“Poker Face”, un film che parla di eredità, di un uomo che ha tutto tranne il tempo
La pellicola diretta da Russell Crowe è il risultato di un progetto pieno di difficoltà
Poker Face, thriller scritto, diretto e interpretato dal premio Oscar Russel Crowe, viene proiettato in anteprima assoluta durante la quinta giornata della diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, oggi 17 ottobre. Il celebre attore, conosciuto in tutto il mondo per aver recitato in pellicole di spicco dell’industria cinematografica internazionale, presenta il film che lo vede per la seconda volta dietro la macchina da presa.
Come dicevamo Poker Face segna il grande ritorno alla regia di Russell Crowe che 8 anni dopo l’esordio con The Water Diviner decide di immergersi nuovamente in questa avventura o meglio in tal caso in questa grande e difficile sfida. La star de Il Gladiatore, infatti, come scopriremo più avanti, affronterà il progetto con decisamente delle difficoltà in più rispetto al precedente. Nel film l’attore, che è anche co-autore della sceneggiatura con Stephen M. Coates, interpreta il protagonista e giocatore d’azzardo Jake Foley. A completare il cast, oltre Crowe, troviamo anche Liam Hemsworth che veste i panni di Alex, Elsa Pataki che è la moglie di Jake e il rapper RZA, Drew. La pellicola verrà distribuita da Vertice 360 in tutti i cinema italiani a partire da giovedì 24 novembre.
Sinossi Poker Face
Jake Foley, giocatore d’azzardo di professione, con il passare del tempo diventa miliardario grazie alla passione che ha fin da ragazzo, il poker. Vive, infatti, con la seconda moglie e sua figlia in una sfarzosa villa nella città di Miami. La sua vita apparentemente perfetta, però, nasconde un importante segreto che non hai mai svelato a nessuno, nemmeno alla sua famiglia. E proprio questo segreto, un giorno, lo spingerà a voler riunire i suoi storici quattro amici per giocare una partita di poker come ai vecchi tempi. Questa volta, però, la posta in gioco è molto alta Jake, infatti, offre loro la possibilità di vincere più denaro di quanto abbiano mai sognato.
Un incontro ad alto rischio che in realtà nasconde un secondo fine, ovvero quello di costringere i suoi vecchi compagni di gioco a confessare qualcosa che hanno tenuto premurosamente nascosto per la loro intera vita. Ad interrompere la serata l’irruzione in casa di tre criminali uno dei quali aveva da tempo un conto in sospeso con il padrone di casa. Questo imprevisto ribalterà le iniziali intenzioni di Foley e porterà l’inseparabile gruppo di un tempo a fare di nuovo squadra per resistere a questa aggressione.
La pellicola frutto dell’esperienza di Russell Crowe: “tutto quello che ho fatto nella mia carriera fa parte del film”
Successivamente alla prima proiezione in anteprima di Poker Face che si è tenuta il 16 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Russell Crowe è stato chiamato a presentare il suo secondo film da regista durante una conferenza stampa. L’aspetto che ha molto colpito nel corso dell’incontro è la sua incredibile sincerità nel raccontare la pellicola. L’attore è, infatti, apparso senza alcun tipo di filtro riuscendo a trasformare anche alcuni momenti di estrema serietà in divertenti sketch. Comincia dicendo: “Poker Face era una produzione già finanziata quando mi è stata proposta. La persona che avrebbe dovuto occuparsi della regia purtroppo aveva avuto problemi familiari e ha dovuto abbandonare il progetto a cinque settimane dall’inizio delle riprese. Mi hanno chiamato: e mi hanno detto ‘manca poco all’inizio delle riprese, la sceneggiatura è un casino, non c’è un regista. Vuoi occupartene tu?”
A questo punto Crowe ha ritenuto opportuno contestualizzare il momento di questa proposta: “Avevo appena perso mio padre. Eravamo nel pieno della pandemia. Sydney stava per entrare in uno dei lockdown più rigidi mai vissuti. Quel che ho fatto è stato, allora, seguire il principio che mio padre avrebbe applicato. Avevo davanti a me 280 persone della troupe che senza di me sarebbero rimaste senza lavoro in quella situazione difficile. Lavoro nel cinema e nella televisione da quando ho 6 anni. La stragrande maggioranza degli amici che ho sono persone che vengono da questo mondo. Questo mi ha portato a riflettere: lasciare a casa 280 famiglie? A quel punto ho deciso di accettare. In retrospettiva sembra la scelta più assurda che abbia mai preso. Mi sono messo subito al lavoro e tutta la mia esperienza, tutto quello che ho fatto nella mia carriera mi ha aiutato e fa parte del film. Una situazione difficile che, come dice il regista, ha trasformato un film che doveva essere d’azione in un film che parla di eredità, “di un uomo che ha tutto tranne il tempo”.
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