C’è l’arte da un lato – che è la vita dei protagonisti in molte forme – e c’è la vita che li travolge. La Persistenza della Memoria – chiedendo in prestito il titolo di un’altrettanto celebre opera di Dalì – racconta tutto questo. Un romanzo quello scritto da Giampiero Scatigna – per la collana narrativa di Edizioni Santelli – che racconta una rinascita: artistica, dopo una brutta vicenda giudiziaria, e dopo un lutto.
“Una mostra d’arte. Un arresto. Un testamento che non lascia alcuna memoria al caso“. Fin dalle indicazioni in copertina arriva la promessa dell’autore di questa storia d’amore e famiglia che vede al centro la trentenne Mia – artista emergente, fragile e insicura per storia familiare – e Omar, giovane calciatore, che rivelerà qualità che il mondo non si aspetta da lui.
Sullo sfondo diverse storie d’amore – colme di passioni e incomprensioni, come solo l’amore sa essere – e la magia degli incontri anche nei momenti più bui, quelli delle sventure, in cui la vita gioca a riallineare gli equilibri, intrecciare le vicende, far riemergere il passato con cui i protagonisti e non solo non hanno fatto i conti, fino alla rappresentazione di loro stessi che è contenuta nel “fatidico” testamento.
Intervista esclusiva di Giampiero Scatigna autore de La Persistenza della memoria a VelvetMAG
Possiamo dire che questo romanzo è una storia, d’amore, d’arte e di famiglia?
In questo romanzo ho voluto che diversi sentimenti legassero la storia si personaggi, ed anche i personaggi al racconto. La famiglia, utopia solo immaginata, l’amore, ancora di salvezza sul costante e mai banale binario della perdizione. E l’arte, legante sottile per esprimere i propri desideri, mancanze, volontà.
La Persistenza della Memoria è il racconto di un rapporto speciale in una rete di rapporti speciali?
Esistono delle persone che acquisiscono importanza in vite non facili, problematiche, dietro l’angolo potrebbe sempre nascondersi “un respiro amico, il prossimo per qualcuno.” E se quel qualcuno fosse davvero quello di cui si ha bisogno?
Leggo uno scambio di battute:
“Io non sono certa di esserne capace.”
“Io non sono certa di esserne capace.”
“Ma certo che lo sei, basta solo voler essere felici.”
E’ una sorta di caparbia ricetta della felicità che suggerisci al lettore?
E’ una sorta di caparbia ricetta della felicità che suggerisci al lettore?
Credo che ognuno conservi, custodisca, uno scrigno di volontà silenti, in disuso solo perché dismesse al cospetto delle mancate occasioni; quando poi ci si ritrova a scegliere i giusti colori sulla tavolozza degli eventi, come nei giorni, allora ci si rende conto che su quella tela può essere dipinta la felicità.
Spiegaci i tanti rimandi ne La Persistenza della Memoria: come li hai scelti e cosa significano per la storia?
Ho voluto ancorare alla storia delle importanti immagini d’arte contemporanea, non meno che di letteratura moderna. Assegnare sin dalle prime pagine fotografie di quadri famosi è stato un modo tutto mio di presentare i personaggi al lettore. Ogni istantanea delinea particolari tratti caratteriali, così come ben si respirano atmosfere che volevo fossero un omaggio a Oscar Wilde nella profondità dei dialoghi. Nella stesura mi sono lasciato guidare dalla lettura di Italo Calvino per la completezza del racconto.
Che idea di destino incarnano i personaggi? A quale sei più legato?
In questo romanzo il destino è un elemento magico, quasi mistico, crudo nella sua umanità, ironico per la sua indeterminatezza. Mi piace pensare che il destino che esprimo rappresenti un ricongiungimento con tutto quello di cui i miei personaggi non hanno potuto usufruire, e che la loro lotta alla ”sopravvivenza” comporti uno spiraglio.
Si cerca sempre l’autore nel libro; io l’ho trovato nella frase “La mia missione è conquistare ammirazione e successo sotto questo cielo“. Sbaglio?
La conquista dell’ammirazione in luogo di una affettività solo immaginata, l’ottenimento del successo quale giusto riconoscimento verso la timidezza escludente del talento. Come autore, credo e spero di aver regalato un ”fiato ai miei personaggi”.