza
Tutto chiede salvezza racconta la storia di un ragazzo di 20 anni, Daniele (Federico Cesari), che una mattina si risveglia improvvisamente nella camerata di un reparto psichiatrico. Insieme a lui ci sono altri cinque improbabili compagni di stanza che in un primo momento cercherà di tenere a debita distanza ritenendo di non avere niente a che fare con loro. Infatti, dopo soltanto un giorno di permanenza all’interno del reparto nel guardarli il suo pensiero è stato: “che ci faccio qui? Cosa c’entro con loro? Mi fanno pena e anche un po’ schifo”.
Un’idea, quella di Daniele, che rappresenta alla perfezione uno stigma insito nella nostra società e che non riesce ancora ad essere sdoganato del tutto. Parliamo del rifiuto del diverso, di ciò che non si conosce e che in questo caso è rappresentato dal problema psichico. Le continue domande dei medici, poi, che cercano di capire l’origine scatenante il suo crollo mentale lo fanno sentire oppresso. E a rendere ancora tutto più complicato gli infermieri in quanto agli occhi del ragazzo sembrano delle persone ciniche e disinteressate. Una situazione che inizialmente appare come un incubo per il protagonista, ma che successivamente si rivelerà un’esperienza molto intensa e formativa.
Le parole del regista, dell’autore del libro e del protagonista Federico Cesari
Tutto chiede salvezza tocca un tema tanto delicato quanto ancora non del tutto capito: quella del disturbo psichico. Che può essere di lieve entità o sfociare anche in problematiche più gravi. E grazie al racconto di ciò che ha vissuto Daniele Mencarelli, alla produzione, al regista e all’intero cast questa è stata un’ottima occasione per cercare di “normalizzare” un qualcosa che ancora oggi comporta emarginazione. Un qualcosa ancora troppo distante dalla conoscenza di molti e che per questo motivo non viene affrontata, ma addirittura rifiutata.
Durante la presentazione della serie tv che si è tenuta oggi 11 ottobre, infatti, Daniele Mencarelli autore del libro Tutto chiede salvezza ha spiegato: “all’inizio ho avuto paura. Adesso, però, prevale il senso di responsabilità. Nel senso che sì facciamo intrattenimento, ma dobbiamo raccontare anche un mondo di sofferenza e di grandi sentimenti, nel bene e nel male. Credo che questo di solito dovrebbe fare la letteratura entrare nei luoghi e scavarci dentro”. Federico Cesari, protagonista del dramedy, invece, ha descritto così la sua interpretazione del protagonista: “è stata un’esperienza traumatica, ma bellissima allo stesso tempo. Un’esperienza catartica. Non è stato semplice vestire i panni di un personaggio così complesso e attraversare un racconto così intimo. Un’opportunità grandiosa quanto difficile”. Il regista Francesco Bruni ha, inoltre, evidenziato che la particolarità e il punto di forza del sequel è proprio l’autenticità: “è la storia che nasce dalla penna di un autore che prima di arrivare qui ha avuto il coraggio di raccontarla. Reinterpretata da un altro autore che mantiene la voglia di fantasia e la voglia di essere fragile. È una serie molto originale, che fa la differenza”.